☩ VENTI ☩

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE ☩XXISegni indelebili

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE 
XXI
Segni indelebili

-Cazzo sono in ritardo! – Trevor prova ad alzarsi veloce dal letto, ma cade a terra rovinosamente, con le gambe a cedergli; nemmeno avverte quel dolore, però: si rialza subito, ancora nudo e assonnato, si guarda attorno cercando di fare un quadro ...

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-Cazzo sono in ritardo! – Trevor prova ad alzarsi veloce dal letto, ma cade a terra rovinosamente, con le gambe a cedergli; nemmeno avverte quel dolore, però: si rialza subito, ancora nudo e assonnato, si guarda attorno cercando di fare un quadro chiaro del caos che c'è nella sua camera in quel momento: infila svelto le mutande pulite, strabuzza gli occhi ancora semichiusi a vedere le lenzuola con alcuni schizzi leggeri di sangue e umori, i cuscini disseminati per terra, le carte dei preservativi ammucchiati sul comodino, e si sente tutto indolenzito, dai capelli ai piedi. Affonda le mani nei capelli arruffati, sospirando e grattandosi il cerotto sul naso, avvampando e pressando le labbra in una linea. Non si fa scoraggiare: toglie subito le lenzuola, appallottolandole tra i panni sporchi, si fa una doccia gelida per zittire l'erezione mattutina, si lava più volte la faccia per togliersi dagli occhi quelle immagini, e con i capelli ancora bagnati infila veloce la maglia e i pantaloncini, lega i lacci delle scarpe da pugilato, ed esce di casa per la corsa guardando l'orario in cui inizia – le sei del mattino. La corsa si apre con le sue gambe a cedergli, susseguita da una sequenza infinita di improperi sussurrati a denti stretti dall'uomo che deve imporsi di non demordere e di continuare a correre – sta ponderando se andare in palestra quel giorno, Michael potrebbe ammazzarlo con le sue stesse mani se nota che ha fatto sesso, soprattutto in quel modo. Il pugile sbuffa, avvampando visibilmente in volto: non deve assolutamente pensarci. Continua a correre, le gambe indolenzite, le anche che pulsano ancora al ricordo di quel piacere – ma no, non deve in alcun modo pensarci, allora continua a correre, con meno potenza e velocità degli altri giorni, ma prosegue testardo, per la sua passione, il suo lavoro, la sua vocazione profonda. Scuote la testa, ammonendo sé stesso: non avrebbe dovuto cedere, non quando si sta preparando in vista delle internazionali; non era questo il momento per lasciarsi andare all'inevitabilità di quella passione che gli ha fatto esplodere il petto, appena Michelle lo ha accolto tra le sue braccia, regalandogli il dono delle sue labbra e del suo corpo. Ora paga le conseguenze di quel piacere estremo e voluto, di quelle ore intense e violente, di quel desiderio profondo e sanguinoso di aversi in ogni modo concepibile. A pensarci, però, si sente davvero un idiota: avrebbe dovuto farla andare via, ricordarle che lei lo odia, e invece ha di nuovo affondato mani in un rapporto disfunzionale, e questa volta senza nemmeno pensarci troppo: gli è bastato guardarla negli occhi, vedere l'odio che la trascina a lui, e non ha resistito al suo profumo dolce, ai suoi occhi intensi, al tono morbido e vellutato della sua voce. Non ha saputo resistere a un singolo bacio di lei che aveva già chiuso la porta di casa dietro di loro, aveva già chiuso la porta a tutti i ripensamenti, a tutte le parole di odio che lei gli ha rivolto e che meritava: l'ha perdonata in quell'istante in cui l'ha guardato e ha detto di odiarlo, l'ha perdonata di tutte le parole che lo hanno fatto vomitare e che gli hanno strappato il cuore. Non è sano, ne è consapevole: ma in fondo è stata una sola notte, quindi questo non cambierà le cose. Lei non tornerà più da lui, e lui non inseguirà lei: hanno esaurito in quella sera tutta la passione che avrebbero potuto concedersi negli anni, se solo lui non fosse tornato da Sylva per chissà quale motivo, e se lei non avesse giurato a sé stessa di non voler mai nessuna relazione nella sua vita. Stringe ancora i denti, scuote la testa, non deve pensarci, e continua a correre, fino ad arrivare al Golgota: quel mattino gli pesa sulle spalle non per le gambe che gli cedono, ma perché non può dimenticarsi nulla di Michelle, stretta a lui, nella loro nudità del corpo e del cuore, mentre i loro corpi son collisi per l'ultima volta – Trevor, sul Golgota, non ha mai sofferto così tanto una solitudine così profonda.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Where stories live. Discover now