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Galing kay BrokenThing3

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--- CAPITOLO LXX ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O L I V





Qualche giorno addietro, serio com'era stato solito essere in modo particolare negli ultimi tempi, Seokjin aveva comunicato di voler tentare quella che lui stesso aveva definito un'indagine alla vecchia maniera, perpetrata quindi in onore dei più obsoleti insegnamenti, con lo scopo di assentarsi per un giorno assieme ai suoi uomini e soprattutto, senza creare il benché minimo dubbio in coloro che lo ascoltavano. Non fu propriamente chiaro a nessuno il concetto espresso da Seokjin, neanche a Yoongi che stralunato aveva ascoltato il suo discorso nel tentativo di riuscire a comprendere il messaggio nascosto tra le righe, e quando fu palese persino alla sua tenacia il fatto che avrebbe continuato a non capirci nulla pur impegnandosi profondamente, aveva voltato lo sguardo verso Namjoon speranzoso di riuscire a comprendere almeno attraverso gli occhi di quest'ultimo, a cosa il maggiore del team stesse realmente puntando. Con contrariazione aveva atteso in dubbio per l'intera giornata; esattamente fino a quando Seokjin ― pieno di altezzosità per nulla celata ― non aveva deciso arbitrariamente di presentarsi dinnanzi alla porta dello studio che ospitava lui stesso e Jungkook per offrirsi di accompagnare entrambi a casa. A dispetto dei precedenti segnali ricevuti, quello fu semplice da cogliere per Yoongi che, dopo aver scrutato l'ora attraverso lo schermo del suo computer, aveva spento la macchina prima di sollevarsi velocemente ― e con non poca impazienza ― dalla sedia, raccattando quel poco che si era premurato di portarsi da casa. Quando furono all'atrio, Yoongi aveva osservato Namjoon starsene fermo davanti alla porta di uscita solo per unirsi a loro quando gli furono abbastanza vicini da permetterglielo. Nessuno aveva detto nulla e Yoongi aveva fatto altrettanto fino a quando, giunti ormai all'interno della macchina, Seokjin, finalmente, non aveva deciso di prodigarsi nella spiegazione che ormai tutti, ansiosi, stavano attendendo.

Ritrovatosi a casa in quello che sarebbe dovuto essere un comunissimo giorno di lavoro, Yoongi stava ancora meditando su quelle parole attendendo con trepidazione una risposta da parte del maggiore, o ancora meglio una chiamata, volta a spiegargli l'esito della ricerca mentre allo stesso tempo indagava per la risoluzione dei suoi dubbi e di quelli comunicatigli dagli altri membri del team. Si passò distrattamente una mano tra i capelli per rimettere inconsciamente in riga alcune ciocche che gli erano cadute davanti agli occhi, prima di puntellare per l'ennesima volta, lo sguardo neanche troppo sbigottito verso il monitor del suo computer. Come aveva immaginato, la nuova versione del sito che lui stesso aveva chiuso e attraverso il quale aveva trovato Hoseok non solo era stata già creata, ma vantava anche un archivio di file esteso al punto da fargli accapponare la pelle. Nel corso della ricerca, con rammarico, aveva scoperto che oltre ad esso ve ne erano molti altri e che attraverso di questi, fosse continuamente in atto uno scambio di materiale che con tutta probabilità, gli amministratori stessi o gli utenti si passavano senza troppi indugi o gelosie di qualsiasi tipo. Aveva scoperto dell'esistenza di video che utilizzati come dei veri e propri pionieri, venivano continuamente proposti in siti di quel genere per attrarre clientela interessata e disposta a sborsare cifre esorbitanti, pur di mettere gli occhi su qualcosa che Yoongi non era neanche curioso di vedere: per certi versi, era addirittura spaventato dall'idea di scontrarsi con quelli che sarebbero potuti essere i desideri di chissà quante persone al mondo. Non era mai stato il tipo che preferiva vivere nell'ignoranza pur di non apprendere una scomoda verità, al contrario, era sempre stato in qualche modo attratto dalle persone, da ciò che esse celavano e con ancora maggior riguardo, dal significato che una certa propensione poteva nascondere all'interno di sé stessa. Ma tutto ciò, per sua medesima comprensione, presentava anche un briciolo di intrinseca, seppur involontaria, ipocrisia dal momento che, per quanto gli fosse incredibilmente gradito studiare ciò che stava dietro ai ragionamenti e alle azioni degli altri, con la stessa intensità detestava quando quel comportamento veniva applicato nei confronti di sé stesso. Un'ultima ragione, infine, dietro al motivo per cui ancora non aveva deciso di accedere a qualche file contenuto in uno qualunque di quei siti, consisteva nel terrore di trovarne qualcuno su Hoseok, reduce ormai di essere stato già venduto a chissà quante persone dal momento che la probabilità che anche solo uno di quei siti non fosse stato creato da un affiliato a quello chiuso in precedenza, non poteva essere smentita così come non poteva neanche essere confermata. Nonostante tutto, era sicuro che non sarebbe riuscito a gestire un evento di quella portata con la stessa freddezza e lucidità con cui lo aveva fatto la volta precedente dal momento che tutti i presupposti sulla quale quel comportamento si era saldamente eretto, erano crollati da un bel pezzo e nasconderlo ad Hoseok ― qualora realmente ne avesse trovato uno ― per quanto ragguardevole verso la sua sensibilità, allo stesso tempo, avrebbe occultato a quest'ultimo informazioni sulla sua persona che magari questo avrebbe voluto conoscere, per quanto incredibilmente sconvenienti, oltre che motivo di più che probabile e comprensibile imbarazzo. Yoongi avrebbe voluto difenderlo, egoisticamente, dall'apprendimento di simili notizie, qualora ci fossero state, ma allo stesso tempo era ben consapevole del fatto di non poter in alcun modo prendere simili decisioni al posto, o peggio ancora alle spalle, del minore, offuscato dalla rigorosa idea di volerlo proteggere da una violenza che sapeva gli avrebbe arrecato un'incredibile dolore.

Da tempo ormai, l'uomo che stava perseguitando Hoseok, era per Yoongi qualcuno di detestabile, non solo in memoria di ciò che aveva fatto, e stava continuando a fare, al ragazzo ma anche e soprattutto, per la natura che i suoi comportamenti esaltavano e mettevano in mostra: la volontà di non volere o di non essere in grado ― per propria debolezza ― di gestire un rifiuto dato appellandosi al proprio, insindacabile ed inviolabile, libero arbitrio, nascosta dietro alla di per sé già mortificante, intenzione di dare all'altro ciò che si era percepito inflitto a sé stesso; la narcisa supervalutazione di sé a discapito di quella di qualcun altro, in linea generale, Yoongi l'aveva sempre percepita come una smisurata, vergognosa debolezza. I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da quello che era stato, poco prima, il loro stesso protagonista, mentre questo, con passo silenzioso, aveva deciso di entrare nella camera da letto con lo scopo di sbirciare ciò su cui l'hacker stava meditando. ― Ti disturbo?! ― Chiese mesto, ma allo stesso tempo con un sorriso che, seppure la risposta ricevuta fosse stata eventualmente affermativa, comunque non sarebbe bastata a farlo retrocedere.

― No, assolutamente. ― Rispose, voltandosi assieme alla sedia verso l'altro ma in virtù della preservazione di ciò che stava guardando, si premurò prima di abbassare tutte le finestre aperte. ― Dimmi pure. ― Comunicò, dando per scontato che l'altro fosse entrato perché animato dal desiderio di dirgli qualcosa in particolare ma Hoseok gli palesò con un'espressione imbronciata la mancanza di quel fattore erroneamente presunto dall'hacker. ― Nulla di che. Ero venuto solo perché non volevo più stare solo. ― E con una scrollata di spalle e un'espressione vaga, Hoseok ora stava visibilmente tentando di sminuire la volontà di volersi approfittare della presenza del maggiore in casa per passare con lui un po' più di tempo. ― Ma vedo che sei ancora impegnato, quindi passo dopo. ― Stava davvero per fare dietrofront quando Yoongi, compreso ciò che stava sotto a quelle parole, decise di sollevare le braccia per far capire al ragazzo di avere il permesso di sistemarsi comodamente sulle sue gambe, e in un abbraccio che Hoseok sapeva già essere caldo. Senza dire una parola ma nuovamente sorridente, il più giovane si avvicinò all'hacker e una volta trovatosi di fronte a quest'ultimo, aprì le gambe fino a piazzarsi comodamente sopra quelle di Yoongi, prima di allacciare le braccia dietro al suo collo per ottenere una vicinanza che gli avrebbe permesso di baciarlo senza il minimo sforzo.

Da quando le labbra di Hoseok avevano iniziato a sfiorare e a baciare le sue, Yoongi aveva abbandonato ogni precedente preoccupazione per abbandonarsi totalmente sotto le attenzioni del minore e il consolante calore che il suo corpo riusciva sempre a regalargli. Ispirò profondamente il suo odore mentre stringeva con forza l'esile figura per la vita quasi come se temesse che qualcuno potesse realmente portarglielo via improvvisamente e allo stesso tempo, si crogiolò nella beatitudine che gli arrecava l'aver deciso di accettare il ragazzo e i suoi sentimenti. Quando furono entrambi soddisfatti dei numerosi baci che si erano scambiati, Hoseok per primo poggiò la testa su una spalla del maggiore, senza però accennare all'intenzione di sollevarsi dal suo corpo, con l'unico proposito di restare ancora un po', prima di mormorare una domanda la cui risposta, lo incuriosiva da un po'. ― Cosa stai aspettando da Seokjin? ― Non pretendeva una risposta tuttavia, perché sapeva bene che Yoongi non aveva il permesso di condividere con lui informazioni confidenziali, persino se queste riguardavano lui in prima persona.

L'hacker sembrò pensarci per qualche minuto, forse indeciso sul se rispondere oppure no, o ancora, sul quanto condividere e quanto invece tenere riservato per sé stesso ma nonostante i numerosi indugi, alla fine Yoongi optò per una via di mezzo: ― I risultati delle indagini condotte nei confronti di tutte le persone che ti conoscono. ― Rispose secco, prima di sentire Hoseok sollevare bruscamente la testa dalla sua spalla.

― Le persone che mi conoscono? Intendi i miei amici? ― Chiese sbigottito, con le sopracciglia arcate verso l'alto e la bocca semiaperta a causa dello stupore che quell'affermazione gli aveva procurato. ― Perché?! ― Yoongi parve riflettere su quelle parole e dopo qualche altro secondo di attesa, nuovamente rispose. ― Anche i tuoi genitori, a dire la verità, sono compresi ma più che altro lo sono per normale prassi. ― Regalò al minore qualche altro secondo per meditare meglio su ciò che stava dicendo, prima di chiudere il discorso con l'ultima frase in merito a quell'argomento: ― Per quanto riguarda il motivo... Beh, quella persona deve pur averti visto da qualche parte, non trovi?! ―







La mattina seguente, così come Seokjin era riuscito ad organizzare, Yoongi si trovava per la seconda volta all'interno della camera spoglia in cui avrebbe avuto un neanche troppo amichevole colloquio con il suo vecchio compagno di banda. Quando questo arrivò, scortato e accerchiato come un'animale pronto per essere collocato nel più vicino macello, con indosso un pigiama e un paio di spesse manette allacciate intorno ai polsi divenuti scheletrici, l'hacker sorrise alla vista sprezzante.

― Non ricordavo quanto fosse grazioso quel pigiama. ― Espresse retorico e sarcastico, quando l'uomo fu finalmente fatto sedere davanti a lui, sull'unica altra sedia presente intorno al tavolo intorno a cui lui stesso era seduto. ― A te sta molto meglio, comunque. ― Continuò con lo scopo di graziare sé stesso attraverso l'occhiataccia che sapeva, l'altro gli avrebbe rivolto ma anche perché conservava il sottile intento di provocare l'altro affinché questo, stanco della sua presenza e smanioso di scacciarlo via, non avrebbe di getto acconsentito a dargli qualche risposta pur di riuscire nel proprio proposito.

― Cosa vuoi, Yoongi? ― A causa della presenza di alcuni poliziotti, con tutta probabilità, stette ben attento a non lasciare che la sua rabbia fluisse con troppo ardore ma quando la scomoda partecipazione dei suddetti agenti venne a mancare all'interno della piccola camera per direzionarsi fuori la porta, lì dove avrebbero atteso l'uscita del detenuto, quest'ultimo liberò uno sbuffo adirato e infastidito, prima di continuare subito dopo aver notato che l'hacker ancora non aveva menzionato alcuna risposta. ― Sei venuto per guardarmi in faccia o solo per rompermi il cazzo? ―

― Ora ti riconosco, attendevo solo questo! ― Ottenuta la conferma del fatto che l'altro fosse già disastrosamente vicino al punto in cui Yoongi lo avrebbe ugualmente condotto, continuò incredibilmente più certo ora, del traguardo che sarebbe riuscito a raggiungere. ― Non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto l'ultima volta. Per quale motivo sei entrato nella casa di quel ragazzo e chi era la persona assieme a te? ―

― Insisti nonostante io ti abbia detto che non ho alcuna intenzione di parlare, men che meno con te?! ― A quel rinnovato diniego, Yoongi non rispose subito: troppo impegnato a riflettere su come arginare o eludere le mastodontiche barriere che l'uomo aveva prontamente eretto intorno a sé stesso. ― Siete stati così veloci a tradire me, così graziosamente ben disposti e per nulla inclini al ripensamento ma adesso, miracolosamente e illuminato da chissà quale voluttuosa lealtà, ti rifiuti di parlare. In onore a chi? A te stesso?! ― Yoongi non stava davvero più percorrendo la strada che si era prefigurato di varcare in un primo momento ma in qualche modo, ciò su cui stavano parlando adesso, era ugualmente meritevole di importanza e pertanto, approfondimento ― Se sei tu spiegami, qual è il processo che rende possibile la trasformazione di un traditore, in un fedele compagno disposto a passare in gabbia anni, pur di difendere la tranquillità di qualcun altro... Prima di te, davvero non l'avrei mai creduto possibile. ― Sollevò le sopracciglia ancora sarcastico nell'intenzione di dipingersi sul volto una fasulla espressione di stupore.

― Non commetteremo di nuovo lo stesso errore. L'unica volta in cui abbiamo ragionato male, guarda cos'è venuto fuori. ― Rispose a quella provocazione, gelido nello sguardo così come nel tono. ― Non riuscirai a darti pace fino a quando non avrai ottenuto la tua vendetta. Il tuo di comportamento, ti sembra forse più nobile del mio? ― L'hacker dimostrò particolare attenzione a quelle parole e per qualche istante, indugiò addirittura sulla veridicità che queste potessero celare.

― Mi stai dicendo che non hai intenzione di parlare perché temi di poter avere in cambio da questa persona, la stessa reazione che ho avuto io?! ― E se ciò che aveva supposto corrispondeva alla verità, improvvisamente le azioni dell'altro sembravano meno prive di senso. ― Temi di poter generare in lui lo stesso tipo di odio?! ― Bisbigliò, curandosi di scannerizzare con maniacale attenzione ogni più piccola sfaccettatura, in ogni più piccolo cambio di espressione, sul viso dell'altro uomo che in risposta, decise di starsene solo in silenzio.

Yoongi si era sistemato sulla sedia quando, diversi minuti in seguito, l'altro parlò nuovamente. ― Tu eri uno dei pochi a crederci sul serio ma la tua ingenuità ti ha impedito di vedere quanto fossimo incompatibili l'uno con l'altro e soprattutto il tuo cieco idealismo, non ti ha fatto comprendere in tempo quanto più della metà di noi, portasse avanti parallelamente azioni all'oscuro degli altri. ― Come niente mai pronunciato prima di quello, quella frase era stata in grado di scuotere la parte più profonda dell'animo dell'hacker che improvvisamente, quasi come se fosse stato raggiunto da una nuova intuizione, stavolta sollevò lo sguardo per osservare l'altro negli occhi ma con una vera e propria incredula espressione. ― Se è così... Allora le probabilità che qualcuno del mio vecchio gruppo in contemporanea si fosse intrattenuto con altro assieme al tizio che era con te, aumentano a dismisura. ― Bofonchiò, lievemente ferito dall'apprendimento di quella fattibile circostanza. ― Se a vendere su quel sito filmati così delicati e compromettenti di persone a cui non è concesso neanche il lustro di sapere di essere diventati delle vittime ci sei anche tu, allora decisamente ti trovi nel posto più adatto a te e spero davvero che tu ci rimanga a lungo. ―

Le critiche rivoltegli le aveva accettate tutte perché per primo sapeva quanto giuste fossero seppur in misura diversa, talvolta, rispetto a quanto compreso dall'ex compagno: il suo imbarazzante idealismo era stato motivo di scherno da parte di alcuni e l'ingenuità che dimostrava nei confronti delle persone che aveva ormai solidificato all'interno delle sue amicizie, più volte lo aveva ferito. Si chiese distrattamente, solo quando sarebbe stato in grado di imparare quella lezione.









N.D.A.: Halo bellezze ~

Credo che il prossimo sarà un vero e proprio capitolo rivelatore, chissà forse ne vedremo delle belle.

Anyway, in questo capitolo vengono fuori un po' di cose, marginalmente, ma finalmente si inizia a vedere un po' di luce alla fine di questo tunnel lunghissimo e i nodi, a mano a mano, verranno al pettine.

Ringrazio di vero cuore tutti quelli che sono arrivati fino a qui e soprattutto quelli che stanno seguendo questa storia. Grazie per tutti i voti e i commenti, grazie per la vostra partecipazione in linea generale.

Vi adoro, al prossimo aggiornamento ~ 💙💙

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