-A cosa pensi? – lo riscuote il ragazzo dai capelli biondi e scombinati, facendolo risvegliare dai suoi pensieri.
-Hm, nulla in particolare. Solo, è così strano: sono da circa un mese e mezzo qui, il tempo sembra passare veloce.
-Sei solo pieno di tanti impegni: è normale quando cambi città. – si raccomanda l'altro, e fa appena in tempo a finire la frase che la voce di Michael tuona dall'altra parte della palestra, e i due si ritrovano a incassare la testa tra le spalle.
-Ward! Non prendertela comoda, i dieci minuti son passati: muoviti alla speed bag! – lo richiama solo, e l'altro non se lo fa ripetere, saluta in un sussurro Terence e sguscia via, diretto al sacco d'aria appeso in alto, più piccolo in mezzo ai sacchi da boxe che se ne stanno sospesi alle catene, immobili. Allora tira profondi respiri, si mette in posizione, alza i pugni e inizia a colpire ripetutamente il sacco, più veloce: l'occhio segue i movimenti, li aggiusta e li coordina allo sguardo, la pera veloce si agita ai movimenti sempre più forti e veloci dei suoi pugni: Trevor aggiusta i tiri, se ne sta concentrato, pugno dopo pugno, tenta di autocriticarsi e capire come migliorarsi, cerca sempre la falla, quello che può tradirlo durante l'incontro. Allora ricomincia, la pera scorre ancora sotto i suoi pugni, ogni tanto si arresta per testare i riflessi ed evitarla, per poi riprendere; non carica troppa forza nei pugni, non può distruggersi le mani, dà i colpi calibrati alla potenza che conserva nelle braccia e nel polso, instancabile. Michael lo studia, da lontano, appoggiato al ring insieme a Terence, che a quanto pare per oggi ha dato forfait agli allenamenti.

-Non una lamentela.
-Già.
-Tu ancora non sei abituato alle due ore di allenamento. – l'altro si volta a guardarlo, offeso.
-Adesso non esageriamo, lo sai già! – l'allenatore però non distoglie lo sguardo da Trevor, quest'ultimo continua indisturbato a picchiare sulla pera veloce, a testare la sua forza, a adagiarla nella giusta potenza per un colpo sempre più preciso. Ormai ne è sempre più convinto: Trevor si è dedicato al pugilato anima e corpo per tanti anni, e questo ha affinato la tecnica e lo studio, la strategia e la forza dei colpi in una maniera sublime, in una meticolosità quasi maniacale; riconosce in lui un vero e proprio artista, un professionista come non ne ha mai visti, un pugile dedito alla sua passione come d'una religione. Ha visto passare davanti ai suoi occhi tanti pugili, dai più scaltri ai più forti, dai più veloci, ai più resistenti; eppure, quel giovane che non smette di allenarsi, che dimostra ogni giorno di più la sua resistenza e le sue capacità, anche dopo un anno senza un incontro, lo colpisce più di chiunque altro: sembra davvero un ragazzo che si è affidato solo e soltanto al pugilato, ritrovando in quello sport un senso della vita che aveva dimenticato, e che ricorda solo quando è sul ring. La cosa più strana è che Trevor non assomiglia a nessuno dei ragazzi che si salvano col pugilato: non sembra provenire da un contesto disastrato, né tanto meno da una situazione di estrema povertà. È perfettamente in salute, sereno, quasi preoccupante nel suo essere continuamente calmo e posato; l'unico guizzo è nell'impertinenza delle sue provocazioni, che durante quella settimana di allenamento intenso si sono completamente placate – non sembra nemmeno più un uomo fatto di parole e pensieri, sembra solo un uomo pronto a tutto per condurre il suo lavoro a un livello superiore e perfetto. È una distruzione della disciplina e al tempo stesso è divenuto il suo discepolo più disciplinato, attento, studioso e che sembra conservare in ogni parte della sua mente ogni minimo consiglio dell'allenatore. Michael sente un po' di preoccupazione assalirlo, le mani sudaticce: Trevor non scherzava quando ha detto di volersi sacrificare per quell'incontro, è evidente che sia disposto a tutto per dimostrare le sue capacità, per risalire di nuovo sul ring e fare quello che l'amore gli ha impedito di fare per un anno. E Michael sta pregando, in quel poco che resta di sé stesso, che Trevor non si perda, non così, non sul ring: perché sarebbe irreparabile. Allora lascia Terence lì, e si avvia dal pugile, fermandolo.

-Bene, bene, basta per oggi. Trevor? – il ragazzo si ferma, ma guarda perso nel vuoto: quello sguardo è tornato, ha preso possesso dei suoi occhi neri e vuoti: ha la mandibola contratta, il respiro lieve. Michael quasi non riesce a tenere a freno i brividi, mentre lo scuote per la spalla.
-Ward, fai il serio, torna qui. –

𝐃𝐄𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐃𝐎Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ