☩ QUINDICI ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XVTu, a volte, hai paura di guardarti allo specchio?

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XV
Tu, a volte, hai paura di guardarti allo specchio?

Ha i polsi stretti attorno a una corda, assieme alle caviglie: se ne sta sospeso e affannato lungo i muri di una camera vuota e buia

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Ha i polsi stretti attorno a una corda, assieme alle caviglie: se ne sta sospeso e affannato lungo i muri di una camera vuota e buia. Il respiro pesante e dal ritmo veloce è l'unico rumore indistinto che può riconoscere, oltre le rade gocce di sudore che s'infrangono sul pavimento, il ronzio poco distante di un led che illumina in controluce la stanza. Si guarda attorno, la mente non riesce ad elaborare un modo per fuggire: se ne sta lì, cosciente che tutto quello che vive sia solo il riverbero lontano di una vita che non potrebbe mai avere senso.

-Sei un tipo saccente. – è la sua stessa voce a interrompere quegli unici tre suoni che si vanno ripetendo all'infinito, distorcendo la sua percezione. Il tocco secco delle scarpe sul pavimento, il respiro affannato, i polsi stretti così forte che il sangue quasi si scorda di esistere.
-Be', potrei dire che lo siamo. Anzi io, in particolare, lo riconosco come una mia prerogativa. – un altro passo in avanti. Il corpo appeso a quella parete freme, le luci fredde in controluce vorrebbe lo svegliassero. Il suo riflesso si specchia davanti ai suoi occhi: ha il suo sorriso freddo e provocatore, i suoi occhi neri vuoti e maligni, la sua stessa voglia di sangue che, ancestrale, ricopre ogni centimetro del suo corpo colpevole.

-Invece mi chiedo come tu faccia ancora a sopravvivere. Come dopo questo tempo che passa, il modo in cui ti consumo e mi nutro della tua paura, delle tue ambizioni, del modo deplorevole con cui ti credi un'anima indifesa, tu resti qui, ancorato, senza cedere. Hai il mio stesso sangue sulle mani, il sangue delle vittorie. – il corpo appeso freme, il respiro affannoso cerca di farsi spazio in quel posto privo di ossigeno per darsi una via di fuga. Il riflesso gli sorride, l'incurvarsi spigoloso e sinistro delle labbra gli toglie il respiro.
-Non ci conviene giocare, dove siamo arrivati. Perché arriverà il momento in cui ti divorerò.
E quando te ne andrai, tutto acquisterà il senso che ho conquistato. La tua Morte sarà la mia Conquista.

Trevor si sveglia, sudato. Si guarda attorno, gli occhi fari intermittenti che cercano una presenza oscura nella sua stanza: si tira subito su, attirando le ginocchia al petto, in segno di difesa. Poggia la testa nell'incavo tra le ginocchia e il petto, i respiri che riprende gli danno tutta la capacità di ragione indietro. Trema ancora per un po', poi il fremere scema come il sudore e i respiri forti e affannosi. Se ne sta ancora con la faccia tra le gambe, non vuole vedere il mondo che continua a mutare attorno a lui, non vuole perdere più il tempo che tutta la vita gli ha tolto dal principio. Un piccolo gemito di sollievo fuoriesce insieme a un sospiro, al suo interno si conserva l'inquietudine per quell'incubo, per come lui ha guardato sé stesso, per come ha cercato di intimorirlo, per come ha voluto fargli credere di non avere più controllo su di nulla. Trevor però è lì, vivo e integro, tutto quello che ha raccolto negli anni lo custodisce in sé, gli dà il tempo per maturare e trasformarsi, gli dà la forza di rinnovarsi e volersi ogni giorno, con tutte le forze, per tutta la morte che dovrà esibire sul ring – spera presto. Alza la testa, guarda dalle tende alla finestra e una debole luce sembra quasi farsi spazio in quel luogo sempre nuvoloso: sta per arrivare l'alba. Si alza, si prepara una colazione veloce, e si veste per andare a correre.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Where stories live. Discover now