Shut Up

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«Ti va di cantare uccellino?»

Una risata psicopatica echeggiò nella stanza buia, mentre la figura al centro iniziava a svegliarsi.

Del sangue incrostato gli macchiava la fronte, mentre i suoi occhiali avevano una lente in frantumi. Aveva male al petto e, quando provò a muoversi, sentì un dolore atroce allo sterno. Probabilmente aveva qualche costola rotta.

Respirava a fatica e, cosa più importante per lui, sentiva la gola secca. Come se non benessere da giorni.
Istintivamente tentò di portare la sua mano alla gola, ma queste erano legate e, a bloccare le sue labbra, c'era del nastro isolante rosso.

La voce che poco prima aveva parlato, riprese parola.
«Non riesci a parlare? Poverino! Non puoi immaginare quanto mi dispiaccia...- Mentre continuava a parlottare, alcuni passi affiancarono la sua voce e, presto, una figura comparve sotto l'unica fonte di luce. A parlare era stato un altro Present Mic, vestito con il costume da supereroe. -Aspetta che ti do una mano.»

Parlando gli strappò di netto il nastro e, il biondo, fece una smorfia di dolore.
Mosse la mascella in movimenti circolari, così da sgranchirla. Quando portò lo sguardo sul secondo Mic, ghignò.
«Mi ricordo di te... Sei quella ragazzina con i capelli biondi e la divisa da scolaretta, vero? Come ti chiamavi... Titti?»

Tornando immediatamente alla sua forma normale, Toga si offese e tirò fuori dalla tasca della gonna, un piccolo coltello.
«Il mio nome è...» Non fece in tempo a finire che Mic le parlò sopra.
«Toga.»

La ragazza, come se fosse diventata un'altra persona, tornò con quel sorriso psicopatico in volto. Iniziando a giocherellare con il coltellino, continuando ad accarezzare la lama con il pollice, si avvicinò.
«Allora... Non vuoi usare il tuo Quirk, hero?»

L'uomo le rivolse uno sguardo intraducibile.

Ricordate i guanti speciali che avevano fatto indossare a Katsuki, così da non usare il suo quirk?
Se vi dicessi che in quel momento, Hizashi, avesse avuto al collo una sorta di collare dello stesso materiale?

«Non sono un idiota.»
«Strano...- Disse la ragazza, iniziando a girargli attorno come fa uno squalo con la sua preda. -Il tuo amico te lo dice sempre.»

Quando sentì la parola "amico", venir sottolineata con un tono particolare, iniziò a preoccuparsi.
«Di chi stai parlando?»
«Non lo sai? Sicuro sicuro?»

Hizashi iniziò a pensare, non capendo a chi si potesse riferire.
Toga lo guardò e, sbuffando, iniziò a descriverlo: «Capelli lunghi e neri, occhiaie, sempre assonnato e acido, peggio di una pantera durante il suo periodo... Proprio lui!»

«Shouta?»

«Din-din-din, abbiamo un vincitore!»

Qualcosa, come una porta, si aprì alle sue spalle e, nonostante il rumore di alcuni passi fosse sempre più vicino, il fatto che quella psicopatica avesse iniziato a parlare di Aizawa, lo preoccupava ancora di più.
«Cosa vuoi da lui?»

«Chissà chissà... Sicuramente io non te lo dirò. Ma potrebbe farlo lui.»

Una mano afferrò lo schienale della sedia, girandolo e facendo sì che il viso di Hizashi fosse davanti ad un secondo volto.
«Sensei! Era da un po' che non ci vedevamo, non crede anche lei?»

«M... Midorya-san?»

Rivedere il suo vecchio studente, quello sempre pronto a partecipare e a capire le sue lezioni, era in carne ed ossa davanti a lui.
«La vedo un po' provato Sensei, vuole forse qualcosa da bere?»

«Cosa... Cosa ti hanno fatto? E dove si trova Bakugou-san? E...»
A fermare tutte le sue domande furono i palmi, uno dei quali fasciato, davanti alle sue labbra.

Ovviamente non le toccò, eppure il professore poteva sentirne il calore sfiorargli la pelle.
«Con calma... Dio! Mi fa venire un mal di testa la sua voce...»

Fece alcuni passi indietro e, allontanandosi, Hizashi lo vide piegarsi e raccogliere qualcosa da terra: una bottiglietta di plastica.
Ne bevve un sorso, davanti al povero uomo che stava morendo dalla sete, lasciandone all'interno poco più di un paio di centimetri.

«Deve sapere una cosa... In questi due anni, una cosa che mi è rimasta impressa nella testa, è la sua voce.- Parlando fece dondolare la bottiglietta, senza tappo, facendo oscillare quella poca acqua rimasta. -Quel suo urlò straziante, che ti sfonda i timpani e ti rimbomba nel cranio.»

Con gli occhi, Hizashi osservava ogni suo movimento, così come ogni oscillazione dell'acqua. Si leccò le labbra secche, mentre il ragazzo continuava a parlare.

«E ovviamente, non sono l'unico che ha pensato la stessa cosa. Tutti i miei amici me lo hanno detto e ho preso una decisione.»

In quel momento, Hizashi iniziò ad avere un brutto presentimento e iniziò a tenere il peggio.
E faceva bene.

«C... Cosa vuoi far...farmi?»

Il ragazzo, che gli aveva dato le spalle, mostrò un sorrisetto schernitore.
Dall'ombra, comparve una piccola figura, coperta dalla testa ai piedi da un telo nero. Delle manine colore pece comparvero da sotto il tessuto e, lentamente, iniziò ad avvicinarsi.

Deku era dietro le spalle del piccolo, facendo dei passi lenti, mentre le sue mani erano congiunte dietro la schiena.

Quelle piccole mani toccarono le guance di Hizashi e, in quel momento, il professore vide un viso di un bambino innocente. In lacrime.

Deku portò il suo viso verso l'alto, e gli fece bere l'acqua rimasta.
Fu un sollievo per il Sensei sentire quel liquido scenderemo giù per la gola, al contrario invece era quel senso di pesantezza che stava iniziando ad avere il sopravvento su di lui.

Tornò a guardare il viso del bambino piangente.

Quella fu l'ultima cosa che vide, prima di addormentarsi e cadere nel mondo, che quel piccolo aveva creato apposta per lui: un mondo di incubi.

Ma l'ultima cosa che udì, furono le parole del broccolo.
«È ora di zittirti.»

Your Smile /Bakudeku's AU/Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt