23. Nuove abitudini

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«Dai, siediti.»

Ascolto il maggiore e prendo posto sulla tazza surgelata del wc. È lo stesso bagno in cui avevo fatto la doccia la prima volta, me lo ricordo molto bene. Non ci sono finestre e fa un freddo pungente. Come se già l'inverno non bastasse, Jin mi sposta i capelli dal collo senza il mio esplicito consenso. Un brivido mi fa poggiare con la spalla lungo la parete pressoché uguale ad un cubetto di ghiaccio.

Il più grande del gruppo fa una smorfia. «Ma perché tocca sempre a me mettere apposto queste stronzate?» sbuffa.

Non gli rispondo e attendo che prenda tutto quello che gli serve. Mi lascia lì un minuto per andare a recuperare il disinfettante, del cotone e una pinzetta. Mentre l'oggetto metallico luccica fiocamente sotto la luce del bagno, un ricordo nella mia testa viene sbloccato. Posso scommettere che quella è la stessa pinzetta che il suo compagno aveva utilizzato per tirare fuori il frammento di vetro dalla mia pelle.
A ripensarci, strizzo gli occhi.

Jin s'inginocchia con una gamba nella parte della tazza non occupata dal mio fondoschiena e si abbassa sul mio collo. Lo esamina con cura, proprio come se fosse un medico all'opera. Chissà che esperienza ha sul campo. Mi rende curiosa. Non il tanto che basta per farmi distrarre dall'intera faccenda, però.

«Adesso sta' ferma, per favore. Brucerà. Quindi se devi urlare, urla. Ma non troppo forte, altrimenti penseranno che ti stia scuoiando viva.» mi fa sapere con una calma celestiale. Dal canto mio, l'ansia mi divora.

Odo la boccetta di disinfettante venire rovesciata per far uscire un po' del liquido acre sul batuffolo di cotone chiuso tra le pinzette. Jin lascia il disinfettante sul pavimento e si piega sulla mia ferita. Lui sospira, io chiudo gli occhi.

«Vado.» m'informa.

Appena il cotone entra in contatto con la mia pelle rigidissima, un bruciore infernale si disperde in tutto il mio collo, trovando il suo centro sotto il mio orecchio. Faccio aderire il mio cranio al muro e inarco il collo in un doloroso tentativo di placare quelle scariche di fuoco. Mi mordo l'interno di una guancia per evitare di urlare ma, quando la mano del ragazzo biondo si sposta per arrivare nel mezzo della ferita, il filamento minuscolo della mia sopportazione si spezza di netto. Uno strillo si fa strada tra le pareti immobili del bagno, risvegliando tutta l'aria stantia. Jin prosegue la sua medicazione, facendo finta che i miei spasmi mossi dal dolore non esistano. Rimane impassibile.

Quella tortura dura per davvero troppo tempo. Quando non avverto più il disinfettante infiammare le mie membra, mi pare di star frignando come una bambina. Mi metto le mani sul viso, ma mi rendo conto che non è così. Cerco di riprendere fiato, disperatamente e senza sosta. L'ossigeno rientra nei miei polmoni, ma avverto tutto il mio fisico tremare. È orribile. Se Jin continuerà, non so se riuscirò a resistere.

Basta, ti prego.

«Ho finito.» annuncia lui per fortuna, facendomi crollare come una torre di lego «Ho solo disinfettato. Non credo sia necessario usare dei punti per ricucire. Già così stavi urlando come una gallina spennata.» ridacchia.

Mi volto con lentezza verso lo specchio per cercare di vedere, ma il maggiore mi blocca la visuale con le sue spalle simili ad una montagna. Ora che le guardo con fermezza, mi accorgo che sono davvero imponenti.

«Potresti spostarti? Voglio vedere.» provo, la voce ancora rotta. Lui fa come desidero e si adopera per rimettere tutto in ordine. Intanto che gli strumenti di tortura vengono riposti, mi alzo debolmente dal cesso e vado verso lo specchio. Sollevo i capelli con le mani e volto il viso. Lì, dove inizia l'angolo della mandibola fino ad un punto sul retro del collo che non vedo, c'è un taglio molto arrossato. Corrugo la fronte, domandandomi se sia davvero così luccicante come sembra.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora