22. Scambio di ruoli

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Avevo passato l'intera giornata a navigare su internet, sperando invano di poter trovare qualche informazione utile su quella banda composta da sette sicari psicopatici. Avevo iniziato con le notizie principali, ma lì non c'era assolutamente niente di utile. Dopo un po', a furia di far scorrere la freccetta del mouse sullo schermo, sono finita in siti che non avevo mai sentito. Non sapevo nemmeno se fossero legali. Eppure, di loro ancora nessuno straccio di notizia. Così, verso sera, con gli occhi gonfi e lo stomaco sottosopra, ho spento il computer e l'ho lanciato contro la parete. O almeno sarebbe stato liberatorio, se solo avessi avuto abbastanza forze per farlo. Quindi, alla fine, mi sono semplicemente abbandonata sul copriletto.

Impreco sommessamente mentre giro la faccia contro il cuscino. Il mio preminente intento era quello di trovare qualche delucidazione che potesse aiutarmi a capire dove fossero andati e, in questa maniera, raggiungerli per liberare la mia folle ira. Non so ancora in che modo, ma qualcosa di perfetto mi sarebbe venuto in mente prima o poi. La microscopica parte razionale che mi è rimasta cerca di farmi capire che comportarmi così mi farà somigliare a loro, come se giocassi allo stesso gioco. Ma non posso neanche lasciar correre. Certo che no.

In fondo, me l'avevano insegnato; se non puoi ottenerlo con le buone, pretendilo con le cattive.

Ho un attimo di smarrimento, poi mi fermo un istante a rimuginare. Dunque, se in rete non avevo scovato niente di utile, mi tocca cercare da qualche altra parte. Per forza. Sì... ma dove? Nessuno sa della loro esistenza a parte me. Ai telegiornali non passa giorno in cui non parlino di qualche altro crimine o rapina, ma fino ad ora i loro nomi non si sono mai sentiti. Sono come una corrente invisibile, che risucchia e spazza via tutto al suo passaggio. Sono incredibilmente bravi a stare nascosti tra la gente comune. Dopo tutto ne avevo avuto la prova inconfutabile vivendoci assieme.

Mi scoppia la testa. Non so cosa dovrei fare per uscirne. Ciononostante, comprendo ben presto che non posso e basta. È impossible per me sradicarmi da questo buio perenne. Ormai è diventato parte di me. Dovrò solo imparare a conviverci e chiuderla lì.

Fisso vitrea la macchia di sangue penetrata nel tappeto ai piedi del letto matrimoniale e una lampadina nel mio cervello pare accendersi ad intermittenza.

Sooyun... aspetta.

Se nessuno sa di loro, questo significa che l'unico elemento proficuo non potrò trovarlo né in rete né in tv. Ciò è ovvio. Ma se la risposta non è all'esterno, allora si trova dal verso opposto. All'interno. Proprio qui, in questa stanza decadente. Quasi non mi prendo a schiaffi quando arrivo alla conclusione che la risposta a tutto ce l'ho io, solamente io. Che incredibile sciocca!

Con una vitalità che pensavo fosse perita, balzo giu dal materasso e accendo nuovamente il computer. La ventola del motore si surriscalda immediatamente per colpa di tutto il tempo in cui era stata in uso, ma faccio finta di niente. Cammino con velocità per la stanza, non badando minimamente alle mie gambe che non la smettono di tremolare come gelatine. Vado sulla casella di posta elettronica e cerco l'indirizzo della mia assistente. Appena lo trovo, digito con una sola mano poche semplici parole.

"Parto di nuovo. Occupati tu del mio lavoro."

Attendo che la mail si invii, quindi spengo tutto. Lascio il portatile sul letto e mi torturo le mani inquieta. Inspiro, espiro e sbatto le palpebre in un tentativo di ragionare. Ci provo anche se so che è impossibile. In questo momento il mio intero corpo è proiettato da un'altra parte. Fisicamente sono qui, ma la mia testa non c'è. È persa chissà dove. Mi è difficile capire fino a dove voglio spingermi. Ma devo. A tutti i costi.

Mi infilo di corsa le scarpe e recupero al volo il cappotto ancora stropicciato sul letto. Alzo il cappuccio e lascio la mia camera in disordine, lo stesso che sembra riflettersi alla perfezione in tutta me stessa. Percorro il corridoio del mio appartamento con il cuore che mi batte fortissimo. Sto ancora studiando la mia tattica che già mi ostino a voler spiccare il volo. Potrei spaccare tutto appena esco di qua, oppure fare assolutamente zero. L'unica cosa di cui sono sicura è che devo andarmene. Devo partire di nuovo, così come avevo scritto alla mia assistente. Nemmeno io, però, so quando farò ritorno stavolta.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Where stories live. Discover now