Next round

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La settimana terminò e nulla accadde. Nessun Villain importante, nessun attacco così come nessun Deku.

Quel giorno, non lontano da casa Midorya, una donna bassa e paffuta si stava preparando ad uscire. Controllava per l'ennesima volta di aver preso tutto, compreso le chiavi, il portafoglio, il telefono e così via.

Quando arrivò all'ingresso, posò la borsa sulle piastrelle, così da potersi piegare e indossare le scarpe. Fuori il tempo era nuvoloso, pronto per piovere, ecco perché la donna prese la saga decisione di prendere il suo ombrello.

Proprio quando fu sul punto di aprire la porta di casa, qualcuno suonò al campanello. Per un attimo, rimase ferma, prima di afferrare la maniglia e abbassarla.

Davanti a lei, una donna alta e formosa sorrideva alla sua coetanea felicemente, mentre chiudeva il suo ombrello.
«Inko-san!» La donna bionda abbracciò Inko e, di rimando, ricambiò ancehe lei.
«Mitsuki-san, come va?»

Senza farci caso, Inko lasciò l'ombrello e la borsa su un mobile vicino alla porta d'ingresso, appena chiusa dall'ospite.

Come, poco prima, aveva in programma di uscire, era consapevole che avrebbe passato la mattinata, se non giornata, in compagnia della sua vecchia quanto cara amica.

Parlarono molto e, il tempo, sembrò volare.
Alla fine, le due donne, deciso di andarsi a prendere un caffè in un piccolo bar nel centro città.

Le strade, affollate come sempre, erano piene di persone con la testa coperta da degli ombrello di qualunque colore.

Alcuni bambini, allegri, saltavano da una pozzanghera all'altra ridendo allegramente, mentre i genitori sorridenti, li rimproveravano.
Inko sorrise vedendo quella scena e, i suoi occhi, lentamente si riempirono di lacrime.

Rivoleva il suo Izuku, non quel mostro comparso alla TV, ma il ragazzino sorridente e altruista che altro non era se non il suo tutto.

Rivoleva abbracciarlo, stringerlo a se, accarezzarlo i folti capelli e dargli un bacio sulla fronte.

Lei doveva essere la spalla su cui poteva piangere in ogni momento, invece aveva fallito. Il suo bambino era scomparso, per due anni fi dato per morto, finché tutto d'un tratto torna e, a sorpresa di tutti, è dicevano un Villain.

Tutto d'un tratto, qualcuno le diede un piccolo spintone e, Inko, voltandpis vide una figura vestita interamente in nero.

Portava un giubbotto, una mascherina per coprirgli il naso e le labbra, un paio d'occhiali da sole e un capello con la visiera, del medesimo colore.
Una voce, bassa, parlo sotto la mascherina.

«Mi... Mi scusi signora.»
«Tranquillo, è stata colpa mia.» La donna gli sorrise gentilmente e, per un attimo quella strana figura rimase ferma a fissarla, prima di darle le spalle e allontanarsi in tutta fretta.

Inko seguì con lo sguardo lo strano uomo, prima che la voce di Mitsuki, arrivata a qualche metro più avanti, non la richiamò. Mentre la donna affiancava la su amica, però, sentì una strana quanto forte stretta al cuore, come se non avesse compreso qualcosa di veramente importante.

In un vicolo deserto, collegato alla via principale, la figura in nero era lontano dagli occhi indiscreti, appoggiato ad una scala antincendio.

Le gocce della pioggia gli battevano sulle spalle e, sospirando, si tolse la mascherina e gli occhiali.

Con la manica del giubbotto di asciugò il viso, dove la pioggia e le lacrime si erano mischiate.
Tirò su con il naso, guardando poi il cielo scuro.

Il petto gli faceva male, come se il cuore volesse sfondare a suon di battiti la cassa toracica.

«Dannazione...» Sussurrò Deku, al pensiero degli occhi verdi della madre.

Your Smile /Bakudeku's AU/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora