☩ SEDICI ☩

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XVIIo e te cosa siamo?

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☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩
XVI
Io e te cosa siamo?












☩ D E S P E R A D O - APOCALISSE ☩XVIIo e te cosa siamo?

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In mezzo a quelle luci a neon, tra i bagliori e le parole sussurrate nel fondo di quella musica che entra nelle orecchie fino a spaccarle, ci si dimentica quasi di sé stessi. Quelle anime colme di pena stanno ammassate sulla pista del Dawn: ballano, si scambiano baci lascivi, tocchi che sanno di cupidigia, lingue che si scontrano, colli di bottiglie che si condividono o che finiscono per terra la musica prosegue forte, facendo sì che tutti si perdano sempre più in loro stessi. Il Dawn è il posto in cui ci si dimentica fino all'alba dell'essere: si è in una dimensione di Desperado, una delle sue più oscure, in cui essere e non essere si scontrano, in cui si perde la percezione del tempo, in cui ci si lascia catturare dai bagliori delle luci, un luogo in cui i corpi non sono altro che involucri, contenitori di piacere: ci si abbandona alla lussuria più sfrenata, si impazzisce a trovare soldi per pagare anche una o uno stripper, si invidia chi riesce a vedere quegli involucri di piacere spogliarsi davanti occhi che non sono di chi non ha il privilegio di pagarsi un desiderio così grande. E allora si resta sulla pista o fuori dal locale, si balla, si canta, si urla, i baci sanno solo di quella voglia sfrenata e incontrollabile di sesso, di accarezzare la pelle e sentirla bruciare, di sentire i capezzoli turgidi contro la pelle di un'altra persona e sperare di finire in qualche spazio di quel mondo così oscuro a concedersi per tutta la notte piacere. Judith lo sa bene, che ogni volta che è lì dentro, in mezzo a quella massa a ballare, a provocare, a sentirsi seducente e ammaliante, il piacere la stritola, al solo pensiero di Michelle addosso a lei: pensare al suo seno tondo e generoso, pensare ai suoi addominali accennati, a quelle gambe morbide e bianche, al sesso di lei umido e al suo sapore, suo e solo suo, che nella sua bocca si trasforma solo in voglia di volerla di più – Michelle in mezzo al Dawn diventa il suo involucro di piacere, la rende debole e affamata, la fa sentire assetata di averla sempre di più. Judith sa bene come ci si sente a farsi consumare dal piacere, sa bene come quel piacere che si è concessa troppe volte con Michelle sia solo lo specchio scheggiato di un'amicizia che per lei non funziona. Eppure, lei, da sola, un punto non lo metterebbe mai: sa già che tornata a casa cercherà il suo corpo nudo, la convincerà con quei baci bagnati, la spoglierà ancora, la sfiorerà, vorrà di nuovo quelle labbra rosate, vorrà di nuovo i suoi gemiti nelle orecchie, desidererà ancora bagnarle i capezzoli e darle piacere tutta la notte. Eppure, sul palo, mentre balla, e poi in quelle camere, denudata davanti i clienti e le clienti, la consapevolezza diventa più amara del piacere insaziato: Michelle non è mai stata sua. Michelle non si è mai aperta in quelle notti buie, mai l'ha voluta più di una volta, mai ha davvero chiesto di averla, si è sempre e solo abbandonata ai piaceri di Judith, alla sua voglia di chiudere la loro amicizia dietro la porta e trattarla in tutti i modi, fuorché come sua amica. E Michelle se lo è sempre fatto andare bene: se lo è fatto andare bene quando, fremente da quella nuova esperienza, si faceva carezzare con tale dolcezza, rabbrividiva dal solletico e dal piacere, si faceva baciare ovunque, desiderare di più, il suo sorriso malizioso era pura fonte di piacere, insieme al labbro inferiore morso appena, insieme a quei baci. Judith ora però lo sa bene, immersa nella folla del Dawn, i vestitini striminziti e trasparenti: Michelle non è mai stata sua, mai in nessuna parola o gemito in quel letto, mai in nessun tocco. Michelle non è mai appartenuta a nessuno se non che a sé stessa.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Where stories live. Discover now