☩ QUINDICI ☩

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE ☩XVUn incontro, ulteriore distruzione

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE 
XV
Un incontro, ulteriore distruzione

Michael cade sul ring, sbattendo con forza la schiena in quel tonfo: ha ancora stretti alle mani i guanti da passata neri, e Trevor davanti a lui, in piedi: dire che lo fa rabbrividire è un eufemismo, e ormai a tecnica sono troppo sbilanciati, Tre...

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Michael cade sul ring, sbattendo con forza la schiena in quel tonfo: ha ancora stretti alle mani i guanti da passata neri, e Trevor davanti a lui, in piedi: dire che lo fa rabbrividire è un eufemismo, e ormai a tecnica sono troppo sbilanciati, Trevor è enormemente più forte. Ora è davvero troppo nitida: la sua ombra è nera e oscura ai suoi piedi, sotto le luci della sua palestra, e gli occhi di quell'uomo sono così vuoti da dimenticarsi anche l'umanità del respiro. L'allenatore, affannato e intimorito, alza le mani.

-Basta così, Ward. – Trevor alza la testa, a guardare il soffitto, per poi scuoterla, e risvegliarsi: ad un tratto ogni emozione lo svuota e lo lascia come ormai si sente da giorni – vuoto e solo. Michael non sa più se sopportare l'immagine paurosa di Trevor sul ring, o sentire lo stomaco aggrovigliarsi per lo sguardo spento di quell'uomo, che intanto si cala giù dal ring, togliendo silenzioso i guantoni neri. Il secondo lo guarda a lungo, intanto che si sfila i guanti da passata: Terence gli ha fatto sapere cosa è successo ai grattacieli, e soprattutto che Michelle e Trevor sono rimasti da soli ben due volte, e questi sono i risultati. Infatti, Michael non perde tempo ad infervorarsi e a scendere giù dal ring, volendo subito chiarire la questione. Gli punta il dito contro, ammonendolo come ammonirebbe un figlio di commettere gli stessi errori.

-Che ti avevo detto? Dovevi stare alla larga da Michelle, non stavo scherzando. – e quello si volta appena, la sua espressione non è mutata: resta alto e invincibile, ma la sua figura sembra solo oscurarsi col tempo che passa.
-Già. Me lo avevi detto, ma io poi alla fine faccio di testa mia, perché godo nel soffrire. – si asciuga il sudore sulla fronte. -Questa sofferenza però non mi porta a nulla: non c'è orgasmo nel dolore che provo. C'è solo vuoto, e questa cosa mi infastidisce.
-Trevor, te lo ripeto: devi stare lontano da Michelle; so che ricordi un'altra donna, ma lei non è più quella persona, devi stare concentrato sugli incontri, devi restare qui con noi, le donne come lei è meglio tenerle alla larga. – gli raccomanda.
-Ha detto che non le importa più. Non le importa più. – sussurra il pugile, nel silenzio assordante di quella palestra. -Non c'è equilibrio in questa distruzione, perché a me invece importa troppo. – stringe i pugni avvolti nelle fasce bianche. -Non è nemmeno più arrabbiata, capisci Michael? Non ha più senso nemmeno questo dolore. – si volta a guardarlo, gli occhi lucidi, e Michael lo guarda, cercando di rabbonirlo.
-Trevor, lo so che la delusione ti fa male.
-Non è la delusione: ho perso la mia unica amica, Michael. Ecco perché non ho mai avuto amici: perché sapevo che nel profondo non avrei mai saputo mantenerli. Questa è la lezione, ma io non ero pronto a impararla, non così. – sospira, scuotendo il capo. -Va bene comunque, resterò concentrato, Michael, te lo prometto: ti avevo promesso che non mi sarei più fatto distrarre dai miei sentimenti. Sono ancora la tua macchina. – gli dà una pacca sulla spalla, chiudendosi negli spogliatoi a farsi una doccia. E Michael resta davanti quel ring, assorto e stanco: da quando Trevor se n'è andato, l'Apocalisse di Michelle li ha coinvolti tutti, devastandoli; non ha mai visto un Apocalisse personale devastare così tante persone. Michelle è epicentro puro di dolore, che esplode coinvolgendo chiunque si azzardi ad amarla: e anche Trevor sta assaggiando quella distruzione, e il suo riflesso continua a cambiare spessore.

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