|5|》Satana fa il libraio.

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Finalmente la lezione di matematica e di ginnastica finiscono e io mi appresto ad uscire dall'edificio inutile.

Che poi mi chiedo perché non posso avere un esonero, io non sudo e non faccio fatica, cosa la faccio a fare educazione fisica?

«Ecco qua, Azaleya» sento dire e non ho neanche il tempo di girarmi che Seth mi ha già sganciato tra le mani un libro di trecento pagine.

«Satana fa anche il libraio, ora?» domando, anzando un sopracciglio.

Forse ha affidato a me la missione perché lo prendo sempre per il culo anche se è l'unico ente che dovrei venerare.

Spero che sappia che io ci metto tutto l'affetto —che non riesco a provare— del mondo.

«Spiritosa, Dea greca» mi prende per il culo guardando la mia mano, probabilmente vorrebbe toccarla per ribadire ancora una volta che sono un mostro a sangue freddo, ma non lo fa.

«Spiritoso, Dio dell'intelligenza» rispondo a mia volta, posando lo zaino a terra e aprendolo, per infilarci il libro.

«Dato che tu non dormi, leggilo per domani. Ci sono tutte le informazioni che ti servono sulle tue uniche pomiciate» ammicca, mostrandomi un sorriso esagerato a trentadue denti.

«Okay, ciao» lo liquido e lui non sembra essere dispiaciuto.

«A domani, Azaleya» ripete il mio finto nome ogni dieci secondi, scommetto che gli piace molto.

Mi dirigo verso l'uscita, dove Aamon è già sulla sua jeep e sta aspettando me e gli altri.

Lo vedo parlare con un ragazzo, probabilmente un suo compagno di football che puzza incredibilmente di sudore e dopobarba.

Cerco di non avvicinarmi fino a quando quello se ne va, ma Samael come al solito rovina tutto salendo sulla macchina e facendomi cenno di avvicinarmi.

«Azaleya, vieni! Che aspetti?» domanda cacciando fuori dal finestrino la testa con un sorriso da scemo.

Non so, dimmi tu Samael, sto forse aspettando che quel pranzo vivente si sposti?

Il moro sposta la sua attenzione su di me e mi sorride.

«Non mi hai detto di avere una sorella. Carina» annuncia, mentre io mi avvicino, salgo in macchina e sbatto la porta con violenza.

Capra, devi essere gentile con il mio amico— mi comunica Aamon, ma a me non frega un cazzo.

—È già tanto se non lo mangio, il tuo amico— ribatto e lui cerca di trattenere una risata e liquida in un sorriso il giocatore di football.

«Con chi stavi parlando prima? Ti ho sentito parlare con qualcuno» cerca di raccogliere informazioni Draven.

Ancora non riesco a capire perché i miei fratelli sono così ossessionato dalla mia vita sociale, cosa dovrebbe importargli?

«Con il Dio dei rincoglioniti» scherzo, ma nessuno sembra cogliere la battuta, così faccio un sospiro.

«Con Seth» ripeto, sperando di essere stata più chiara e capisco che è così quando i loro occhi si puntano su di me.

«Credo che dovresti guardare la strada, altrimenti schiacceresti qualche innocente umano» scimmiotto Aamon e lui annuisce per darmi ragione. Incredibile.

«Seth Seth? Quel Seth?» chiede Samael spalancando la bocca e girandosi per guardarmi meglio, nonostante quella posizione sia scomoda.

«Seth, l'unico Dio che si chiama così» ribadisco incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino.

«E perché un favoloso e leggendario Dio come lui parlava con una mocciosetta come te?» domanda Draven e quasi vorrei sbranarlo, infatti gli mostro i canini.

«È Lucifero, dice che devo fare qualcosa per lui» dico con non chalance e prego che nessuno mi chieda i dettagli, altrimenti scendo dalla macchina e dissanguo il primo che trovo.

«Lo sai papà cosa diceva di...» cerca di dire Samael, ma io lo interrompo afferrandolo per una ciocca di capelli.

«Non parlare di lui» mi si iniettano gli occhi di sangue e lui ci rimane male, tanto che al primo semaforo rosso che troviamo, esce alla velocità della luce.

Letteralmente, è la supervelocità dei vampiri.

«Brava, l'hai fatto piangere di nuovo. Non capisci che quel povero ragazzo ha dei sentimenti?» mi rimprovera Aamon lo psicologo.

D'oggi in poi lo chiamerò così, perché a me sembra di stare vicino ad un branco di umani idioti.

«Lo sa che nostro padre è un figlio di puttana e che non deve nominarlo» mi giustifico alzando le mani in segno di difesa.

Quel bastardo se ne era andato all'incirca settecentotrenta anni fa e da lì nessuno ha più saputo nulla di lui.

Cinquanta anni fa, invece, mia madre ci ha lasciati. Qualcuno l'ha uccisa e io so di per certo che è stato mio padre.

«Cosa ci porti oggi per cena?» domanda Draven chiudendo la portiera della macchina. Non mi ero accorta di essere arrivata a casa.

«Nulla. Io ho da fare. Andate e prendetevi la vostra cena» li informo e i due rimasti sbiancano, anche se credo sia impossibile.

«Tu Draven potrai prenderti i tuoi conigli e tu Aamon...» penso a cosa dire dato che la situazione è strana.

«Potrai conoscere la tua vittima prima di infilarle i canini nella carotide» concludo alzando le spalle ed entrando in casa.

Tre perfetti idioti, ecco cosa erano.

Salgo in camera e inizio a sfogliare il maledetto libro che mi ha dato Seth.

Leggo velocemente delle informazioni inutili sull'astronomia e poi passo a ciò che serve veramente.

Ora, non so su cosa si basi questo libro. Io ho sempre ritenuto la scienza come un punto di riferimento stabile, ma come fanno a dire questi certe cose?

L'incarnazione dello zodiaco? Voglio dire, perché dovrebbe esserci un coglione scorpione con gli occhi e i capelli scuri e folti e la carnagione bruna di statura olivastra e con le gambe arcuate

Il giorno dopo mi dirigo verso scuola con i miei appunti sui famosi discendenti. Penso tanto, fino a quando qualcuno non mi entra nella testa.

Buongiorno, Principessa. Hai dormito bene?— domanda Seth, facendomi alzare gli occhi al cielo disperata.

—Vai a limonare umani, Stronzo— lo rimprovero sbuffando, mentre la gente passa e mi fissa, forse credendo che io sia pazza.

«Mi piacerebbe fare un po' di pratica con te, lo sai?» chiede, spuntandomi davanti e trafiggendomi con i suoi occhi più chiari dei miei. Sono mostruosi, letteralmente disumani ma allo stesso tempo hanno un qualcosa di particolare.

«Certo, vuoi vedere come di solito sgozzo le persone?» domando io di rimando, facendogli fare una faccia disustata.

«Credo che il sentimento non sia corrisposto... Oh, già. Non puoi provare sentimenti» mi provoca con un sorrisetto malefico.

When night comesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora