Stranger

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Quando Todoroki arrivò a destinazione, era troppo tardi.

Trovò l'appartamento di All Might, così come il resto del palazzo avvolto dalle fiamme, nonostante molti Heros e i pompieri fossero già sul posto.
Il ragazzo, con una espressione disperata, si passò le mani tra i capelli, cercando anche solo un minimo segno lasciato da All Might o, ancora meglio, All Might stesso.
Eppure non vedeva altro se non visi sconosciuti e fumo.

Come da una saetta, qualcuno a lui familiare attraversò il suo campo visivo e, appena la riconobbe, si sentì ancora peggio.
Il primo passo fu lento, ma in seguito corse verso i paramedici che stavano caricando la barella sull'ambulanza.
Inko-chan era lì, con il viso sporco di cenere e sangue, con una maschera per l'ossigeno sul volto e, infine, le palpebre serrate.

«È... È viva?» Chiese il bicolore ai presenti, esitante.
A rispondere fu quello apparentemente più anziano, il quale dopo aver chiuso una portiera si voltò verso di lui.
«Per ora sì, ma ha inspirato molto fumo e alcune bruciature sul corpo sono gravi... Se conosci qualche suo familiare, avvertilo.»

In seguito salì sul veicolo e, in un attimo, il veicolo partì con la sirena a tutti volume.
Todoroki rimase imbambolato ad osservare la scena e, proprio quando stava per voltarsi, qualcuno picchiettò sulla sua spalla.

Voltandosi, riconobbe il volto del suo professore, Present Mic. Aveva un'espressione confusa e sorpresa, mentre alle sue spalle Aizawa osservava la scena con gli occhi sbarrati e la paura aumentare dentro di sé.
«Sono venuti qui... L'Union dei Villain... Lo hanno catturato e hanno quasi ucciso la madre di Midoriya...- Nel mentre Aizawa era andato verso loro e, appena il bicolore lo vide, gli saltò addosso, buttandolo a terra e sollevando il suo collo per il colletto della felpa nera. -Le avevo detto di venire subito! Io le avevo detto di farlo! Se fosse arrivato prima, avremmo potuto salvare entrambi!»

Aizawa lo guardò impassibile e, solo quando dalle mani del giovane iniziarono ad uscire cristalli di ghiaccio e piccole fiammate, che il compagno del sensei si allarmò.
Mic toccò la spalla del bicolore, il quale appena percepì il contatto, scrollò la spalla violentemente.

Lo ignorò, continuando a stringere la stoffa della maglia e guardare nelle iridi scure di Aizawa.
Quest'ultimo non tentò neanche di eliminare il suo Quirk perché, infondo, sapeva che aveva ragione.

Non voleva mostrate il suo dolore, ma dentro di sé, quasi si sgolova.
Posò le mani su quelle dello studente e, mettendosi a sedere, assottigliò lo sguardo.
«Non c'è bisogno che tu me lo dica. Lo so già.» Disse con voce piatta e ferma.

Todoroki, il quale aveva iniziato a piangere silenziosamente, perse l'uso delle parole e, abbandonando le mani lungo i fianco, abbassò il capo così che i suoi capelli gli coprissero il viso.

Esistono due tipi di dolore.
Quello corporeo, come una ferita o un livido e quello emotivo.
Il peggiore tra tutti. Quello che ti corrode dentro, come la ruggine, finché di te non resta che un guscio vuoto e buio. Todoroki e Aizawa, in quel momento, stavano vivendo l'Inferno e solo loro due compresero ciò che stava provando in quel momento l'altro.

Senza pensarci un attimo, il corvino abbracciò lo studente che, come un'ancora di salvezza, si aggrappò alla sua felpa e nascose i suoi occhi nella sua spalla.
Mic li guardava leggermente distante, con un sorriso triste sul volto e gli occhi stanchi.

Forse non avrebbe mai compreso il loro dolore, perché tutte le persone che amava erano sempre state con lui. Infondo, però, aveva vissuto qualcosa di simile poco tempo prima.
Ma solo vedendo gli occhi di un bambino che, per la sua età, aveva visto troppe atrocità.

Dopo una ventina di minuti, molti studenti della 3-A arrivarono sul posto, avvertiti dal bicolore.
Uraraka, Hiroshi e Iida furono o primi.

La ragazza indossava dei pantaloni a quadri rosa e bianchi e, sopra la canottiera, portava il suo giubbotto blu scuro. Iida aveva dei pantaloni lunghi e blu, con sopra un giubbotto nero. Infine Hitoshi, lui indossava dei pantaloncini da basket, con sopra la felpa e un cappello sui capelli solitamente disordinati.
«Todoroki! Cosa è successo?» Chiese la ragazza, correndo verso il suo amico che si era staccato dal professore.

«State tutti bene?» Chiese Iida, dietro di lei. Hitoshi era rimasto a fissare la casa ormai completamente mangiata dalle fiamme, con gli occhi assottigliati e un'espressione neutra sul viso.
«Per fortuna sì ma...» Todoroki, il quale alzò il viso per guardare i suoi amici, fu interrotto dal viola.
«Sono stati i Villain, vero? A catturare All Might intendo.» Disse, avvicinandosi con le mani nascoste nella felpa.

Todoroki digrignò i denti, abbassando ancora auna volta il capo e stringendo i pugni.
Uraraka, speranzosa che Hitoshi non avesse ragione, fece un sorriso preoccupato, passando il proprio sguardo da un ragazzo all'altro.
«Sta... Stai scherzando, vero? Non... Non può es... Essere, vero Todoroki?»

La risposta arrivò da sé, quando le spalle di Todoroki vennero scosse dai singhiozzi.
«Se... Se fossi arrivato prima... Inko-san non sarebbe in ospedale e... E All-Might salvo...»
Di slancio, la ragazza lo abbracciò.
Gli accarezzò i capelli bicolore e, cercò di calmarlo.

Ancora una volta, Todoroki non era stato in grado di proteggere qualcuno caro a chi amava. Prima Bakugou, ora la madre e il suo"quasi-padre".
Pian piano, la rabbia e il senso di vendetta presero il posto della tristezza e rammarico.
Sì staccò dalla ragazza e, guardando tutti e tre, parlò a denti stretti.
«Salveremo Midoriya, costi quel che costi, ma lo faremo.» Il suo sguardo infuse nei suoi tre amici più sicurezza.

Iida sospirò e, accendendo il suo telefono, lesse la data di quel giorno.
Era il 19 marzo.
L'attacco da loro pianificato sarebbe stato il primo d'aprile, perché dovevano ancora decidere come attaccare e, soprattutto, come passare inosservati al resto degli Heroes.
O almeno così avevano pianificato, perché una voce sconosciuta a loro richiamò la loro attenzione.

«Non lo farei fossi in voi... Il vostro amico è ormai bello che morto.»
Sentendo quelle parole, così fredde e al contempo dolorose, fece arrabbiare ancora di più Todoroki.
Forse perché infondo lo pensava anche lui.
«Cosa cazzo dici?! Chi ti credi di essere?!» Urlò lui, andando verso il giovane, incappucciato e con il viso nascosto da una mascherina nera.
Lo afferrò per la felpa.

«Fidati ragazzino. Voi forse lo conoscevate prima, ma non sapete affatto chi vi ritroverete davanti.»
«Perchè dici questo?» Chiese Hitoshi, allontanando Todoroki e guardando negli occhi dello sconosciuto.
Le sue iridi erano di un rosso accesso e dei capelli bianchi erano intravedibili da sotto il cappuccio.
«Perchè io ho visto ciò che ha vissuto il ragazzo in questi ultimi due anni e nessuno, nessuno di umano, sarebbe potuto sopravvivere.»

I quattro giovani lo guardarono, sospettosi.
I due Sensei erano andati a parlare con gli agenti di polizia, per questo non notarono gli studenti parlare con lui.
«Chi sei?»

Lui ghignò, sotto la mascherina e, dopo essersela tolta, sorrise ai quattro, abbasandosi poi il cappuccio.
I capelli bianchi erano legati dietro il capo, mentre una terribile cicatrice gli percorreva un lato della testa. Sembrava essere quasi un taglio, profondo e netto.
Era molto alto e magro, nonostante ciò, il viso sembrava essere quello di un principe delle fate. Certo, se non fosse stato per gli occhi profondi e inquietanti.
In seguito, lo sconosciuto si presentò.
«Il mio nome è Kaiu.»

S.a.
Eccomi con un nuovo capitolo.
Nelle prossime parti, si spiegheranno molte cose e sarà tutto più chiaro!

Scrivetemi se vi è piaciuto il capitolo e su chi vorreste il prossimo!
Bye!

Your Smile /Bakudeku's AU/Where stories live. Discover now