28. Elettricità

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Io e Jungkook sgusciamo in un corridoio dietro una coppia mascherata intenta a scambiarsi moine decisamente appiccicose. Mentre il rumore dei nostri passi rimbomba nel lungo spazio, vedo il suo braccio protrarsi all'indietro. Le sue dita si allungano verso di me, richiedendo una mia spontanea reazione. Eppure non gli stringo la mano.

Invece continuo a pensare come i nostri corpi stessero ballando insieme, come se avessero le ali. Mi sentivo trasportata verso il soffitto, in un'altra dimensione. Una realtà ultraterrena in cui Jungkook non è un pazzo assassino, ma solo un ragazzo normale di cui possa pensare certe cose senza sentirmi terribilmente sporca e sbagliata.

Lui è bello, sexy, tenebroso, inavvicinabile. Somiglia molto ad un buco nero in cui sprofondi senza conoscerne il fondo. È placida follia. Qual è la sua linea d'arrivo, il suo limite? Molto probabilmente lui non ne ha uno. Ma io sì.

E lì, sulla pista da ballo, con quella melodia malinconica e solitaria che fluiva nelle nostre orecchie, ne ho avuto la conferma.

Il confettino mi attrae.

Forse è solo pazzia la mia, magari una beffa ironica. Ma la nostra tensione sessuale si potrebbe tagliare con un coltello, la cui lama è fatta di peccato e lussuria. Potrei seriamente prenderlo per la giacca e concedergli quel bacio che è rimasto sospeso tra le nostre labbra. Schiacciarlo contro il muro di questo corridoio per fargli capire che mi aveva adescata nella sua trappola invisibile.

C'è elettricità fra di noi. Una corrente eccitante che ci portiamo dietro silenziosamente anche quando Jungkook apre la porta di una stanza appartata rispetto alle altre. Quando una sua mano scivola dietro la mia schiena per farmi avanzare prima di lui, scoccano in me i brividi.

«Entra, Sooyun. Sbrigati.» mi sussurra.

Avevo sentito Yoongi darci diverse informazioni tramite i nostri utilissimi accessori, ma ero troppo presa a guardare le gambe lunghe del mio ex compagno di ballo che si muovevano sinuose verso la nostra destinazione. Menomale che lui aveva avuto la fermezza di prestare attenzione.

Dentro, la stanza non è eccessivamente grande. È spoglia, quello sì. Non c'è molto, se non un grande schermo sulla parete alla nostra destra. Gli elementi che prendono più spazio sono gli altri ragazzi al centro. Mi chiedevo dove fossero finiti.

«Okay, Yoongi-hyung. Dicci tutto.» dice Namjoon premendosi due dita sull'orecchio per sentire meglio.

Capisco subito quanto l'intera situazione sia precaria e quanto, sopratutto, la velocità dei nostri movimenti sia fondamentale. Dobbiamo fare tutto conciso, in linea con le direttive da casa. Non possiamo permetterci di sbagliare nemmeno una volta.

Le maschere che ricoprono gli occhi dei ragazzi scagliano dei soavi luccichii per tutto lo spazio circoscritto, mandandomi in brodo il cervello.

È strano... è come se mi piacesse questa adrenalina e ansia sospesa che aleggia nell'aria. È inebriante, divertente. Non sapere cosa accadrà dopo un secondo. Se sarai nella stessa instabile situazione o con le mani sopra la testa, delle luci puntate dritte ai tuoi occhi per rimbambirti. Tutto è elettrificato da questa scia micidiale.

Molto interessante.

«Ci dovrebbe essere un computer lì.» la voce ferma di Yoongi inizia con le indicazioni importanti. Il castano si volta, avvicinandosi al grande macchinario appeso al muro. «Lo vedo.»

Tutti e cinque udiamo il ticchettio di una tastiera, segno che il ragazzo seduto comodo a casa sta proseguendo con la sua ricerca. Ad un certo punto, uno scatto ovattato più deciso degli altri fa rizzare le orecchie ad Hoseok e Taehyung.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Where stories live. Discover now