Capitolo 57

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"Apprezzo molto il tuo aiuto, Stacey, ma credo che non bisogna essere cosí severa con lei. Ha appena cominciato." si lamentó la rossa con Stacey, che, purtroppo, a quanto pareva, era diventata la mia mentore per le buone maniere.
Proprio lei mi insegna a comportarmi gentilmente? È uno scherzo.
Tuttavia, fino a quel momento, non avevo fatto altro che seguire le sue istruzioni, imparando a stare dritta con la schiena, a camminare sui tacchi, ad usare una terminologia giusta nelle giuste occasioni, e tutto in meno di un paio d'ore! Ero stanca, cominciavo a sentire i morsi della fame e le occhiaie pronunciate sotto gli occhi.
Ogni tanto, mi strofinavo gli occhi, ma venivo subito rimproverata da Stacey, che sosteneva che, cosí, avrei sbavato il trucco e dimostrato un momento di debolezza al mio pubblico. A dire il vero, le lezioni di Stacey erano piú specifiche sul come essere una brava sovrana, severa e crudele. Non aveva nulla a che vedere con le buone maniere di cui aveva parlato, poco prima, il Capitano. O intendeva anche lui con buone maniere l'essere una sovrana crudele e severa? Probabilmente, lui la pensava come lei. Quindi, quale insegnante migliore di Stacey, in questo?
Non sapevo perchè ubbidissi senza lamentarmi. Dopotutto, mi stavano minacciando?
Non avevano potere su di me. Eppure, seguivo le loro istruzioni alla lettera e senza proteste. Era come se avessero il controllo di tutta me stessa, mi trattavano come una piccola bambina da educare. Forse, li ascoltavo perchè sapevo che seguire i loro consigli mi avrebbe aiutato nel mio obiettivo: uscire da quel posto viva. E, possibilmente, illesa, anche se questo non era piú possibile.
Stacey sembró mordersi la lingua.

"Non sopporto il fatto di non poter pronunciare il tuo nome." disse, secca, guardando me, peró, non la ragazza.

"Sai quanto è importante per me. Dispiace anche a me di non poter essere chiamata. In un certo senso, è come se avessi perso un po' d'identità." la rossa si avvicinó a Stacey e le poggió una mano sulla spalla, come per confortarla.
"Sai quanto ti voglio bene. Questa è solo una piccola regola. Un compromesso.".
Non sapevo di cosa stessero parlando, ma sembravano una madre ed una figlia che si parlavano amorevolmente.
Non avevo mai visto Stacey cosí dolce e sincera. La rossa aveva una strana influenza su di lei.

"Sí, scusa. Comunque, volevo dirti che è necessario. Sai anche tu che Lilith non ascolterà nè te nè me, perció devo usare le maniere forti, ovvero il ripeterle ció che deve fare. È snervante.".
La rossa sorrise.
Stacey si scrolló di dosso la mano della ragazza e le sorrise. Poi, si rivolse a me, con un sorriso alquanto inquietante.
Deglutii.
"Finito il momento di pausa. Sei pronta per ricominciare?" mi domandó, prendendosi gioco di me.
Come se fossi mai stata pronta ai tuoi giochetti.
Senza aspettare un mio cenno d'assenso, Stacey riprese ad impartirmi ordini, che non riuscivo nemmeno piú ad ascoltare, avevo la mente altrove. Stavo pensando a come uscire da quella situazione.
Stacey non mi guardava, dava per scontato che fossi pronta ad eseguire tutto ció che stava ordinando al vuoto, mentre la rossa la guardava, con uno sguardo indecifrabile. Tutto ció che mi bloccava era il Capitano, che se ne stava in disparte, al lato della stanza, appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi, il viso abbassato. Accanto a lui, c'era una ragazza, la solita che avevo visto in sua compagnia, quella che mi aveva portato i vestiti nella stanza con la vasca e che era nell'armadio nella mia stanza, prima che diventasse mia. Teneva lo sguardo fisso a terra, le ciglia le coprivano gli occhi, i capelli legati sulla testa, nascosti da un piccolo copricapo variopinto. Se ne stava lí, immobile, che ascoltava in silenzio, forse pensando ad altro, forse sperando di uscire da quella stanza, forse sperando di rimanere da sola con la sua sovrana. Ma, non potendo vedere il suo sguardo, non potevo immaginare cosa le passasse per la testa.

"Stacey, credo sia giunto il momento di una vera pausa. Lilith, possiamo andare a mangiare qualcosa o bere o uscire." propose la rossa, facendo aumentare la mia indignazione: uscire?
Non avrebbe mai permesso che uscissi. Sicuramente, mi avrebbe portato nei corridoi formati dalle stesse pietre di sempre, che mi creavano confusione.

"Sto bene cosí, grazie." la interruppi, fredda, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.
La rossa rimase senza parole, non rispose.
Aggiunsi un piccolo sorrisino, ricordando le lezioni di Stacey.
Anche Stacey sorrise, compiaciuta.

"Sta imparando in fretta." si complimentó.
La rossa non sembrava d'accordo, anzi tornó nella sua posizione, in disparte.
"Bene, possiamo cominciare." concluse, battendo le mani.
Cominciare cosa?
Se solo fossi stata attenta. Non sapevo cosa mi aveva detto Stacey, adesso, e, se solo avessi prestato piú attenzione o avessi accettato la proposta, avrei potuto non far destare sospetti. Invece, avevo deciso di esaminare le persone in quella stanza. Mi chiesi se Stacey se la sarebbe presa.

"Scusa, forse ho davvero bisogno di una pausa." mi appoggiai una mano sulla fronte, per convincere Stacey della mia stanchezza, in parte vera.
La rossa corse subito in mio soccorso, sotto lo sguardo contrariato della bionda.

"Vieni, andiamo fuori." mi si avvicinó la rossa.
Prima ancora che mi toccasse, mi ritrassi. Non seppi perchè lo feci. Lo feci e basta. Non volevo che toccasse nemmeno un pezzo di me, come se scottasse. Come se potesse capire davvero i miei sentimenti e le mie emozioni. Era troppo pericoloso per poterlo permettere.

"Posso stare da sola?" domandai, flebilmente, sapendo già che era una richiesta inesaudibile.

"Lilith, so che vorresti un po' di tempo per te, ma non vorrei che qualche licantropo entrasse e cercasse la promessa sposa del vampiro, al posto dell'umana Lilith." mi disse, dolcemente.

"Potreste controllare l'uscita e starvene qui fuori." proposi.

"E poi potresti scappare fuori dalla finestra." intuí Stacey.

"Staró io con lei." si offrí il Capitano.
Aprí gli occhi e guardó la rossa. Anche lei ricambió lo sguardo, intenso ed enigmatico.
Tutti, compresa la serva, alzammo lo sguardo su di lui, sorpresi.
La rossa consideró quell'opzione per qualche secondo, poi annuí lentamente.

"Va bene, ma se c'è anche solo un piccolo accenno di cedimento, da parte sua, dimmelo." gli ordinó la rossa.
Poi, precedendo le altre due ragazze, uscí dalla porta. Poi, uscí Stacey, quasi indignata. Infine, fu il turno della serva, che si affrettó all'uscita.
Quando furono tutte uscite, compresi davvero ció che mi stava aspettando: una pausa da Stacey in compagnia di un mio grande nemico.
In che altro guaio mi ero cacciata?

Regno ribelleWhere stories live. Discover now