Shitty mad

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Quei corridoi, bui quanto lunghi, sembravano infiniti.

Il fetore cadaverico del Nomu stava diventando insopportabile e, i primi connotati, stavano iniziando a salire lungo l'interno della gola di Katsuki.

Il biondo poteva sentire le scarpe di Deku camminare qualche passo più avanti rispetto a quello del mostro.
Quello che però, il ragazzo, non poteva vedere, era il sorrisetto compiaciuto sulle labbra di Deku.

Teneva le mani nelle tasche dai pantaloni e, con gli angoli delle labbra rivolti verso l'alto, si stavano avvicinando sempre di più ad una porta nera pece.

Appena furono a pochi passi, Bakugou sentì il Nomu fermarsi e la voce di Deku parlargli.
«Mettilo giù. Posso occuparmene da solo.»

L'essere fece come detto e, il biondo, si ritrovò finalmente in piedi, dopo ore in cui era stato seduto o portato su delle spalle.
Sentì i passi pesanti del Nomu allontanarsi sempre di più e, appena sentì una mano coperta da un guanto sfiorargli il braccio nudo, si pietrificò.
«Non mi devi toccare.» Disse Bakugou, ritraendosi da quel tocco.

In quel momento, il biondo, non poté vedere una strana luce attraversare gli occhi spenti del ragazzo davanti a lui. Per un attimo una smorfia attraversò il suo viso, prima che tornasse con quel ghigno malefico.
«Come vuoi, Kacchan.»

«Non chiamarmi così. Odio quel nomignolo.» Disse di nuovo il ragazzo.

In realtà non lo odiava, però odiava sentirlo uscire da delle labbra che non erano più di colui che aveva creato il nomignolo. Era insopportabile.
«E come dovrei chiamarti, principessa?»

Il biondo strinse i pugni, ancora racchiusi all'interno di quello strano tessuto.

Deku aprì una porta e, senza toccare la sua pelle, lo spinse all'interno della stanza.
Slegò la benda che impediva la vista a Bakugou e, essendo troppa la luce, dovette battere diverse volte le palpebre prima di abituarsi.

La prima cosa che vide, fu un tappeto completamente nero con, sopra, abbandonate diverse armi.
Da semplici coltelli da macellaio, fino a pistole silenziate.
Una piccola finestra, sbarrata, era l'unica presente in quella stanza. Vicino ad essa, un letto semplice e sfatto, con sopra diversi quaderni e qualche penna.
Quello che però impressionò di più Bakugou, fu la parete vicino al letto.

Una cartina della città, con disegnati ogni singolo particolare, riempiva l'intera parete.
C'erano diverse foto attaccate e molte zone cerchiate. Tra le zone evidenziate, Bakugou notò la Yuuei,la fabbrica distrutta, un parco vicino al centro città, la centrale elettrica, il municipio e, infine, un grattacielo, il quale era l'esatto centro della loro città.
In più, erano segnate le case di ogni ragazzo e ragazza appartenente alla 3-A.

Era tutto estremamente inquietante, forse troppo.
«Ti piace il mio schema? Sai, mi sono impegnato molto.» Disse il ragazzo-broccolo.

Dava le spalle al suo "ospite", sembrava concentrato nel cercare qualcosa nella piccola cassettiera.
Bakugou non rispose, continuò a guardarsi attorno.
Notò un piccolo futon grigio ma pulito e ben ordinato affianco al letto.

Quando però fece girovagare ancora lo sguardo, notò un angolo buio dove una puzza di sangue marcio riempiva tutta la stanza. In quel piccolo angolo, alcune scritte riempivano le due pareti. Alcune erano in giapponese, altre in inglese, francese, tedesco, spagnolo e cinese.

«Che... Che cosa è successo?» Chiese il biondo, senza distogliere lo sguardo.
«A cosa ti rif... Oh, quelle!- Nel mentre Deku si avvicinò sempre di più a Katsuki. -Sai, a volte mi capita di avere delle crisi, così scrivo!»

La figura di Midorya, diventata più grande rispetto al passato, era alle spalle di Katsuki e, dietro la schiena, nascondeva qualcosa.
«Di... Di chi è quel sangue?»

Mentre parlava, Bakugou sentì qualcosa attorno al collo. Abbassò lo sguardo e, con ancora le mani legate, provò a toglierselo. Era una sorta di collare.

La pelle, nera, era spessa.
Quasi impossibile da rompere.
Il gancio era ermetico, con tanto di password. Era impossibile da aprire.
Sì sentì tirare da dietro e, solo in quel momento, capì che legato al collare c'era una catena.
Era in fibra di carbonio.

Izuku lo stava portando proprio in quell'angolo e, il biondo, cercava di impedirlo. Aveva una brutta sensazione di quella parte della stanza.
«Oi! Smettila di tirarmi! Ehi nerd di merda, ho detto basta! Non voglio, hai sentito o sei sordo?!» Urlò, ma era tutto inutile.

Alla fine, il ragazzo-broccolo afferrò il cranio del biondo e lo avvicinò alle scritte.
«Ti piacciono? Le ho fatte io, in due anni ho imparato molto, come tutte queste lingue. E...-

Lasciò la testa di Bakugou che si allontanò, quanto la catena permettesse, disgustato.
Guardava quello che una volta era Deku, togliersi la giacca e arrotolarsi le maniche fino al gomito. Successivamente, lentamente, iniziò a togliersi i guanti.

In quel momento, Katsuki notò i lunghi quanto profondi tagli sui suoi palmi della mani, ma anche gli avambracci e i polsi.
-Il sangue è mio!»

Il biondo sgranò gli occhi.
Quel mostro stava ferendo il corpo del vecchio Deku.
«Sei un mostro di merda!»

Deku lo guardò, avvicinandosi poi a lui.
Tirò la catena in alto, così che Katsuki alzasse il viso, e gli posò una mano sulla guancia. Sorrideva, tranquillamente.
Il biondo aveva iniziato a sudare freddo. Stava iniziando ad avere paura di quel ragazzo.

«Io direi più un pazzo di merda.»






Your Smile /Bakudeku's AU/Where stories live. Discover now