12. Stanza 305

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Alla fine avevo mantenuto la mia promessa e non avevo mosso il mio sguardo dalla strada davanti a me. Ho ascoltato per filo e per segno le indicazioni di Jungkook, ruotando il volante in base alle sue parole sconnesse e assistendolo nei momenti di bisogno. L'unica volta che ho osato voltare il viso nella sua direzione, è stato quando l'ho sentito imprecare.

Gli ho chiesto se andasse tutto bene, seriamente preoccupata. Lui aveva spostato la mano dal suo fianco in risposta. La luce del sole ormai alto nel cielo aveva illuminato le sue dita diventate bianche. Ho riguardato ancora la strada prima di accorgermi che tutto il perimetro del suo palmo era ricoperto di sangue. Ho premuto il piede sull'acceleratore, tentando di restare lucida.

«Sei pallido.» l'ho informato, forse più spaventata di lui.

Jungkook si è girato lentamente verso di me, strizzando gli occhi. Nonostante gli avessi intimato in più occasioni di restare fermo sul sedile, la sua testardaggine aveva prevalso come al solito.

«Hai paura che io muoia, Sooyun?»

Probabilmente, in un passato non molto lontano avrei fermamente ammesso il contrario, senza esclusione. Ma adesso non so più a cosa dare credito, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Sarebbe legittimo pensare alla morte di Jungkook? Okay, forse no. Sarebbe legittimo dare quella insostenibile notizia ai suoi amici? Nemmeno. Mi sentirei meglio nel salvargli la pelle? Stranamente affermativo.

Perciò, la mia risposta definitiva è ; ho paura che Jungkook muoia. Dunque, la sola cosa che desidero è arrivare il prima possibile in ospedale.

«Svolta a destra.» boccheggia.

Faccio come mi dice e, finalmente, vedo l'imponente edificio ergersi davanti al mio campo visivo. Ci avevamo messo un po' per arrivarci, ulteriore segno che casa loro deve essere più lontana dalla civiltà di quanto mi aspettassi.

Cerco un parcheggio e, non appena lo trovo e posiziono l'auto alla buona tra le strisce sull'asfalto, scendo dal veicolo. Passo di corsa davanti alla macchina dato che è il percorso più breve e vado ad aprire la portiera del passeggero. Guardo Jungkook impotente e gli porgo entrambe le mie braccia, sperando che possano guarirlo magicamente.

«Ce la fai?» gli domando, cercando di non sfiorarlo nemmeno.

Ma il rosa afferra con una mano il mio avambraccio, facendomi quasi cadere a terra. Lo sostengo come meglio posso e lo faccio scendere adagio dall'auto. Richiudo la portiera e Jungkook aumenta la stretta. Il sangue sulla sua mano si spalma anche sulla mia pelle.

Quello è suo.

«Reggimi.» dice solo.

Posso capire quanto si senta impotente in questo istante. Quando anche io ero sul punto di morire dissanguata, ero priva di qualsiasi forza. Sentivo come se l'anima stesse abbandonando il mio corpo, come se non mi fosse rimasto più nulla dentro. Stavo prosciugando tutta la mia ninfa vitale. Ero solo stesa a terra in quella stazione di benzina, senza capire nulla.

Ora, non solo Jungkook sta rischiando la mia stessa fine, ma è anche costretto a camminare sulle sue gambe.

Lo trascino verso l'entrata anche se lui fa del suo meglio per muoversi il più veloce possibile, mentre io tento uno slalom tra tutte le persone presenti. È mattina presto, ma questo ospedale è già alquanto pieno di gente. Le porte automatiche si aprono al nostro passaggio ed io cerco immediatamente con gli occhi un medico, un'infermiera, un'assistente, chiunque possa soccorrerci. Il rosa mi fa scivolare un braccio sulle spalle tremanti.

Sta cedendo, lo sento. 

Grazie al cielo, a qualche metro da noi, una ragazza in camice sta riempiendo alcuni fogli al bancone dell'accoglienza. Faccio un cenno a Jungkook in modo che anche lui la noti e ci avviciniamo, stavolta con più veemenza.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Where stories live. Discover now