Il Veritaserum di Piton (2/2)

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Hermione non riusciva a chiudere occhio.

Si rigirava nel letto senza trovare pace, le ultime parole di Draco a graffiarle il cranio.

Sentiva tutte le le radici dei suoi sentimenti strapparsi dal cuore, tirarsi fino a ridurlo a brandelli. Petali di rose bianche le galleggiavano nel sangue, perché il profumo di lui ormai se lo portava dentro.

Ed è la cosa peggiore portarsi dentro qualcuno senza averlo davvero.

Non ti ho mai amata e non ti amerò mai.

Graffi sul cuore, graffi sui i denti, graffi contro le orbite.

...non ti amerò mai.

Il modo in cui lo aveva sputato fuori era stato brutale, terribile. E i ricordi delle ultime ore cozzavano con tutti gli altri ricordi di lui.

Draco le si dipingeva in testa tra ringhi e sorrisi, tra ansiti caldi e sguardi ostili.

Hermione era rimasta talmente devastata che non aveva neanche trovato la forza di elaborare ciò che era successo, di esaminare la veridicità di quelle parole. Nonostante ciò, però... la maga era tante cose, ma una sciocca non era tra queste e quello che sapeva per certo era che lui le avesse detto quelle cose per ferirla.

Era stato crudele con l'intento specifico di devastarla. Di farla tacere per poter andare via, perché sapeva che avrebbe funzionato. E infatti l'aveva fatto: Hermione era finita a terra, sia dentro che fuori.

Tirò su col naso, rigirandosi per l'ennesima volta tra le coperte incredibilmente scomode.

Si strinse Grattastinchi contro il petto, cercando di trovare conforto in quel contatto familiare. L'animale, quasi percepisse la tristezza della padrona, si strinse contro di lei incassando il muso nell'incavo del suo collo.

«Siamo stati fregati, Grattastinchi.» sospirò Hermione, lasciando che le sue dita scivolassero sul pelo setoso del gatto, «Bellamente fregati.»

Rimase con gli occhi chiusi per un tempo che parve interminabile, pregando di addormentarsi. Ogni tanto qualche lacrima traditrice le scivolava e lei se la tirava via dal viso con una rabbia tale da fargliene versare qualcuna in più.

Si malediva per poi consolarsi un attimo dopo.
È colpa tua. Non è colpa tua.

Non sapeva cosa dirsi, ogni ricordo aveva perso di significato a furia di ripercorrerlo, riguardarlo come un film in loop.

Era troppo stanca per rimanere sveglia, ma lo era anche per dormire.

Decise che la prima cosa che avrebbe fatto il mattino dopo sarebbe stato cercarlo. Lo avrebbe confrontato ancora, gli avrebbe parlato finché non avrebbe sputato fuori la verità. Non si sarebbe arresa, non adesso.

Quando il sonno la colse alle tre del mattino, la maga non sapeva che niente di tutto ciò che aveva programmato si sarebbe avverato.


~•~


«Alohomora

Passi frettolosi, respiri affannati.

Rumore di un mobile urtato contro il muro.

«Dannazione Ron! Sta attento!»

L'amico mugugnò, chiudendo la porta alle sue spalle e facendosi strada nella stanza del dormitorio ancora buio.

«Sveglia Ginny.» fu la voce frettolosa e bassissima di Harry, «Io sveglio Hermione. Non abbiamo tanto tempo, dai.»

Harry si avvicinò cauto al letto dell'amica, rivolgendo un'occhiata truce a Grattastinchi nel momento in cui questo gli soffiò contro con ostilità.

Il segreto del silenzio | DRAMIONE Where stories live. Discover now