Memories

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Il buio regnava in quella camera.

Un sottile strato d'acqua copriva il pavimento, probabilmente piastrellato visto la superficie.

Indossava una maglietta azzurro chiaro e dei pantaloncini, ai piedi non portava nulla. Era leggermente piegato in avanti, con una mano ferma nel vuoto.

Aveva uno sguardo preoccupato, fermo. Era come una statua, incapace di muoversi. Davanti a lui, un bambino dai capelli biondi che guardava il suo coetaneo confuso.

Non lontano da loro, due ragazzini, con delle divise di una scuola media, l'uno davanti all'altro. Uno di loro era con le spalle dritte, come se fosse contro un muro, mentre il secondo lo guardava con un sorriso minaccioso.

L'ultimo, si vedeva i due ragazzini poco più grandi, entrambi con indosso dei costumi e, entrambi, con un pugno rivolto verso l'altro, come se fossero nel mezzo di un combattimento.

A guardare quelle scene, Bakugou Katsuki.

Aveva le mani abbandonate ai suoi fianchi, il corpo che tremava e lo sguardo spento.

Ne aveva fatti di errori, ma quello era stato quello più grande.

Alle sue spalle, alcuni tentacoli neri gli si attorcigliarono attorno ai polsi e le caviglie. Cercò di staccarsi, dimenandosi sempre più violentemente, ma era tutto inutile.

Viene sollevato in aria e, nel silenzio, alcuni passi nell'acqua.

Bakugou continuava a dimenarsi, sperando di liberarsi e prepararsi al combattimento.

Finalmente, davanti a lui comparve un ragazzo. I tentacoli uscivano dalle sue scapole e, mentre quattro tenevano fermo il biondo, altri sette si muovevano ipnoticamente.
«Lasciami stare!»

Un quinto tentacoli si mosse verso di lui, attorcigliandosi attorno alla sua gola. La stretta si fece, pian piano, sempre più ferrea.

Lentamente, alzò il capo mostrando il suo viso.

Un occhio era rosso come il sangue, il secondo invece era verde. Del liquido trasparente scorreva fuori dall'occhio cremisi, mentre un liquido scuro usciva dall'occhio color smeraldo.

Aveva un'espressione sofferente dipinta sul volto, come se stesse soffrendo.

La stretta aumentò ancora di più e, l'ossigeno, iniziò a mancare. Bakugou annaspò.
La vista iniziò ad appannare

Prima che diventasse tutto buio, notò le statue che prima erano ferme, ora fissarli. Nei loro occhi mancavano le iridi, erano bianchi come un lenzuolo. Tenevano un dito puntato sui due ragazzi.

Le ultime cose che sentì Bakugou, fu un nome detto dal ragazzo.
«Kacchan...»

Quando si svegliò nella sua camera, il petto si alzava ad un ritmo irregolare e dai suoi occhi scendevano alcune lacrime.
"Perché cazzo sto piangendo?!" Si chiese il biondo, asciugando le poche lacrime con l'avambraccio.

Si mise seduto sul materasso, con gli avambracci sui gomiti e le dita intrecciate. Guardava il pavimento freddo senza esprimere alcuna emozione.

Sbuffò, frustrato, per poi alzarsi e andare a vedere fuori dalla sua finestra. Da ormai qualche mese aveva preso il vizio del fumo e, nonostante i genitori avessero provato a nasconderle per farlo smettere, era stato tutto inutile.

Ne accese una e, dopo averne respirato il fumo tossico, lo rigettò fuori in un unico soffio. Mancava poco al sorgere del sole e, il cielo, era colorato da un viola accompagnato da sfumature alcune più chiare altre più scure.

In quel preciso momento, la Luna e il Sole stavano condividendo il vasto cielo, come due vecchi amici nonostante fossero due poli opposti.

Il Sole, giallo, bollente, un po' egocentrico.
E poi la Luna, silenziosa, bianca, tranquilla.
Due corpi che, nonostante le differenze, vivevano in un'armonia invidiabile.

Senza lasciarsi il tempo di finirla, premette la punta ardente sul piccolo posacenere nero che teneva lì. In quel piccolo oggetto, nessuna cicca era stata fumata fino alla fine.

L'orologio elettronico segnava le 5.43 con i numeri rossi e luminosi. Sbuffando, andò verso l'armadio, tirando fuori la sua divisa scolastica. Senza indossarla, andò verso il bagno e, dopo una doccia gelata, iniziò a vestirsi. Dalle punte dei capelli bagnati, alcune gocce scendevano fino a bagnare le spalle della giacca grigia della Yueei.

Dopo aver fatto colazione ed essersi lavato i denti, andò ad indossare le sue scarpe. Aveva una sciarpa rossa attorno al collo e, pronto ad affrontare il freddo all'esterno, nascondeva le labbra sotto la stoffa pesante.

Alle sue spalle, una donna dai capelli simili al ragazzo, in vestaglia e con una tazza di caffè tra le mani, guardava il figlio.

«Esci di già Katsuki?»
«Non rompere. Ci vediamo sta sera.» Rispose schietto, come se stesse parlando alla persona che più odiava su questo mondo.

La donna sorrise dolcemente quando la porta si chiuse con un forte tonfo. Quella testa calda non sarebbe mai cambiata e, lei, era colei che più ne era consapevole.

Il freddo filtrava i strati di stoffa, andando a colpire le ossa di Bakugou che avrebbe voluto volentieri una stufetta vicino a sé.

Era ad una decina di chilometri di distanza dalla scuola, quando una voce alle sue spalle lo chiamò.

Un Kirishima con delle profonde occhiaie e il viso pallido si stava dirigendo verso il suo amico, con al seguito Sero e Kaminari.
Bakugou non li salutò nemmeno, senza dire una parola tutti insieme andarono verso un piccolo chioschetto sulla strada.

Era presto per entrare nella scuola, un po' di caffè non avrebbe guastato.
Un silenzio mai sentito tra quei ragazzi li avvolgeva, finché di Sero il primo a parlare.
«Credo che tutti abbiamo visto il telegiornale, così come abbiamo tutti capito la gravità della situazione.» Kaminari, al suo fianco, annuì debolmente.

Tutto d'un tratto, Kirishima si alzò in piedi di scatto. La sedia alle sue spalle cadde sul suolo mentre lui guardava i suoi amici con sguardo serio.
«Quello che abbiamo visto non è Midorya! È solo un nuovo Villain che gli somiglia, basta! Izuku è morto, non potrebbe mai essere diventato un cattivo.»

Tutti annuirono, ma nessuno ne era convinto. All'uscita, Katsuki si accese una sigaretta e, a qualche passo di distanza, i suoi amici rimanevano in silenzio.

Il biondo esplosivo guardava il cielo coperto dalle nuvole con sguardo perso.

Nella sua testa, un sorriso radioso, due occhi verdi e tante lentiggini lo guardava allegro. Un bambino dalla felpa gialla lo guardava con ammirazione, come se avesse davanti a se la persona migliore su questo pianeta.
Ma, ben presto, entrambi vennero circondati da buio e, in un battuto di ciglia, il piccolino crebbe.

Aveva la divisa della Yuuei indosso, guardava il suo compagno con lo stesso sorriso. Eppure dai suoi occhi scendevano grosse e numerose lacrime.. Quando aprì le sue palpebre, mostrò due occhi di due colori differenti.
Come nel suo sogno.

Quello non era il Deku che si ricordava.
Non il bambino sorridente e inarrestabile.
Non colui che, più di tutti, sognava d'essere un eroe.
Non colui che aveva il sorriso più bello.
Non il bambino che riempiva i suoi ricordi.

Your Smile /Bakudeku's AU/Where stories live. Discover now