2.

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Avevo fatto la doccia, avevo messo la divisa e mi ero fatta due trecce laterali, proprio come prevedeva il regolamento. Mi sentivo come quella sfigata di Pippi calze lunghe, ma non potevo farci nulla.

Dopo aver attraversato il corridoio che portava all'ingresso principale, mi misi in fila indiana con tutti gli altri "detenuti" dell'istituto, le ragazze da una parte e i ragazzi dall'altra. Di fronte a me avevo quell'idiota di George. Era un bambino un po' particolare diciamo, era perennemente con le dita nel naso e nonostante avesse subito vari rimproveri e punizioni per questo, continuava a farlo. Pensandoci però mi piaceva, perlomeno aveva le palle di fare quello che voleva.
Venni riportata alla realtà quando la signorina Berd scese le scale con la sua gonna nera a vita alta e la sua giacca con lo stemma dell'istituto. Portava come al solito dei tacchi altissimi neri laccati e i capelli erano legati in uno chignon.

"Allora cari ragazzi, vi ho convocati qui, oggi, per annunciarvi un'avvenimento straordinario. Oggi, un fortunato di voi, avrà l'occasione di avere finalmente una famiglia, non sarà più un povero orfanello maleducato e senza futuro..."

Stronza.
La solita grandissima stronza senza tatto. Nonostante abbia solo 32 anni, è peggio di una vecchietta zitella.
Stronza.

"..e quel fortunato è il signorino Harry Styles! Vieni tesoro, non vergognarti, vieni che i tuoi nuovi genitori ti stanno aspettando"

Cosa? No avevo sicuramente sentito male. Harry? Il mio Harry? Non era possibile, no. Lui non poteva lasciarmi sola qui dentro.
No no no no no no.
Invece si, eccolo mentre scende le scale con la piccola valigia in mano mentre saluta i suoi compagni.
Non posso crederci.
Non voglio crederci.
Mi passa davanti senza neanche degnarmi di uno sguardo e posso giurare di aver sentito parte del mio muro rompersi in mille pezzi.
Cazzo cazzo cazzo.
Portatemi via tutto ma non lui, vi prego.

Lo fisso mentre attraversa il viale formato da sassolini, apre la portiera ma prima di entrare in macchina si gira, mi guarda e mi mima con le labbra un "mi dispiace" e poi sparisce dentro l'auto che parte a tutta velocità verso chissà dove, lontano da me.

Mi dispiace? Mi dispiace un cazzo. mi ha mollata qui. Lui lo sapeva, ecco perché non mi aveva riposto quando gli avevo chiesto il motivo della convocazione urgente della signorina Berd.
Lui sapeva se ne sarebbe andato e non mi ha detto nulla.
Non mi ha salutata.
Non mi ha detto addio.
Nulla.

Da oggi giuro che non mi affezionerò mai più ad un ragazzo, mai.

Soul SisterWhere stories live. Discover now