Problemi al ministero

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"Dentro ogni grande problema ce n'è uno più piccolo che sta lottando per venir fuori."

— Arthur Bloch, Legge del lavoro accurato, La legge di Murphy



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𝓗ermione avanzava stizzita, Grattastinchi ben stretto sotto braccio.

Sentiva lo sguardo di Draco ancora indosso, mentre i capelli le ondeggiavano sulla schiena, bagnati dalla luce della luna.

Il vento le disperdeva le ciocche tutte intorno come filigrana di rame, lucida e leggera nell'aria fresca della sera... ogni ciocca era un movimento sinuoso tra i colori della notte.

E qualcuno alle sue spalle non poté fare a meno di chiedersi se era lei a suonare la notte o la notte a suonare lei, però... quella melodia di delicatezza e fruscio di capelli assomigliava tanto alla più bella delle grazie.

Era una visione di luce per i peccatori che sanno di poterle solo guardare, certe bellezze che fanno scricchiolare l'anima, tanto calde quanto distanti... stelle di terra, invece che di cielo.

Hermione, invece, non ricordava di aver mai portati i capelli così lunghi, ciocche ribelli che le arrivavano fin sopra le natiche... non li aveva più tagliati da dopo la guerra, erano cresciuti incuranti e incurati, li aveva trascurati così come aveva trascurato il cuore, li vedeva spenti e vecchi... esattamente come era lei.

Perché a volte è così, semplicemente così.... ci serve qualcuno che ci guardi e trovi in noi barlumi di luce che da soli non riusciamo a scorgere. Sono quelle nostre piccole armonie, quelle luci solo nostre che in pochi sanno vedere, però... quando lo fanno– oh, quando lo fanno...

Diventiamo diamanti di carne e respiri, pulsanti e veri. Ci spogliamo di ogni straccio che ci affioca e ci sporca per mostrarci in tutti i nostri colori.

E qualcuno, quella notte... qualcuno aveva già tirato via il primo brindello appassito e logoro dal cuore di quella maga, lo aveva fatto talmente piano che Hermione non se n'era neanche accorta.

Lei si allontanò dal campo nel passo più lesto che riuscì a trovare senza mettersi a correre.

Quando sentì di essere a debita distanza, già sotto le colonne di pietra, non poté tenersi dentro il suo risentimento:

«Non farmi mai più una cosa del genere.» rimproverò il micio, stringendoselo di più al petto, «Mai più, capito? Non si fraternizza col nemico, Grattastinchi.»

Il gatto, di tutta risposta, le si accoccolò tra le braccia, strofinandole il muso contro il gomito in una fusa un po' sfibrata, quasi stanca.

«Ah certo, hai giocato troppo immagino!»

Quando rientrò tra le calde mura di Hogwarts aveva quasi il fiatone. Sapeva di essere già in ritardo per la cena, per cui decise comunque di fare con più calma perché sapeva che ormai avrebbe mangiato da sola.

Si incamminò per le scale, talmente pensierosa che non si accorse che quelle cambiarono direzione per due volte, così fu costretta a tornare indietro tra un sospiro spazientito e l'altro.

«Colibrì.» disse mentre saliva gli ultimi gradini, diretta verso il quadro della Signora Grassa.

«Oh, vedo che siamo di fretta!» sciorinò quella con la sua voce briosa, le mani grassotte intente a sistemarsi un nuovo turbante fucsia sgargiante sulla testa.

Il segreto del silenzio | DRAMIONE Where stories live. Discover now