☩ VENTUNO ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XXIIl controllo della mia vita della mia stessa morte

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XXI
Il controllo della mia vita della mia stessa morte


-Ragazzi! Non potete capire! – la chioma blu di capelli corti si agita di nuovo nei tacchi vertiginosi e nei pantaloncini da sport e reggiseno mentre corre nell'aula di allenamento dove oggi sono accalcati tutti gli stripper e tutte le stripper, m...

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-Ragazzi! Non potete capire! – la chioma blu di capelli corti si agita di nuovo nei tacchi vertiginosi e nei pantaloncini da sport e reggiseno mentre corre nell'aula di allenamento dove oggi sono accalcati tutti gli stripper e tutte le stripper, molti intenti a riposarsi vicino ai pali dell'aula grande, altri che se ne stanno ancora sospesi per aria, i muscoli del torso visibili come le costole, le gambe tese, le braccia melliflue, i fianchi pronti ad agitarsi. Michelle se ne sta poggiata contro uno dei pali, si sta preparando sbrigativa una sigaretta che ha finito il pacchetto la sera prima. Da quella notte di due settimane prima non ha visto più Trevor, né più ha avuto sintomi. Perfetta, limpida in volto, né nausea o lacrime: solo la parte stanca e degradata del suo essere che va sciogliendosi lungo l'apparente quiete della sua mente. Ha cercato di ricomporsi, di riprendere controllo su sé stessa, consapevole di essere in grado di controllare chiunque: ma il pensiero del pugile non smette di tormentarla, quella tacita consapevolezza che lui è arrivato lì anche per lei, quel modo in cui sfugge completamente al suo controllo, la paralizza, la confonde – Trevor è la prima persona che le sfugge al controllo, perché non trova in lei nient'altro che una donna di nome Michelle; non sembra toccato dai suoi sguardi, o tantomeno dal modo in cui si avvicina a lui. E il modo in cui si è preoccupato per lei quella sera, glielo fa odiare ancora di più: perché nonostante lui sia consapevole della forza e dell'astuzia di lei, nonostante su quel ring ha fatto sputare sangue a chissà quanti, a lui la violenza ingiustificata non piace affatto, si vede come la detesta e la ripudia. E Michelle lo odia ancora di più, perché lui le ha dato un'importanza che nessuno prima le attribuiva: non l'importanza di essere bella e intoccabile, ma l'importanza di essere un essere come altri che non merita aggressione alcuna. Scuote i capelli neri e lisci, a volersi togliere quel pensiero dalla testa, l'immagine continua e pulsante di Trevor nella sua mente, nel modo in cui la guarda, in cui sorride alle sue battute, il modo in cui non sembri mai toccato dalle sue frecciatine, nel modo in cui l'ha guardata, sinceramente preoccupato per quello che un'altra persona potrebbe farle. Si dice che son tutte stronzate, che Trevor è talmente concentrato sul pugilato da non sapere nemmeno cosa sia una sana notte di sesso, Trevor è talmente concentrato nel suo mondo costruito sui suoi principi, sulle sue logiche, che lei gli sfugge, corre costantemente senza mai afferrarlo, Trevor è talmente perso nelle sue convinzioni che pensa non potrà mai tirarlo fuori, che pensa si divorerà da solo, covato nell'odio per sé stesso. Trattiene il desiderio fermo tra i pensieri e le cosce, si abbandona con la testa contro il palo, la sigaretta pronta poggiata vicino la coscia: sente Maggie arrivare, il rumore dei tacchi sul parquet è riconoscibile.

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