☩ TRENTATRÉ ☩

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE ☩XXXIIIRiflessioni di un senso perso

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☩ D E S P E R A D O - CITTÀ D'OMBRE 
XXXIII
Riflessioni di un senso perso


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-Ci siamo divisi i turni abbastanza bene. – commenta Michelle, rientrando con Terence. -Passerai ogni giorno della settimana con qualcuno di noi: c'è chi si darà il cambio a metà giornata, e invece giorni che dovrai passare con le stesse persone.
-Se ci saranno emergenze, chiunque sia presente contatterà Michael, e se Michael è nel turno saprà lui cosa fare. – continua il ragazzo, sotto lo sguardo attento del pugile e dell'allenatore. Trevor abbassa il capo, sconfitto e a disagio: stanno facendo di tutto per assicurarsi che non resti solo con la sua Ombra, e non riesce a comprendere tutte queste premure – in realtà non ha ancora ben capito dove sia e quanta parte di tutta quella storia assurda sia reale.
-Non vorrete anche fare turni notturni spero. – commenta il pugile, preoccupato, riceve solo lo sguardo torvo di Michelle.
-E cosa pensi, che stiamo qui a cazzeggiare? Sì, per la maggior parte saremo noi del Dawn a pensarci, dato che voi pugili crollate alle dieci di sera. – alza gli occhi al cielo, e poi torna alla discussione. -Dobbiamo essere compatti, svegli e reattivi.
-Scusate, - Trevor li interrompe, confuso, -Io penso voi stiate dando più peso di quello che serva a una situazione del genere. -tutti lo guardano, interrogativi.
-Fatico ancora a capire quanto di questo sia realtà o fantasia, ma non credo la mia Ombra sia pericolosa.
-Non è la tua Ombra ad essere pericolosa, non urgentemente almeno. – lo blocca la donna, guardandolo duramente. -Tu sei il pericolo. – Trevor aggrotta le sopracciglia, guardandosi.
-Non mi sono mai sentito meno pericoloso in dieci anni.
-Non per gli altri, testone, per te stesso. Alla tua Ombra basta una parola, e il tuo discorso di stanotte è stato chiaro: lo faresti in questo preciso istante se noi non ci fossimo. Prova a dire il contrario. – il suo sguardo non ammette repliche: Trevor ammutolisce, rosso nella vergogna, sapendo bene ciò che sa anche lei. Quella batte le mani, soddisfatta.

-Ottimo: Terence segna tutti i turni e lasciali a Michael, penseremo a distribuirli agli altri. Qualcosa succederà, - li avverte, guardandoli uno ad uno, seria. -Ma se possiamo contenere i danni di ciò che succederà, è meglio partire preparati. Ward, coraggio, con me! – lo sprona, intanto che prende la borsa dalla sedia e si avvia.
-Devo andare ad allenarmi, oggi non ho tempo da perdere.
-Ma non posso restare in palestra con Michael? – domanda, timido, e quella non perde tempo a guardarlo male.
-Michael non può stare tutto il giorno a controllare che tu sia al sicuro, deve allenare gli altri; inoltre, se resti qui in palestra ti verrà la strana idea di ricominciare gli allenamenti.
-E non è il momento, Ward, non ti sei ancora ripreso. – rincara la dose il suo allenatore, severo. Quello sospira, annuendo, e seguendo Michelle. Il secondo e Terence li guardano chiudere la porta dell'ufficio, e si guardano, eloquenti.

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