|2|》Glitter e lustrini piacciono ai vampiri.

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La mia vita è eterna e pensare che non ho vissuto nemmeno una piccola percentuale della mia di essa è stressante.

Ho sempre voluto sapere quanto fosse un tempo "infinito".

Infinito, senza fine. Impossibile da immaginare e da contare. Così inconcepibile e affascinante da essere tutto ciò a cui penso la notte.

Non ho uno scopo, uccido e studio, uccido e vado a scuola, uccido e sto con i miei tre fratelli, sono tutto ciò che ho.

Gli umani hanno un obiettivo nella loro misera vita che bene o male è relativamente corta.

Questa strada è molto buia, vedo l'inizio della via dove vivo, piena di piccole luci che la fanno sembrare un cimitero. Villette a schiera su un terreno così piano da sembrare un tavolo, inizia a salire di poco due o tre case prima della mia, lasciandola a sovrastare come ultima sulle altre.

Metto una mano sulla maniglia e spingo delicatamente la porta d'ingresso, Samael come al solito è lì sul divano. Lui è il più piccolo dei miei fratelli.

«Finalmente, Capra. Sei arrivata. Sto morendo di fame, hai portato qualcosa?» domanda, mentre se ne sta beatamente stravaccato a guardare insatiable perché a detta sua gli piacciono lustrini e brillantini.

«Chiamami di nuovo in quel modo e sarò costretta a infilarti il braccio del drogato che ho fatto a pezzi nel culo» lo informo con un sorriso finto sul volto.

Io per i miei fratelli sono Capra. Se incontrassi l'idiota che più di duemila anni fa ha associato il mio nome a quello di una capra, lo farei certamente a pezzi.

《Draven! Aamon! La cena è pronta!》urla il castano, facendo un sorriso idiota e correndo verso il tavolo della cucina, non prima di mettere in pausa l'episodio della sua serie tv preferita.

《Cosa c'è da mangiare? Coniglio?》domanda Draven, facendomi alzare gli occhi al cielo. Lui si definisce vegetariano da almeno centosei anni, mangiando solo selvaggina.

《Quanti conigli ti ho portato a casa in mille anni?》chiedo aprendo lo zaino e lanciandogli nel piatto un braccio.

《Chissà a cosa stava pensando questo povero ragazzo innocente》interviene Aamon, facendo un sospiro sconfitto e giocherellando con il bicchiere.

《Insomma, ma è mai possibile?!》sbraito e molto probabilmente i miei occhi si iniettano di sangue, come ogni volta che ripeto queste parole.

《Come diavolo faccio a essere vostra sorella?! Uno è ossessionato dai brillantini, l'altro è vegetariano -e mi chiedo come faccia un vampiro ad esserlo- e l'ultimo fa il filosofo!》urlo così forte che tutti e tre sono concentrati a guardare il piatto con la testa china.

《Azazel》mi chiama Samael, riguardandosi bene dal chiamarmi con il suo stupido nomignolo. Punto gli occhi su di lui, schiudendo le labbra per sospirare e mostrandogli i canini.

《Guarda che non c'è niente di male nei brillantini e nei glitter. Ai vampiri piacciono le cose luccicanti》dice quelle che tra qualche secondo sono le sue ultime parole.

Afferro la bottiglia di vetro sul tavolo e la scaravento contro il muro, facendo schizzare sangue ovunque. Non è possibile che questi siano i miei fratelli, non è decisamente possibile.

Draven quasi piange quando afferro la televisione e la lancio sul tavolo. La seconda del mese, era.

Devo decisamente calmarmi, quindi esco di casa e cammino fino ad arrivare al cimitero. Il mio posto felice.

《Che c'è Bob? Perché mi guardi così?》domando retoricamente alla foto stampata sulla tomba del nostro vicino di casa, morto di vecchiaia. Lo sorpasso e arrivo davanti alla tomba di Astrid, mia madre.

《Senti, mamma. Io sono stufa di quei mostri che chiamo fratelli》inizio, sedendomi di fronte alla sua tomba, come se lei potesse sentirmi.

《Se solo ti degnassi di rispondermi》sbuffo, strappando un po' di erbacce intorno alla tomba. La mia azione è interrotta da un fruscio strano dietro di me. Troppo silenzioso per essere quello di un umano, non sento il cuore pompare e il sangue pulsare nelle vene come se fosse un tamburo.

Si sta avvicinando lentamente, forse disinteressatamente, ma ad ogni modo sono curiosa e giro il volto alla mia sinistra, dove due gambe lunghe sono ferme. Alzo gli occhi per vedere chi è che osa disturbarmi mentre parlo con mia madre.

Due occhi ancora più chiari dei miei mi stanno fissando e ogni tanto si chiudono lentamente e in modo annoiato. Le labbra che fanno quasi invidia alle mie per dimensione e colore sono serrate e non proferiscono parola.

《Sembri scemo se mi fissi》gli faccio sapere, alludendo al fatto che deve smetterla di guardarmi se non vuole che gli spezzi la colonna vertebrale.

《Cosa ci fai di notte in un cimitero? Tutta sola per giunta?》domanda e io scoppio a ridere, dato che dal suo tono si evince che secondo lui dovrei avere paura, quando in realtà è solo lui che dovrebbe averne.

《Okay, okay. Senti, il tuo cuore non batte, dovresti sentire che anche il mio non lo fa. Perciò o sei sordo oppure sei scemo》analizzo la situazione, alzandomi in piedi di scatto, in modo da avere la possibilità di guardare bene quell'essere.

《Chi sei?》mi chiede confuso, facendo scendere il suo sguardo lungo la mia felpa nera e i leggins, per poi tornare sul mio volto.

《Sono Azazel. Tu?》domando curiosa, ma lui fa una faccia da pesce lesso e sta zitto per qualche secondo.

《Credevo che Azazel fosse un uomo》sussurra lui, spalancando gli occhi e tornando a fissare il mio corpo.

When night comesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora