Life

By nikita82roma

19.3K 1.1K 40

È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà co... More

UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI
UNDICI
DODICI
TREDICI
QUATTORDICI
QUINDICI
SEDICI
DICIASSETTE
DICIOTTO
DICIANNOVE
VENTI
VENTUNO
VENTIDUE
VENTITRÈ
VENTIQUATTRO
VENTICINQUE
VENTISEI
VENTISETTE
VENTOTTO
VENTINOVE
TRENTA
TRENTUNO
TRENTADUE
TRENTATRÈ
TRENTAQUATTRO
TRENTACINQUE
TRENTASEI
TRENTASETTE
TRENTOTTO
TRENTANOVE
QUARANTA
QUANTANTUNO
QUARANTADUE
QUARANTATRE
QUARANTAQUATTRO
QUARANTACINQUE
QUARANTASEI
QUARANTASETTE
QUARANTOTTO
QUARANTANOVE
CINQUANTA
CINQUANTUNO
CINQUANTADUE
CINQUANTRÈ
CINQUANTAQUATTRO
CINQUANTACINQUE
CINQUANTASEI
CINQUANTASETTE
CINQUANTOTTO
CINQUANTANOVE
SESSANTA
SESSANTUNO
SESSANTADUE
SESSANTATRE
SESSANTAQUATTRO
SESSANTACINQUE
SESSANTASEI
SESSANTASETTE
SESSANTOTTO
SETTANTA
SETTANTUNO
SETTANTADUE
SETTANTATRE
SETTANTAQUATTRO
SETTANTACINQUE
SETTANTASEI
SETTANTASETTE
SETTANTOTTO
SETTANTANOVE

SESSANTANOVE

210 13 0
By nikita82roma

Era tornata a casa felice del pranzo con Lanie, molto più lungo di quelli che avevano solitamente. Appena entrata al loft sentì la voce di Rick, Martha ed Alexis ed i loro commenti che non lasciavano molto spazio all'immaginazione su cosa stavano vedendo. Erano nello studio di Rick, con le due donne ai suoi lati che osservavano un album di fotografie.

- Dio mio Katherine, eri splendida! - Le disse Martha appena entrò nella stanza.

- Sì, eravate veramente bellissimi! - Aggiunse Alexis.

Kate si avvicinò a loro e guardò la foto che stavano osservando anche loro: lei e Castle si stavano tenendo per mano, guardandosi negli occhi, non sapeva che momento della cerimonia fosse, probabilmente le loro promesse.

- Non mi ero nemmeno accorta che c'era un fotografo. - Sorrise a suo marito.

- Erano più di uno, ma gli ho chiesto di essere discreti. E poi tu eri così presa dal tuo futuro marito che non li avresti visti comunque. - Si vantò conquistandosi un'occhiataccia da sua madre e sua figlia. Non da Kate che dentro di se sapeva che era proprio così e lui aveva ragione.

- Grazie. Mi dispiaceva che le nostre uniche foto fossero quelle rubate finite sui giornali. - Gli confessò Kate.

- Dovresti conoscermi Beckett! Non avrei mai permesso che non avessimo dei bei ricordi di quel giorni con i quali pavoneggiarci con amici e parenti. - Aveva cambiato subito tono quando si era accorto che lei si stava emozionando. Rick allora si scostò con la sedia dalla scrivania, invitandola a sedersi sulle sue gambe e ripresero a sfogliare l'album dall'inizio. Kate si stupì di quante foto le avevano fatto senza che lei si rendesse minimamente conto, ed insieme raccontarono per l'ennesima volta a Martha ed Alexis cosa era accaduto quel giorno, condito da qualche aneddoto e dalle loro emozioni.

Nonna e nipote poi li lasciarono, avevano in programma una serata a teatro insieme, Martha aveva insisto con Alexis perché le facesse compagnia a vedere quella commedia che era sicura le sarebbe piaciuta molto e la ragazza aveva acconsentito di passare quella serata con sua nonna.

- Ho anche il video. - Le disse Rick quando rimasero soli.

- Stai scherzando? - Chiese Kate allibita.

- No. Ma quello è solo per noi. Cioè se tu lo vuoi far vedere è ok, ma...

- No, solo per noi. Voglio anche io così. Non sono pronta a condividere le emozioni di quel giorno. Già le foto sono tanto... Ma come hai fatto? - Gli chiese stupita.

- È un segreto! - Le fece l'occhiolino e lei non gli chiese altro. Se lo sarebbe fatto dire in un secondo momento, ora sapeva che era inutile insistere. Lo aveva abbracciato cingendogli le spalle con un braccio, mentre con l'altro passava dall'accarezzare il suo petto o il suo braccio, mentre lui li faceva ondeggiare muovendosi sulla sedia. Le piaceva quando lui la invitava a sedersi sulle sue gambe nella poltrona dello studio, non glielo aveva mai detto ma la trovava una cosa molto sexy - Come è andato il tuo pranzo con la dottoressa Parrish?

- Bene! Avevo proprio bisogno di un po' di tempo tra amiche. Abbiamo chiacchierato molto ed abbiamo anche avuto modo di parlare del mio periodo buio, mi sono scusata per come l'ho trattata.

- La finirai mai di chiedere scusa al mondo perché stavi male? - Il suo tono scherzoso nascondeva quel rimprovero che Rick le aveva fatto più volte perché lui sosteneva che non c'era bisogno che chiedesse scusa a nessuno: chi le voleva bene non aveva bisogno delle sue scuse, perché capiva la situazione e chi sentiva di averne bisogno evidentemente non era una persona che avrebbe dovuto avere intorno.

- Le ho detto anche di quello che abbiamo deciso... Dopo tutto, mi sembrava giusto che lei lo sapesse. Ti dispiace?

- No, è ok. Cioè credo sia normale che tu voglia confidarti con un amica delle tue cose. Non devi chiedermi il permesso o giustificarti per questo.

- Ti amo Castle... - Il bacio dolce si trasformò in altro e dallo studio arrivare in camera fu un percorso decisamente breve.

- Cosa abbiamo? - Beckett era arrivata sulla scena del crimine camminando a passi svelti fino ad arrivare all'argine del fiume. Si tirò sù la zip del giacchetto di pelle, in quella mattina di marzo faceva più freddo di quanto pensasse, sembrava che invece che la primavera, fosse l'inverno ad essere appena tornato a New York.

- Donna, bianca, vent'anni circa. - Le disse Ryan mentre si avvicinavano al corpo trascinato a poca distanza all'asciutto dove Lanie lo stava esaminando.

- Affogata? - Chiese ancora Beckett

- No, strangolata. - Rispose la dottoressa spostando la testa della vittima e facendole vedere i segni sul collo, spostando un brandello di stoffa annodato stretto. - Ma non con il tessuto, vedi ci sono i segni delle dita. - Le indicò i punti visibili dove le mani avevano stretto il collo della giovane.

Beckett osservò la vittima, la sua postura era strana per essere stata ritrovata nel fiume, aveva le braccia rigide incociate sul petto, i vestiti strappati e sui polsi presentava segni circolari, come se fosse stata legata con delle corde per farle assumere quella postura cosa che a sua domanda, Lanie le confermò.

- È stata violentata? - Domandò Kate notando la gonna arrotolata in vita e l'assenza di biancheria intima

- Probabile, ma te lo saprò dire con certezza solo dopo aver fatto tutti gli esami del caso, ma a giudicare dai segni, direi di sì. - Lanie aveva finito i rilievi sul posto, si era alzata, tolta i guanti ed aveva fatto cenno a due ragazzi che potevano prendere il corpo e portarlo al laboratorio.

- Da quanto tempo è morta? - Le chiese Kate.

- Tre o quattro giorni, presumibilmente, ma...

- Me lo potrai dire con certezza solo dopo l'autopsia, ho capito.

- Sì, esatto tesoro. Io ora vado, ti faccio sapere appena ho qualcosa.

Kate annuì e poi tornò da Ryan ed Esposito che avevano fotografato tutta la scena e repertato quanto raccolto.

- Si sa nulla sull'identità della vittima? - Chiese osservando i frammenti di tessuto rinvenuti già messi nelle buste sigillate.

- No, nulla. Non aveva documenti. - Le spiegò Esposito.

- Abbiamo ritrovato solo questo. - Ryan le mostrò una busta con un fazzoletto con due lettere ricamate sopra M R.

- È della vittima? - Chiese lei osservandolo.

- Non lo sappiamo, era lì con altre cose, un paio di guanti ed una sciarpa. - Le disse l'irlandese mostrando le altre buste.

- Facciamo un controllo tra le persone scomparse se qualcuna corrisponde a quelle iniziali. Per ora credo che sia l'unica cosa che abbiamo. Chi ha trovato il corpo?

- Due operatori che si occupavano di ripulire questo tratto dell'argine. Sono laggiù, hanno rilasciato le loro dichiarazioni agli agenti dopo che li abbiamo sentiti. - Esposito indicò i due uomini con gli agenti.

- Va bene, voi tornate al distretto, io mi fermo a parlare con loro.

Aveva parlato a lungo con i due lì sul posto, si era fatta accompagnare nel punto esatto doveva avevano visto il corpo e gli aveva chiesto di mostrargli esattamente come era stato estratto dall'acqua. Si erano mostrati molto collaborativi e precisi, nella loro versione non c'erano punti oscuri o incongruenze e lei li aveva ringraziati chiedendogli di mantenersi reperibili nel caso avessero avuto ancora bisogno di loro.

Stava rientrando al distretto guidando molto lentamente nel traffico di New York mentre mentalmente ripercorreva quel caso: era il primo che sembrava veramente complesso da quando aveva ripreso il lavoro. Nelle ultime settimane aveva avuto a che fare con degli omicidi che si erano risolti velocemente nel giro di poche ore. Nulla di complicato, omicidi passionali o per motivi economici, omicidi d'impeto compiuti da mani inesperte che avevano lasciato fin troppe tracce e moventi chiari. Quello era diverso, c'era qualcosa in tutta quella situazione che le sfuggiva, le sembrava come se quel corpo e quella scena le dovessero dire altro, ma non capiva cosa. Si voltò pi volte a guardare il sedile passeggero, vuoto. Era sicura che Castle avrebbe avuto la sua stessa sensazione e l'avrebbe già riempita delle sue assurde teorie, ma almeno avrebbe avuto qualcosa da cui partire, una teoria, anche se assurda, era meglio di non averne affatto.

Quando il cellulare squillò e vide il suo viso sorriderle nello sfondo rispose immediatamente mettendo il vivavoce.

- Ciao!

- Castle, mi leggi nel pensiero?

- Uhm forse, perché?

- Stavo proprio pensando a te...

- Wow. Spero che siano pensieri piacevoli e molto poco vestiti!

- No, veramente pensavo a cosa avresti pensato di questo omicidio...

- Non so se esserne lusingato o no, allora. Cosa ha di particolare?

- Una ragazza ritrovata sull'argine del fiume e non lo so, mi sembra che qualcosa mi sfugge...

- Ti manca il tuo partner, detective?

- Potrebbe mancarmi, sì... Ora però sono arrivata al distretto, ti devo lasciare. Ci sentiamo dopo. Ti amo!

- Ti amo anche io.

- Beckett, ha chiamato Lanie, ha detto se vai subito da lei, c'è una cosa che deve mostrarti. - Ryan non le diede nemmeno il tempo di posare le sue cose sulla scrivania.

- Riguarda questo caso? - Chiese lei facendo un profondo respiro.

- Sì, ha trovato una cosa durante l'autopsia e vuole che vai subito a vederla.

Girò su se stessa e fece il percorso inverso, aspettando nervosamente l'ascensore.

- Allora Lanie cosa hai per me? - Il corpo della ragazza era ancora sul lettino delle autopsie, la dottoressa evidentemente non aveva ancora finito ma l'urgenza con la quale le avevano detto che l'aveva cercata le faceva pensare che avesse trovato qualcosa di importante.

- Ho trovato questo. È stato inserito accartocciato nella gola della vittima dopo che è stata uccisa. - Lanie le mostrò un foglio di carta dentro una busta di plastica. Lo aveva aperto ed erano ben visibili tre caratteri scritti a mano: E.A.P. Kate lo osservò attentamente con aria preoccupata.

- Lo sai cosa vuol dire questo, vero Beckett? - Chiese Lanie alla detective.

- Edward Adam Paulsen. Lo abbiamo arrestato più di un anno fa e da quel che mi risulta sta scontando l'ergastolo a Rikers Island. - Lo disse più a se stessa che alla sua amica. Aveva pensato a lui immediatamente, ma come era possibile? Non aveva ricevuto notizie di evasioni né che fosse stato rilasciato per qualche motivo.

- Per questo ti ho chiamato subito. Avevo fatto io l'autopsia a tre delle vittime che avevate trovato e ricordavo bene questo particolare.

- Hai fatto bene. Vado a vedere se riesco a saperne di più ed intanto informo la Gates.

Appena tornò al distretto come prima cosa andò a riferire al capitano quanto aveva scoperto. Era passata in archivio per prendere i fascicoli dei casi che riguardavano Paulsen, cinque omicidi tutti fatti con un macabro rituale, andare a ricalcare omicidi descritti nelle opere di Poe. Era stato Castle, dopo il secondo a collegare le iniziali ritrovate nei fogli di carta e la dinamica degli omicidi. Ricordava come avevano scherzato su quella vicenda, quanto lui l'aveva presa in giro dicendole che lui aveva riconosciuto gli omicidi dei libri di Poe proprio come lei aveva fatto con quello descritto nel suo, ma lui non negava di essere un fan mentre lei sì. Era stata quella una delle tante volte che il suo contributo era stato determinante per risolvere il caso, anche perché Paulsen si era deciso a parlare solo con lui, l'unico che giudicava alla sua altezza. Raccontò tutto alla Gates, senza omettere nulla, nemmeno l'aiuto che Castle aveva dato loro in quell'occasione, ma il capitano rimase comunque piuttosto tiepida nel sentire quelle parole e fece finta di nulla.

Esposito aveva parlato con uno dei responsabili di Rikers Island che gli avevano confermato come Paulsen fosse sempre detenuto presso di loro. Aveva finito di scontare da poco alcuni mesi in isolamento dopo aver aggredito il compagno di cella. Era riuscito ad ottenere che potessero interrogarlo subito, così per l'ennesima volta quel giorno, Beckett riprese le sue cose e insieme a Ryan ed Esposito lasciò il distretto per raggiungere il carcere.

Kate aspettava Paulsen nella sala interrogatori di Rickers. Due guardie lo portarono ammanettato davanti a lei e lo misero in sicurezza bloccandogli polsi e caviglie alle sicure poste a terra.

L'uomo guardava Kate con aria di sfida, sembrava estremamente calmo e quasi divertito.

- Buonasera Detective Beckett, non pensavo ci saremmo rivisti.

- Buonasera Paulsen. Cosa sai dirmi di questo? - Gli mise davanti le foto della ragazza ritrovata quella mattina e del foglio che le aveva dato Lanie.

- È una ragazza morta, mi pare evidente. - Rispose lui.

- Tu cosa ne sai di lei?

- Dov'è lo scrittore? - Chiese eludendo la sua domanda.

- Non c'è. Ti ho chiesto cosa sai di lei.

- Non parlo con te, detective dovresti saperlo. Parlo solo con lo scrittore, perché lui mi capisce.

- Ti ho detto che lui non c'è, quindi dovrai rispondere a me. - Gli intimò Kate, ma lui non fu turbato dal suo tono minaccioso.

- Io non devo niente, detective. Sono condannato all'ergastolo, cosa può esserci di peggio? Se ti dico qualcosa al massimo lo puoi considerare come un favore, ma ti ripeto, parlo solo con lo scrittore.

Paulsen fece cenno ad una guardia di essere portato via e lo ricondussero in cella mentre lei rimase lì a pensare. Avrebbe dovuto dire alla Gates che l'unico modo per far parlare Paulsen era coinvolgere suo marito, ovvero l'uomo che aveva insistito per farla tornare al distretto, quello che lei considerava come un'intralcio alle indagini e non voleva lì, il tutto nel primo caso veramente impegnativo che stava affrontando da quando era rientrata. Sembrava tutto fatto a posta.

Esposito si era offerto di parlare con il capitano al posto suo, riferendole le richieste di Paulsen, ma Kate declinò l'offera, ci mancava solo che la Gates la scambiasse anche per una codarda che si rifugia dietro i colleghi. Così quando tornò al distretto la trovò che stava preparandosi per andare via. Controllò l'orologio e si accorse che era già quasi ora di cena ed il suo turno doveva finire qualche ora prima. Le spiegò velocemente cosa era accaduto mentre la donna la guardava severa, finendo il discorso con la richiesta del detenuto di parlare solo con Castle. La Gates ci pensò e poi le disse che poteva portare Castle a parlare con Paulsen ma solo per quell'indagine e solo per parlare con il detenuto: la sua collaborazione doveva limitarsi a quello, non lo voleva vedere partecipare in altro modo.

Ritornò a casa decisamente sollevata ed anche molto stanca. Quella giornata era stata così piena e sempre di corsa da una parte all'altra che aveva perso la cognizione del tempo e di tutto il resto.

Rick la accolse a casa regalandole un abbraccio del quale sentì di aver profondamente bisogno.

- Credo che dovrò abituarmi di nuovo a certi ritmi. Ho perso l'abitudine. - Sbuffò buttandosi sul divano intanto che lui finiva di preparare la cena.

- Scommetto che non hai nemmeno pranzato oggi, vero? - La rimproverò

- Da cosa lo deduci che non ho pranzato? - Gli chiese mangiando con gusto il pezzo di formaggio che le aveva appena portato.

- Dal fatto che quando non ci sono io al distretto e tu sei presa dal lavoro non mangi mai. - Glielo disse come se dovesse evidenziare l'ovvio.

- Domani ti va di venire al distretto con me allora? - Gli chiese sorridendo.

- Hai bisogno che ti porti il pranzo? Devo cucinarti qualcosa? - La prese in giro.

- No, ho bisogno che il mio partner venga con me ad interrogare un sospettato. - Le disse vedendolo subito prestarle attenzione. Tolse la teglia con il pollo dal forno e con la scusa che doveva riposare, si andò a sedere nel divano vicino a lei.

- Cos'è questa novità? - Chiese tutto interessato.

- Il caso di oggi. Ha molte analogie con gli omicidi di Paulsen. Lanie ha trovato nella gola della vittima...

- Un foglio di carta con E.A.P. - Concluse lui.

- Esatto. Ed oggi sono andata a parlare con lui a Rikers, ma ha detto che parlerà solo con te. Così ho chiesto alla Gates e mi ha dato l'ok. Puoi venire con me. Sei contento?

- Wow! Tantissimo!

- Promettimi però che farai il bravo e non ti farai cacciare. La Gates non è Roy... - Gli disse con un più di una punta di rammarico.

- Te lo prometto, farò in modo che mi consideri indispensabile e ci ripensi sulla mia presenza al distretto. - Le disse dandole un bacio eccitato come un bambino.

- È proprio questo che mi preoccupa Castle! Ora però possiamo mangiare che ho fame e non vedo l'ora di buttarmi sul letto e dormire?

- Dormire? - Chiese lui deluso.

- Sì Castle, dormire! - Gli diede un bacio e si alzò dal divano invitandolo a fare lo stesso. Il giorno dopo sarebbero tornati al distretto insieme e non poteva negare di essere emozionata per questo, ma a lui non glielo avrebbe mai detto.

Continue Reading

You'll Also Like

9K 740 44
Ilaria è una ragazza di 20 anni che non aveva mai pensato di poter trasformare la sua passione per la musica in un lavoro finché non è entrata ad Ami...
156K 6.2K 65
Chissà perché ci era stato insegnato che i simili erano soliti respingersi, che due menti e due caratteri fin troppo uguali non erano fatti per stare...
10.8K 426 32
Ginevra frequenta l'ultimo anno di liceo. Ha una grande passione per il giornalismo e vuole viaggiare il mondo proprio come suo padre. Una sera viene...
17.9K 1.1K 39
A volte la vita prende delle svolte inaspettate, costringendo a piegarsi in due e a vivere dolori troppo grandi per chiunque. È ciò che succede a Nel...