Capitolo 2

46.5K 2K 115
                                    

Vorrei dire che durante il viaggio di ritorno io e mio padre risolvemmo le nostre divergenze, ma la verità fu che, il grande lupo bianco, non si era degnato nemmeno di guardarmi in muso.
Camminava con il suo passo fiero ed imponente seguito dalle due guardie al suo fianco disposte a fare qualsiasi cosa per il loro Alpha. Compresi che anche loro erano irritati per il mio comportamento, poiché colei che un giorno li avrebbe guidati aveva infranto la regola più importante. Non mi serviva ascoltare i loro pensieri per comprendere di averli delusi.
Marciammo a passo lento fra gli alberi, in totale ed assoluto silenzio, poi superammo un piccolo torrente, e lì, nascosto dietro ad un cipiglio d'alberi e cespugli il nostro villaggio si mostrò rumorosamente a me.
Un mucchio di modeste casette in legno spuntavano fra la vegetazione come piccoli funghi sotto gli alberi, coperte da un tetto di rami e foglie che a malapena lasciavano trapassare la luce del sole, ormai dileguatosi dal limpido cielo azzurro.

Al nostro passaggio i Sangue Di Lupo, chi trasformato, chi con sembianze umane, si inchinavano e ci salutavano gioiosamente. Mio padre mostrò rispetto ed allegria nel constatare quanto il suo popolo lo amasse ed ammirasse, chinando il grande muso bianco per ricambiare l'affetto della sua gente.
Le due guardie, invece, restarono fiere e composte, scortandomi come se fossi una sorta di prigioniero, con tanto d'aria afflitta e colpevole.
Sapevo bene cosa stessero pensando, poiché alla mia vista molte ragazze e ragazzi iniziarono a bisbigliare fra di loro chiedendosi, probabilmente, cos'altro avessi combinato per costringere il loro Alpha ad annullare la caccia settimanale.

Odio essere osservata.
Odio essere giudicata, ma ancor di più odio quando gli altri criticano le mie azioni. Non che non avessi colpe, ma cosa potevano capirne loro di me? Nessuno mi conosceva veramente.
Nessuno osava avvicinarsi al grande e spaventoso lupo nero dagli occhi gialli come la luna, che sarebbe diventato, prima o poi, il loro Alpha.
Sapevo cosa dicesse la gente di me, sapevo quanta indignazione e sconvolgimento avevo portato nei cuori della mia gente quando mi trasformai per la prima volta. Tutti si aspettavano di vedere un luminoso e splendete manto bianco come quello di mio padre e di suo padre ancora prima, simbolo della Dea Luna, e quando notarono che esso era dello stesso colore delle tenebre vi fu il caos. Papà fu addirittura costretto ad un'inchiesta del consiglio dei lupi anziani, per giustificare un simile avvenimento, dato che molti sospettavano fossi veramente sua figlia.
Con il passare del tempo riuscii a farmi accettare grazie alla mia ferocia nella caccia e nel combattimento, ma non tutti apprezzavano questa mia particolarità.

"Gente inutile!"

Quando finalmente scorsi da lontano la mia piccola dimora, costruita fra due grandi pini e situata sopra ad un lieve altura tirai un respiro di sollievo.

Finalmente a casa!

Veloce come il vento, riprendo le mie forme umane e corro al suo interno, lasciando papà e le due guardie indietro.
Sbatto la porta alle mie spalle e supero il modesto salotto, abbellito semplicemente con una poltrona, un divano a tre posti, un delicato tavolino in legno costruito da papà, ed un gigante camino in pietra sovrastato da una piccola libreria appartenuta in passato a mia madre.
Salgo le scale che dividevano le camere dalla cucina ed il salotto, per poi entrare rapida e veloce nella mia camera da letto.

Non è stata colpa mia!
Mio padre non ha alcun diritto di prendersela con me!

"Il profumo Lya ... è stato quel profumo ad attirarci"

Si, ma non posso certo dirgli che ho perso il controllo del mio Istinto per un motivo così futile come un misero odore.
Una scusa, una scusa, mi serve una scusa.

Non sono mai stata un asso nel nascondere segreti al vecchio Becken, soprattutto perché i suoi occhi di cielo sembravano in grado di leggere ogni mio misero ed oscuro segreto, non che ne avessi avuti mai così tanti.

Non trovando una via di fuga, decido di ricorrere all'unica possibilità che avevo di evitare il discorso, filarmene a letto e fingere di dormire.

"Tutto qui?"

Si! Non ho alcuna intenzione di combattere nuovamente contro di lui, l'ultima volta me la sono cavata con morso sulla spalla, questa volta credo che non si limiterà a ciò.
Mi tolgo svelta i miei jeans attillati e la mia grande felpa nera, che mi arriva quasi al ginocchio, e m'infilo rapida il mio pigiama: ovvero una paio di leggins e una t-shirt di chissà quale rock-band umana. Sollevo i miei lunghi e voluminosi capelli intrappolati da essa, lasciandomeli cadere selvaggi lungo la schiena, poi, prima di nascondermi sotto alle coperte, mi avvicino al piccolo specchio della mia cameretta, osservando la meravigliosa foto di mia madre che tengo infilata fra esso ed il muro.

La ragazza Lupo [in revisione]Where stories live. Discover now