15. Il silenzio

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Seokjin mi prende per un braccio nell'attimo in cui nello yacht risuona un boato che mi appare immenso. Inizialmente credo sia esploso qualcosa. Ma poi, quando giro lo sguardo terrorizzata verso Namjoon, mi rendo conto che aveva sparato contro il pavimento.

Sentivo che sarebbe accaduto. Una vocina nella testa continuava a ripetermi che questo concentrato di lusso, prima o poi, si sarebbe tramutato in una camera mortuaria. Non poteva essere solo una semplice festa come volevo credere, macché. I ragazzi mi avevano portata qui e mi avevano armata giusto per avere una garanzia in più. Già, peccato che io non sappia nemmeno come si tiene in mano una pistola.

Namjoon fa qualche passo in avanti e persino io, che in teoria dovrei far parte della sua squadra, vengo colta dai brividi. I suoi occhi allungati scrutano ogni persona nella stanza, analizzandone le possibili debolezze per colpirle ed annientarle senza pietà. Quando guarda me però, le sue pupille scure ricadono subito sul maggiore che mi sorregge per un braccio. Il castano fa un movimento del collo in direzione della portafinestra. Seokjin non se lo fa ripetere due volte ed esce indisturbato.

Il ragazzo mi accompagna sino ad un gruppo di sdraio semi illuminato e mi fa prendere posto su una di esse. Siamo sul pontile principale e c'è molto vento a quest'ora della tarda sera. Ho freddo.

E, sopratutto, quella paura che stavo iniziando a padroneggiare minaccia di sgorgarmi da ogni punto possibile.

«Jin? Jin dove vai?» gli domando quando lo vedo incamminarsi nella direzione opposta alla mia

«Abbiamo un lavoro da fare stasera.» dice a metà della passerella in legno «Resta qui, Sooyun. Nessuno vuole che tu ti faccia male.»

Cazzate. Se solo non lo avessero voluto, a quest'ora sarei a casa con Yoongi e Jungkook. Ma indovinate dove sono? A farmi ammazzare, ecco dove sono.

Guardo il ragazzo andare via mentre un altro colpo di arma da fuoco implode in tutto il grande yacht. Mi schiaccio entrambe le mani sulle orecchie, strizzando gli occhi e pregando che i ragazzi facciano in fretta qualsiasi cosa debbano fare. Tutti quegli uomini che ho visto prima, loro... moriranno? Per cosa poi? Solo per dello sporco denaro?

Che schifo il mondo, cazzo. Delle creature così non sono definibili neanche come "persone". Sono solo fecce, delle sporche e luride fecce senza uno scopo nella vita. Questo vale per tutti e sette, dal primo all'ultimo. Sono coinvolti in questo orrido giro senza possibilità d'uscita. Esso è diventato la loro vita, la ragione per cui si svegliano e respirano ancora. Sembra quasi che una forza lassù li abbia procreati al fine di liberarsi del troppo.

Perché si sa; alla fine, il troppo stroppia.

«Sooyun? Riesci a sentirmi, Sooyun?»

Cerco di rispondere a Yoongi dall'affare che ho sopra l'orecchio, ma alcune interferenze mi disturbano. Così, ignorando alla grande le parole di Seokjin, mi alzo dalla sdraio per muovermi come se avessi dei macigni legati alle caviglie. Ogni passo che faccio è come un peso conficcato nel petto. Ho il terrore che possa esplodere qualcosa sul serio.

Vado vicino al ponte, poggiandomi con i gomiti al parapetto freddo. Mi premo un dito sul retro dell'orecchio, tentando disperatamente di mettermi in contatto con l'altro ragazzo.

«Yoongi, ci sei ancora?»

Odo un suono stridente e basso prima di sentire nuovamente la sua voce profonda.

«Sì, ci sono.» afferma «Dove sei?»

Mi giro in direzione della portafinestra che non riesco a vedere da qui prima di rispondergli. Non vorrei, ma la voce mi trema.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora