Capitolo 95

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Mi ero infilata un vestito rosa, piú semplice di quello del giorno prima, il primo che avevo pescato dall'armadio. Non avevo tempo per pensare al cambio di vestiti. L'unica cosa che importava, ora, era battere Dimitri. E se, per riuscirci, avessi dovuto obbedire alla rossa, l'avrei fatto. Ma questo l'avevo già deciso.
Mi ero sciolta la coda e guardata allo specchio. Poi, ero uscita.
Questa volta, avevo cercato di stare al passo con la rossa e, con mio stesso stupore, c'ero riuscita. Avevamo sceso le scale ed eravamo passate tra le persone, con vestiti informali, come magliette e pantaloni, per arrivare alla sala da pranzo, già preparata per il pasto.
E, ora, eravamo lí, a guardarli mangiare. A quanto pareva, era il dovere di una principessa ricevere il pasto per ultima e mangiare poco. Nè la rossa nè io avevamo fame. Nè la sera prima, nè quella mattina, nè in quel momento. Non avevamo avuto fame.

"Non abbiamo trovato il re." ruppe il silenzio tra noi la rossa.
Guardava la folla, come se fosse annoiata. Ma, in realtà, sapevo che stava pensando a qualcosa. O stava architettando qualcosa.
Ripensai al biglietto che avevo trovato in camera. Rivelare alla rossa quell'indizio non sarebbe servito a molto: Dimitri avrebbe potuto averlo messo sul mobile prima che io entrassi e io avrei potuto ignorarlo, non accorgendomene; avrebbe potuto posarlo lí quando ero in bagno, ma non sapevo quanto tempo avessi passato, china, sulla tazza del water. Solo un dettaglio mi aveva fatto capire che Dimitri era stato nella mia stanza da poco: il taglio che mi aveva fatto sul collo. Prima di uscire dal bagno, non ce l'avevo. Ma non l'avevo nemmeno visto, mentre mi graffiava.
Avrebbe potuto essere da tutt'altra parte, ora.
Quindi, non dissi niente alla rossa.
"Ma abbiamo qualche idea sul traditore." intrecció le dita delle mani, unendole e posizionandole sotto il mento.
Sorrise. Ma, da lontano, le persone avrebbero pensato che lei stesse pensando. Solo noi, io e le guardie che ci attorniavano, potevamo vederlo. Non stava architettando qualcosa. L'aveva già fatto.
Serrai le labbra e guardai altrove. Chi poteva essere?
Feci scorrere lo sguardo sulle persone presenti. Nessuno di loro sembrava stare tramando qualcosa contro la rossa.
"Domani lo porteremo al consiglio.".

"E se non fosse il vero traditore, la persona che pensate lo sia?" domandai.
Non sapevo cosa significasse portare una persona al consiglio. E non sapevo nemmeno a chi si riferisse la rossa.

"Porteremo quello dopo.".
Non avevo ancora capito cosa volesse dire. Ma l'avrei scoperto il giorno dopo. Questo era quello che la rossa voleva dirmi.
Quindi, si alzó e si schiarí la voce. La guardai, confusa. Cosa voleva fare?
Allargó le braccia, con fare teatrale.
"Un attimo di attenzione, prego!" urló, nella sala.
Subito, le voci si abbassarono. Qualcuno ancora parlava, ma, quando anche questi videro che tutti avevano rivolto l'attenzione alla rossa, si zittirono.
Tutti gli occhi erano puntati su di lei, ma non mi sfuggirono gli sguardi veloci che passarono dalla rossa a me, per, poi, tornare sulla rossa. Avrei voluto coprirmi il viso con le mani, per distogliere l'attenzione da me, ma, probabilmente, questo ne avrebbe attirata ancora di piú.
Abbassai lo sguardo ed aspettai che la rossa parlasse.
"Oggi, mia nipote, Lilith,", appena sentii il mio nome, avvertii l'imbarazzo salire, "ha detto di voler diventare la futura erede al trono!".
Cosa?!
Spalancai gli occhi, verso la rossa. Cosa stava dicendo? Io non avevo mai detto nulla del genere!
Dalla sala, si levó uno scroscio di applausi ed acclamazioni.
Corsi, con lo sguardo, sulle persone presenti, cercando di farli smettere. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me, ora. Non sapevo se il calore che provavo, dentro di me, fosse dovuto all'imbarazzo, alla rabbia verso la rossa, o al calore che avevo provato dopo aver vomitato. Forse, a tutte e tre le cose. Avrei voluto uscire dalla sala da pranzo, in quel momento.
Guardai altrove.
"Per questo, nei prossimi giorni, ci sarà un ricevimento speciale. E, forse, Lilith avrà una sorpresa per noi. Forse, ce l'ha già ora." Spostó lo sguardo su di me. "Vuoi annunciare a tutti di cosa si tratta?".
Di cosa stai parlando?, le domandai, aspettandomi che lei potesse sapere che cosa stessi pensando.
Non solo aveva detto ai suoi sudditi ció che io non avevo mai detto, ma, ora, voleva farmi annunciare qualcosa che non sapevo nemmeno io.
Nemmeno una principessa puó mentire al proprio regno.
La rossa tornó a guardare la sala.
"Lilith...", lasció la frase in sospeso, per far nascere la curiosità nei presenti, "...aspetta un bambino.".
Sussurró l'ultima frase, ma a voce abbastanza alta per farsi sentire da tutti. Nella stanza caló il silenzio. Poi, delle esclamazioni di gioia riempirono la sala. E tutti ricominciarono ad applaudire. Qualcuno si alzó in piedi, con le braccia tese, applaudendo.
Squadrai la rossa, sbigottita. Come aveva potuto urlare una cosa cosí a tutti? Inoltre, non avrebbe mai ammesso che il padre era un vampiro. Ma non avevamo nemmeno stabilito chi dovesse essere, agli occhi della gente!
Lei sorrideva, come se le avessero fatto un regalo.

"Chi è il padre?" urló qualcuno, tra la folla.
Tornai a guardare la rossa. Ora, cos'avrebbe risposto?
Ma lei non sembró agitarsi. Anzi, sorrise ancora di piú.
"Non possiamo rivelarlo. Come tradizione, il padre verrà annunciato solo quando salirà al potere. O nel caso venisse ucciso.".
Sussurró l'ultima frase. Dubitavo che l'avessero sentita altre persone, oltre a noi, che stavamo affianco a lei. Mentre la diceva, peró, nei suoi occhi comparve una scintilla maliziosa.

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