39. Manichini

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I miei piedi si muovono prudenti verso la stanza di Jimin, le mie mani sono salde sul piatto piacevolmente bollente. Guardo il contenuto della ciotola con l'acquolina alla bocca, focalizzandomi sul luccicante uovo bollito che mi chiama a sé. Più di una volta mi è passato per la testa di nascondermi qui nel corridoio per inforcare le bacchette e mangiare tutto il ramen. Ma no, non sarebbe per niente corretto. E' per Jimin; lo farà sentire meglio.

Appena arrivo davanti alla porta semi aperta della camera del ragazzo, passo una mano sotto al piatto ricurvo per fare in modo che l'altra riesca a bussare. Il suono che produco è tenue e gentile.

«E' permesso?» chiedo facendo capolino nella stanza.

Jimin è sdraiato nel suo letto, coperto fino alla vita. Come suo solito, quando arriva qualcuno a fargli compagnia, il suo volto angelico si illumina in un bellissimo sorriso contento. Se solo avesse una coda, scodinzolerebbe come un cane felice di vedere di nuovo il suo padrone. Nel bearmi di quella piacevole reazione dunque, entro definitivamente.

«Cibo, Soo?» mi chiede lui vedendo la ciotola fumante che sembra stia ancora cuocendo fra le mie mani. Io annuisco «Ramen da parte di Jin-hyung. Offre la casa.»

Lui ridacchia e allunga le mani per farsi consegnare il pasto insieme alle posate. Accolgo la sua richiesta e dopo mi siedo sulla stessa poltrona che per un intero mese era sempre stata occupata dal calore corporeo di qualcuno. I ragazzi si sono sempre presi cura di Jimin a turno, ogni giorno ed ogni notte. Me compresa. Ho passato intere nottate in bianco a cercare di farlo distrarre dal dolore lancinante alla coscia, per poi restare per guardarlo dormire.

C'è anche da dire che, grazie a questa sorta di vicinanza, avevo appreso diverse cose su Jimin e su tutti gli altri. Nelle nostre innumerevoli chiacchierate il corvino si era lasciato scappare qualche piccolo particolare, diciamo pure così. Per esempio, mi ha raccontato della passione che Namjoon ha per le creature marine e della bizzarra idea che gli era venuta di adottare un piccolo granchio. Poi mi aveva confessato che Yoongi sa suonare benissimo il pianoforte e che lui, prima di fare il modello, aveva tentato col mondo del ballo, senza successo. Gli avrei anche chiesto di mostrarmi qualche passo se solo la sua gamba non fosse stata praticamente maciullata a sangue freddo.

Una volta Jimin aveva persino alzato la coperta per farmi vedere il taglio ricucito e ancora fresco, facendomi rimanere a bocca aperta per la precisione con cui era stato eseguito quel delicato lavoro. Seokjin aveva dimostrato un'abilità magistrale nel fare tutto senza la minima sbavatura. Nonostante fosse stata una tortura per lui vedere uno dei suoi fratelli così sofferente, aveva concluso a testa alta. Questo gli ha fatto onore.

«Il ramen di Jin è la cosa migliore del mondo.» impasta con la bocca piena il ragazzo nel letto.

Lo vedo: aveva iniziato a mangiare sì e no da due minuti e ha già quasi finito tutto. A me, invece, non resta che guardare con la bava che mi penzola da un labbro.

Per distrarmi, inizio a guardarmi attorno per l'elegante camera di Jimin. Nel corso della mia convivenza con i ragazzi avevo visto la camera di Hoseok, assaggiato fin troppo bene quella di Jungkook e questa. Le altre le avevo solo intraviste di sfuggita, ma posso affermare con sostenuta certezza che quest'ultima sia la camera più elegante di tutte. Quello dai capelli neri al mio fianco ha un gusto piuttosto raffinato. E' tutto un susseguirsi di toni chiari e scuri che creano un gradevole intreccio sulle pareti e persino nei mobili. Piacevole è il movimento creato dalle tende che svolazzano all'aria proveniente dalla finestra di poco aperta. Oggi c'è il sole, ed anche la luce sta esercitando un ruolo fondamentale. Pare di stare nel reparto espositivo di un negozio d'arredamento per quanto la camera è tenuta bene malgrado lo stato infermo del suo proprietario.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Where stories live. Discover now