☩ Prologo ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
PROLOGO







"Il non sapere,Il non volere,Il non accettare,Sono i flagelli dell'uomo

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"Il non sapere,
Il non volere,
Il non accettare,
Sono i flagelli dell'uomo."


Ha sempre pensato di sapere tutto dal principio. Se lo ricorda perfettamente, mentre adesso stringe forte tra le mani il volante ruvido, è il suo ultimo appiglio, assieme al piede schiacciato contro l'acceleratore fino a farlo soffocare, mentre soffoca anche lui. Svolta a sinistra, le luci di quella maledizione ora sembrano accecarlo, nel chiaroscuro ad intermittenza tra i lampioni e il buio della notte distingue appena il colore nero di quel sangue: è terribile, non ha odore, gli si attacca solo alla pelle, sembra volerlo far pentire di tutto. In fondo, non ha mai sofferto per il suo sangue per le labbra spaccate troppe volte o i pugni troppo forti – ma adesso, adesso è tutto così diverso, perché quel sangue non è affatto suo, anche se gli appartiene ancora. Il respiro forte e troppo veloce rimbomba tra i finestrini chiusi della macchina, il motore della sua macchina sfreccia tra quelle strade vuote, i suoi occhi si muovono rapidi da una parte all'altra della strada: cerca un alibi, una giustificazione, qualsiasi cosa che possa scagionarlo davanti a sé stesso. Il sudore freddo gli irradia le tempie, gli comprime il petto e lo fa rabbrividire, ma la presa sul volante non si allenta, le nocche screpolate diventano ancora più bianche: sanno del suo malessere, sanno dei suoi ricordi, degli errori che continua a compiere. In mezzo a quelle case e quelle strade che non sanno di niente per lui, prova a cercare una via di uscita, l'evasione, la libertà; ma non c'è libertà per chi tenta di fuggire da qualcosa che non può essere evitato.

Le strade deserte accolgono la pioggia. È tutto così buio, e freddo, e silenzioso, se non fosse per il ticchettare delle goccioline sulla strada, sulle prime pozzanghere, sui finestrini delle macchine – se non fosse per il rumore di quel motore che sfreccia tra quelle strade senza una vera meta. Un'intera cappa di nuvole avvolge quel luogo oscuro, un luogo che l'uomo nella macchina vuole non vedere mai più. Prova a gridare nello spazio di quei finestrini già pieni dei suoi respiri, ma nessuna voce esce della sua bocca, continua solo a guidare, più forte che può, continua ad aggrapparsi alle poche cose che gli restano, a quelle che lo fanno ancora sentire vivo.

Ha sempre pensato di sapere tutto, dal principio. Ha sempre pensato che qualsiasi luogo e qualsiasi essere sarebbe stato semplice: ma ora che quella città lo divora e il suo stesso essere lo ripudia, non è più sicuro di niente. Vorrebbe solo un posto in cui dimenticare tutto, in cui dimenticare anche sé stesso. Stringe i denti e le lacrime cadono lungo le guance; una sola domanda adesso gli tortura la mente, si ripete lungo le pareti del suo cranio, fino a farlo scoppiare, fino a fargli ripensare a tutto, per capire quale sia stato l'errore – anche se si sa che l'errore, molte volte, è proprio partire e infine perdersi:

Come scappo da me?

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin