Capitolo 74

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Doncaster non e' così male di mattina.
Le mie scarpe da ginnastica consumate permettono ancora meglio la corsa mentre l'aria gelida mi sferza il viso.
Sta cominciando ad arrivare l'inverno. Il respiro si fa pesante e l'aria si condensa fuori dalla mia bocca ogni volta che la butto fuori.
Non ricordo per quanto ho corso o per quanto ho pensato alla terribile voglia che avevo di fare l'amore con Harry,ieri notte. Non ricordo nemmeno se mi sia spogliata dei miei vestiti prima di mettermi a letto,come per paura che se li avessi tolti avrebbero cancellato il suo profumo da essi.
Mi fermo su una piccola aerea di sosta vicino a un enorme casa bianca. Non sembra abitarvi qualcuno,il giardino terribilmente rovinato,le aiuole tagliate male,e un bel po di ciuffi d'erba in punti in cui l'erba non dovrebbe stare.
Poi ricordo. L'erba nelle mattonelle di cemento fuori casa,il giardino che mi rifiutavo di mettere apposto perché Lou avrebbe sicuramente criticato il mio lavoro,papà che leggeva il giornale li' bevendo una lattina di birra..
"Ciao,casa." Sussurro respirando affannosamente e legandomi i capelli.
I miei piedi si muovono meccanicamente intorno alla mia vecchia casa,notando la vernice scrostata dei muri e il cumulo di foglie secche accanto al cancello.
Non avevo mai visto una casa lasciata così in balia di se stessa.
La porta si apre scattando velocemente e riconosco subito la voce di mia madre riecheggiare nell'aria.
"Vattene via di qui! Stronzo!" Le parole biascicate e il tono della voce troppo alto. "Non farti vedere mai più!"
Un uomo fin troppo basso e grasso mi supera uscendo velocemente dal cancello,guardandosi prima intorno e saltando poi sulla sua Mercedes,sgommando verso il viale alberato.
Johanna sembra piangere,la sento respirare a fatica e trafficare con qualcosa mentre decido se farmi vedere o no,reggendomi alla siepe.
La mia mano tocca qualcosa di umido e non riesco a fare a meno di imprecare mentre mi asciugo la mano bagnata sulla gamba.
"Chi cazzo c'è?"
La sento smettere di trafficare e scendere i scalini del portico. "Chiunque tu sia,non ho voglia di parlare." Urla ancora.
"Che cosa cazzo ti urli?" Scatto fuori dalla siepe guardandola e sistemandomi i pantaloni ormai bagnati della tuta. "Sono solamente io,cristo." Sbuffo guardandola per un secondo e posando poi lo sguardo sulle mie scarpe rovinate.
Per un po' nessuna delle due parla. Forse stiamo cercando le parole adatte,o forse nessuna delle due ha qualcosa da dire.
"Te le ho comprate cinque anni fa quella scarpe." La sento ridere piano mentre sistema dei vasi accanto alla porta.
La guardo per pochi minuti.
E' davvero,davvero invecchiata. Davvero,ma davvero invecchiata.
"Ancora non le hai buttate?" Tira su col naso pulendosi le mani macchiate di terra. Cerco di non guardarla ma i miei occhi si piantano su di lei.
"Sono comode per correre." Rispondo cercando di asciugarmi l'enorme alone sui pantaloni. "E sono sempre un ricordo,non le butterei via così."
"Oh,Gesù." Sbuffa togliendosi i capelli dalla fronte e sedendosi sull'ultimo scalino. Respira affannosamente e si tiene il petto chiudendo gli occhi.
"Posso dare una mano?" Borbotto mettendomi le mani sui fianchi e avvicinandomi. Non so' dove sto trovando il coraggio di rientrare a casa quando avevo promesso che non ci avrei più messo piede.
"No,stai indietro." Alza una mano verso di me,tossendo. "E' molto,molto pericoloso." Un fiotto di sangue le scorre dalla bocca gocciolando sul freddo marmo dei scalini.
Inorridisco a quella vista ma mi avvicino lo stesso vedendola contorcersi e tossire più forte,mentre il sangue scorre ancora.
L'orlo dei miei pantaloni viene schizzato da quel liquido rosso mentre mi accuccio e le reggo la schiena guardandola mentre cerca di dimenarsi e girarsi mentre sputa altro sangue. "Sta indie..." Altro sangue. E ancora sangue. Solo sangue.
"Non sto indietro,che cos'hai?" Balbetto preoccupata mentre mi tolgo dalla tasca un fazzoletto di carta,passandoglielo sulle labbra.
Lo prende con le mani tremolanti e se lo stringe sulla bocca sospirando pesantemente. "Tumore alla gola,alle volte succede così.." Si alza tossendo ancora e mantenendosi il fazzoletto ancora davanti al viso.

Mia madre. Tumore alla gola.

"Hai..hai un tumore?" Chiedo guardandola e spalancando gli occhi.
Annuisce. "Da ben due anni e mezzo,ma non e' mai importato a nessuno." Sogghigna piano. "Devo pulire i scalini,io.."
"Pulisco io." Scatto alzandomi,cercando di non calpestare le piccole pozze di sangue. "Tu,riposati.."
"No,no,no." Scuote la testa. "Sei stata chiara l'altro giorno,sto fuori dalla tua vita e tu stai fuori dalla mia,va bene così."
"Mamma.."
"No davvero,non chiamarmi mamma,io non merito nemmeno di essere chiamata cos..."
"Mamma,sto cercando di sistemare le cose." Stringo i pugni battendo piano un piede per terra. "Solo sistemare le cose,solo questo." Sussurro.
Sembra pensarci per un po' prima di spingere la porta ed entrare.
"Hai cambiato la tappezzeria."
"Sono cambiate molte cose." Mi fa strada tenendosi ancora il petto.
"Molte cose,già." Sussurro entrando.

Love me again. (H.S.)Where stories live. Discover now