Capitolo 7

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Mia madre mi prende per un braccio.
"Mamma, mi fai male!" urlo.
Sembra impaurita dal mio tono di voce.
"Tesoro,ti prego." sussurra.
La signora dei fiori ci osserva seduta dietro al suo bancone.
"Devo andare." apro lo sportello della macchina. Mi ferma ancora.
"Sono tua madre,ho il diritto di sapere come stai!" urla. La guardo. Sta urlando proprio come ai vecchi tempi.
La guardo con occhi furenti. "Se tu non l'avessi notato ormai ho ventidue anni." Non mi riesce di chiamarla mamma. "Non ho più bisogno della mia famiglia." Dico tutto d'un fiato.
Quelle parole le colpiscono la faccia come pugni. Mi guarda come se avessi appena dettato la fine del mondo.
"Cosa cazzo stai dicendo?" sbraita.
La guardo ancora. "Perché ora ti frega ma'?" le urlo. "Ora che non hai più la birra come amica ti frega di riavere rapporti con tua figlia!" Forse l'ho detto a voce troppo alta. La signora dietro al bancone ci guarda male chiudendosi nel piccolo chiosco. La guardo e poi sposto gli occhi di nuovo su mia madre. Pantaloni eleganti,stivali alti,camicetta bianca,cappotto firmato,capelli legati. Nessuno l'avrebbe immaginata come un alcolista.
"Mamma io non ti voglio più nella mia vita." sussurro. "Sono tornata solo per rivedere Lou.. Non volevo vedere nessuno che appartenesse alla mia vecchia..vecchia vita." tossisco.
Finge di fregarsene come ha sempre fatto. "Fai come vuoi,Chloe Grace Tomlinson" mi guarda per l'ultima volta e gira i tacchi dirigendosi verso la sua macchina.
Il rombo del motore mi fa sobbalzare.
Forse ci sono andata giù pensante ma almeno le ho detto la verità.
Salgo in macchina e riparto per Londra.
Il ritorno a casa..
E' sempre stato pietoso.

Torno a casa.
Poggio le chiavi.
Chiudo la porta.
Sono sola,come sempre.
Guardo il frigorifero. Vuoto.
"Merda" sussurro richiudendolo. "avresti dovuto fare spesa." mi rimprovero da sola. "Che donna di casa sei?" quell'odiosa voce.

Non avevo più pensato a lui.
Non avevo più pensato al modo in cui ci amavamo.
In quattro anni non avevo nemmeno più considerato il suo nome.
Mi limitavo a accantonare il mio passato e a cercare sempre qualcosa di positivo nel futuro. Ma niente.
Contavo solo nel presente. Più che vivere. Sopravvivevo.
Apro il vecchio baule sotto al mio letto. Quello che Ansel non ha mai visto.
"Ci dev'essere qualcosa." mi lamento rovistando dentro. Rovisto ancora. Qualcosa mi taglia un polpastrello.
"Porca pu.." i miei occhi guardano in basso. Prendo il pezzo di lattina. Rimango in silenzio per un po'. Poi sorrido.

"Sicuri che sia per sempre?"
"Per me e' okay."
"Già,anche per me."

La stringo tra la mano. La premo contro il palmo. Sento un forte bruciore. Vedo goccioline di sangue uscire dalle ferite. "Non mi frega un cazzo." sussurro e continuo a stringere quel piccolo pezzo di alluminio tra il palmo poggiandomelo sul cuore.
"Da quanto tempo non aprivo quel baule?" mi ritrovo a pensare.

Love me again. (H.S.)Where stories live. Discover now