7. L'aria del lago

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Oggi è Namjoon che mi scorta in casa dopo che il lavoro è finito. Più che "lavoro" avrei potuto considerarlo un massacro in piena regola. Per loro non doveva essere stato così difficile fare fuori quel tipo, ma ai miei occhi il tutto si è svolto così velocemente, che non l'ho ancora processato per bene.

Mi è praticamente morto addosso. Ho il suo sangue incollato alla pelle. Mi faccio schifo. Vorrei sparire dalla faccia della Terra.

Sto aiutando degli assassini. La cosa peggiore di tutte è che il mio cervello elabora questo supplizio come un qualcosa di inevitabile, come se non stessi facendo nulla per scappare via.

Ci ho provato, ho tentato tutte le strategie che mi venivano in mente. Eppure, loro sono molto più numerosi e arguti di me. Non posso farci nulla. L'unica alternativa che mi rimane è quella di schioccare le dita e sparire magicamente. Così, sotto lo sguardo di tutti. Ma ancora non ho affinato queste potenti abilità. E, mio malgrado, finché non ci riuscirò dovrò restare qui.

Che mi piaccia o no.

«Stai bene, Sooyun?» mi domanda l'alto ragazzo dai capelli castani.

Scuoto la testa mentre il mio corpo è scosso dai brividi. Namjoon apre la porta d'ingresso e mi conduce dentro mentre Hoseok e Jungkook rimangono fuori per prendere alcune cose dal bagagliaio.

Mi conduce fino al salotto mentre non ho ancora ben capito come camminare correttamente. Ad ogni passo che faccio, sento le mie gambe incrostate e sporche di sangue esitare. Devo fare qualcosa per pulirmi. Immediatamente.

Stravaccati tranquillamente sul divano, ci sono Yoongi intento a guardare la tv in compagnia di Taehyung e Jimin, che parlano tra di loro. La mano di quest'ultimo è ancora fasciata, ma egli la muove per aria gesticolando senza problemi. Chissà magari, appena si sarà ripreso completamente, finirà il suo lavoro e mi ucciderà una volta per tutte. Sono così sbigottita che l'idea non mi spaventa più come qualche giorno fa.

I tre si accorgono della nostra presenza nello stesso istante. Le loro facce mutano tutte dalla più totale indifferenza alla tangibile confusione.

«Che diamine è successo?» domanda Yoongi con fare rude, squadrandomi dalla testa ai piedi.

Taehyung si alza pimpante dal lungo sofà e saltella nella mia direzione. Prima di aprir bocca, fa un giro completo intorno alla mia figura immobile quanto uno stoccafisso.

«L'hai ucciso tu quell'uomo, Sooyun?» domanda colpito lui «Cavolo, non ti facevo così spudorata!» esclama ammirato.

Nego con la testa e, al rivivere quelle tremende immagini nella mia mente, il mio stomaco implora pietà in un modo che nemmeno credevo possibile. Non voglio più vedere una scena simile in vita mia. Mai, mai più.

«Infatti non lo è, Tae.» ribatte Namjoon «È stato Jungkook. Sooyun non ha fatto nulla di quello che credi.»

L'altro pare sinceramente deluso. Mi batte una mano sulla spalla e torna a sedersi sul divano vicino al corvino.

«Tranquilla,» mi rassicura «imparerai in fretta.»

Ma neanche morta.

Nel frattempo, gli altri due erano rientrati in casa. Dopo un rumoroso tumulto ci eravamo girati tutti nella direzione dell'ingresso per vedere che cosa fosse successo. Hoseok e Jungkook si asciugano entrambi la fronte e il rosa si sbottona di poco il colletto della camicia bianca, inveendo per il caldo.

Strano; io ho freddo, invece.

Solo in secondo luogo capisco che quel calore deve essere dovuto allo sforzo per aver portato quei due grandi borsoni ai loro piedi. Non appena anche gli altri se ne accorgono, schizzano subito da loro.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Where stories live. Discover now