Michael si siede sul ring, sospirando: può ancora sentirsi steso su di esso, dieci anni prima, quando ha iniziato ad avere le convulsioni: stava sperperando tutti i soldi del suo successo, stava impazzendo sul ring; si sentiva solo, infinitamente vuoto, e aveva paura di quello che stava diventando, perché non si è mai sentito pronto ad accettare che la sua ombra si distaccasse da lui, non avrebbe mai accettato di diventare più debole, né di avere una copia di lui girare per le strade di Desperado e portare solo rovina. Si afferra il capo tra le mani, trattiene con forza il respiro, pensa a Terence, a Trevor, a Bev e Celine, a tutti i suoi allievi, coloro che lo tengono ancorato al presente, che non lo fanno cadere nella tristezza più nera. Desidera con tutto il cuore dire a quel pugile che lo capisce più di chiunque altro, ma non ha voce per farlo, Desperado gli avvolge la gola come delle tenaglie in ferro, facendolo deglutire appena. Alza solo lo sguardo, il suo allievo è ancora pronto a correre, ha il borsone in spalla: andrà al Golgota a picchiare il martello sugli pneumatici per la schiena e le spalle, e allora sospira.

-Non stancarti troppo, stasera c'è l'incontro di David.
-Sarà fatto, capo. – son le ultime parole che gli lascia, prima di sparire dalla palestra, lasciando Michael nello sconforto per ancora qualche minuto, prima che arrivino i suoi gruppi ad allenarsi.

L'arena pullula dei peccatori di Desperado: ombre e individui originali si sfiorano in quel continuo viavai, la fila per entrare è lunga, il vociare alto, i riflettori già oscillano da un lato all'altro dell'Arena, lampi di luce e oscurità si fond...

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L'arena pullula dei peccatori di Desperado: ombre e individui originali si sfiorano in quel continuo viavai, la fila per entrare è lunga, il vociare alto, i riflettori già oscillano da un lato all'altro dell'Arena, lampi di luce e oscurità si fondono sul quadrato al centro di quell'ampio spazio rivestito di spalti. Trevor chiude la macchina, avviandosi verso l'Arena che ormai è quasi del tutto riempita: a pensare che occuperà gli spalti dell'angolo di David prova una sensazione strana; non ha mai avuto l'occasione di conoscere bene i suoi avversari, la competizione che c'è nel pugilato statunitense ha sempre reso i suoi avversari freddi e pronti solo a odiarlo e schernirlo. Ora invece cammina diretto agli spalti di David, a tifare per lui, mentre inizia a correre assieme a lui per conquistare le cinture mondiali della loro categoria di peso. Appena arriva ai posti dove sono i suoi altri colleghi di pugilato, Terence trattiene appena un urlo divertito: Trevor ha un sorriso divertito e invidiabile, con indosso quella che ricorda una toga greca: il tessuto morbido e bianco è cinto da un corsetto rosso, solo una spallina è tenuta stretta a coprire uno dei due capezzoli, l'altro nascosto dal copricapezzolo con cura, la gonna a scendergli morbida fino a poco prima delle ginocchia, le scarpette da pugilato bianche. Il suo amico scoppia in una risata sguaiata a guardarlo così, si regge agli spalti per non cadere da quanto sta ridendo e le altre guardano stupite e divertite Trevor, facendogli i cori: ormai ogni giorno lui trova il modo di stupirle.

-L'evangelista mi prenda, come sei venuto! – urla Terence, spalancando gli occhi. Trevor arrossisce appena, per poi ridere.
-È un Titano, no? Devo fare il tifo migliore, sembro quasi un filosofo, ah? – commenta, ridendo.
-L'unica volta in cui potrei davvero credere al fatto che tu sia laureato in filosofia. – commenta Celine, facendo ridere i quattro.
-Appena David ti vedrà... - inizia il suo amico.
-Gli farai venire una risata sincera. – suppone Bev, -a guardarti così, nemmeno sembra siate stati avversari, ma solo amici. – e Trevor alza le spalle, grattandosi il cerotto sul naso: gli va bene così, sa bene di non essere un amico di David, ma sa quanto quel pugile tenga all'incontro di quella sera, e farà il tifo come meglio può. Le luci dopo un po' si abbassano, e i pugili vengono presentati: David esce dall'angolo accompagnato da Nixon – è così simile a quel dottore, come è possibile? – e si volta salutando tutti, per poi restare sgomento all'immagine di Trevor che tifa per lui: sorride ampiamente, agitando il guantone a salutarlo, ricambiato dall'uomo sugli spalti; suggellano così quella conoscenza insolita, ma più naturale di tutte quelle bugie che ci sono a Desperado.

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Where stories live. Discover now