43. Raffinato

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E' quasi surreale vedere come Jimin si stia riprendendo e riesca a camminare sulle sue gambe solo con qualche intoppo. Cosa c'è di così strano? Lui aveva rischiato la sua vita in quel momento, aveva giocato il suo tutto per tutto, io no. La sua gamba era stata lacerata dal suo stesso pugnale mentre io, apparentemente, non avevo riportato ferite di nessun genere. Eppure, a distanza di un mese, lui era riuscito a riprendere in mano il ciclo delle cose, a rialzarsi in piedi in tutti i sensi. Io no.

Jungkook, Jeon Jungkook del cazzo. Ogni volta che vedo la sua faccia ho l'irrefrenabile istinto di spaccargliela e fuggire nello stesso momento. Ancora adesso, se mi soffermo a guardarli, mi sembra di vedere quegli orribili segni forzati sui miei polsi. Mi aveva tenuto bloccata sotto di lui, senza nessun tipo di consenso da parte mia. Mi ero ribellata fino all'ultimo ed ero riuscita a farlo smettere in qualche maniera. Ma non era stato abbastanza per me. Come ha potuto pensare che quello fosse un buon modo per calmarsi? Mi aveva toccata, aveva usato il mio corpo tremante per fare cose che mi mandano a fanculo il cervello. E lui lo sapeva, proprio per questo aveva agito.

In quel momento, la mia mente e il mio corpo non c'erano. Mi avevano lasciata da sola, in balia di quel bastardo. L'uno nelle braccia della libidine, l'altra nelle fauci del terrore più infimo. Alla fine ero solo legata al suo letto, con le sue mani e la sua bocca che mi davano prova di quanto egli mi conoscesse meglio di chiunque altro. Perché è vero; Jungkook è l'unica persona in grado di guardarmi e comprendermi. Senza neanche volerlo, mi ero fidata della stessa persona che aveva cercato di uccidermi.

Inconsciamente poi, ero diventata come lui. Una pazza e basta. Per un momento mi è anche piaciuto quello che mi stava facendo, lo sentivo dentro di me. Era qualcosa che mi solleticava in mezzo alle gambe e mi stritolava il cuore, forte. Le sue dita hanno avuto la capacità di farmi ansimare e, anche se nella mia testa predominava quel ricordo straziante, in fondo sapevo che lui mi stuzzicava. Jungkook ha sempre esercitato questo fascino su di me, un fascino sfuggente e per nulla legittimo. L'oscurità che attrae quelli più deboli e incapaci di vivere, come me. 

Non ho fatto altro che ripensarci. Mentre una parte di me implorava pietà a quelle scene che mi scorrevano in loop nel cervello, l'altra ne voleva ancora. Ancora e ancora. Se solo fosse stato per quella volontà, a quest'ora non starei qui a chiedermi come sarebbe stato essere andati fino in fondo. E se lui non si fosse fermato? E se fosse andato avanti fino a completare quella tortura? Io... io che cosa avrei fatto?

Siamo sempre lì: la fortuna di averlo fatto smettere ed il risentimento per non avere delle risposte. E' un maledettissimo circolo vizioso, finirò per ammattire.

Con lui non sarebbe neanche la prima volta, solo un'altra da aggiungere alla lista.

«Cosa ne dici?»

Quasi non cado sul letto di Jimin in preda ai pensieri. La mia faccia deve sembrare davvero vacua in questo momento.

«Soo, ci sei? Mi stai ascoltando?»

Alzo gli occhi sulla figura alquanto storta di Jimin, che si tiene con un braccio al muro per evitare di cadere a terra. «Sì, certo che ti sto ascoltando.» mento spudoratamente.

Lui appoggia la mano libera sul fianco, guardandomi dall'alto in basso con uno sguardo tanto ovvio quanto indispettito. «Certo, come no.» schiocca la lingua sul palato, richiamandomi all'attenzione con quel rumore rapido «Se non volevi essere di turno tu stavolta, poteva venire Kook.»

Tsk certo, come no.

«Non serve,» lo blocco subito «lo sai che sono molto più simpatica.»

Jimin mi sorride mentre zoppica verso il suo letto per poi gettarcisi sopra con scarsa delicatezza, facendomi rimbalzare. «Lo so, per questo non ti sto cacciando.» ammicca, toccandomi il naso con la punta dell'indice «Ma potresti almeno ascoltarmi quando ti parlo. Quindi, le coperte viola o azzurre?»

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora