Capitolo 64

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Non so' perché io lo abbia chiamato ma mi ritrovo a sorridere come una cogliona sentendo la sua risata. Mi immagino le sue fossette campeggiare dentro alle sue guance e i tendini del collo venire in superficie mentre butta la testa all'indietro e ride. Qualche volta quando facevo qualche battuta cretina che lo faceva divertire batteva anche le mani.. Ed era una cosa che adoravo.
Il tizio della lettera mi guarda da dentro la porta a vetri dell'hotel. Ha uno sguardo strano e mi sembra di notare che sia nervoso. Quasi impaurito.
Si,ma per cosa?
I nostri sguardi si incontrano per un secondo ma lui distoglie subito gli occhi facendo finta di guardare in un altro punto dietro la mia testa.
E' piuttosto strano ma non mi interessa più di tanto.
La mia coscienza mi rimprovera.
Vuoi davvero far pace con il ragazzo che ti aveva promesso amore eterno e che se ne' andato subito quando è' arrivato un momento di difficoltà?
Scaccio quel pensiero dalla mente.
Magari era impaurito,stanco,e pessimista riguardo al futuro.

"E perché tu non lo eri?...."

Ricordo le sere chiuse in camera da letto a piangere da sola mentre Johanna si scolava le ultime bottiglie di vino rimaste nel frigo,parlando da sola del tempo e dello spazio. Alle volte anche lei piangeva ma non potevo esserne così sicura visto che mi barricavo in camera.
Una sera mi picchio' ma non ci feci più caso ormai. Lo presi semplicemente come uno sfogo e lo accettai facendomi picchiare. Risultato? Tre enormi ematomi e un occhio nero. Non male per una che ha perso il figlio in un incidente banale.
Nessuno sa' come Lou possa essere effettivamente morto.
Qualche testimone mi ha detto che il conducente dell'auto non l'abbia visto mentre attraversava la strada,ma ci credo poco.. Quel tratto di strada e' sempre stato il più illuminato.
Qualcuno dice che in realtà sia stato Lou a non vedere la macchina passare,forse soprappensiero..o forse semplicemente perché era una giornata storta e non vedeva l'ora di tornare a casa.. A casa sua..
Molto parlavano anche di suicidio anche se non credo che mio fratello avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Era il primo a voler vivere e a lasciar vivere.

Mi dirigo verso una panchina vuota di fronte a quello che sembra un vecchio negozio di caramelle,anche se non lo ricordo piuttosto bene mi sembra di vedere una vecchia scena di me e Lou che ci riempiamo di caramelle di liquirizia.
Sorrido al pensiero e mi siedo accavallando le gambe.
Passo forse una decina di minuti a guardare il cielo e a chiedermi che forma abbia una strana nuvola che lo sta attraversando. Ho sempre adorato quel gioco quando ero bambina.
Qualcuno tossisce dietro di me.
Sobbalzo e mi volto.
Harry.

Love me again. (H.S.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora