Capitolo 7

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"Lilith, tutto bene?" chiese Mike, preoccupato, fermandosi e girandosi verso di me.
Corri.
Perchè il mio corpo faceva sempre quello che voleva? Era il momento di correre, non di rimanere paralizzati dalla paura!
Non sentivo altro se non il battito del mio cuore. Perchè avevo capito di chi erano quei passi. Licantropi.
Erano passi frettolosi, sovrapposti, come quando un cane cammina. Erano in molti, piú di uno. No, forse solo due.

"Lilith!" gridó James.
Ci capimmo all'istante: io volai sotto la sua ala protettrice, lasciandomi abbracciare, mentre lui si preparó ad afferrarmi, saldo. Poi, prese Mike con l'altro braccio e tutte le immagini divennero confuse, come una pellicola di un film che passava con la modalità avanti veloce. C'era il verde, non piú cupo, ma fresco, degli alberi di pino; c'era il marrone fangoso della terra; c'era anche qualche macchia lilla, forse qualche fiore.
Mi sentivo protetta. James stava correndo ad una velocità disumana, attraversando tutta la foresta. Seguiva il sentiero, almeno quello lo vedevo, con la sua striscia sterrata marroncino chiaro.
Sarei stata al sicuro. Lo ero. Non avrei dovuto preoccuparmi di niente.
In un attimo, senza preavviso, come un fulmine, mi trovai a sbattere la testa contro il terreno morbido. Morbido retoricamente parlando: mi feci un male terribile, quasi mi sembrava di essermi rotta il cranio, dalla potenza della botta. Quasi sputai la saliva che avevo in gola. Ma quello che fece piú male fu lo spavento. Era successo tutto in un attimo, tutto troppo in fretta, non era stato programmato.
Mi misi a sedere a fatica, tentando di mettere a fuoco almeno i pochi fili d'erba sotto di me e di fermare i giramenti di testa. Infatti, o mi girava la testa, o gli alberi avevano cominciato a cadere. Forse, la prima.
Sbattei un attimo le palpebre, prima di poter di nuovo sentire, vedere e riuscire a formulare anche solo una parola, che non fosse una sillaba e basta.
Mi guardai intorno. Non sapevo dove mi trovassi. Per me, saremmo potuti essere in mezzo alla foresta, al limitare del castello o della mia cittadina. In ogni caso, in quel momento, poco importava.
Ció che era fondamentale era che, vicino a me, non c'era nessuno, nè James nè Mike. Sembravano spariti.
Dov'erano finiti?
Sentii un urlo, di quelli che si sentono nei film di guerra, quando un uomo combatte contro il proprio nemico. James contro un lupo.
James era sopra l'animale, dal pelo biondo-oro. Lo stesso che avevo visto quando Mike si era trasformato davanti a me. Cioè a quella visione. Non era successo veramente, in realtà. Ma era lo stesso lupo.
Spalancai gli occhi.
Mike?!
James teneva il nemico a bada, trattenendolo al terreno, mentre quest'ultimo scalciava e tentava di morderlo, invano. Le sue fauci mordevano l'aria a destra e sinistra, in cerca del vampiro, ma James era troppo forte persino per lui.
No, mi sbagliavo.
Quando il lupo ebbe capito che non sarebbe riuscito a mordere James, decise di disarcionarlo, facendolo sbattere con la schiena contro un grosso pino, da cui caddero delle pigne. Durante lo schianto, si sentí un disgustoso crack, che mi fece pensare al peggio.

"James!" mi alzai e corsi, senza tener conto dei pericoli, verso il vampiro a terra, con gli occhi chiusi, ai piedi dell'albero.
Mi accucciai affianco a lui, preoccupata. Stava male? Certo che sí!
Si sarà spaccato la schiena?
Che cosa avrei potuto fare? Non ero medico, nè studiavo medicina, nè avevo avuto a che fare con cure mediche, prima di quel momento.
Mi misi le mani tra i capelli, incapace quasi di respirare.
James, respira!
Il suo corpo era inerme, sembrava privo di vita.
Dietro di me, intanto, sentivo un ringhio profondo avvicinarsi.
No!
Mi girai appena, quel tanto che bastava per vedere il muso feroce dell'animale avanzare, con la bava alla bocca, lentamente, come per incutermi timore. Ma ne avevo già di mio.
Deglutii a fatica, tentando di svegliare James, scuotendolo non esattamente piano.
Quando mi girai di nuovo verso il lupo, vidi una cosa decisamente inaspettata: Mike stava correndo verso l'animale, urlando. Con un balzo, fu sopra di lui, facendo imbizzarrire il nemico biondo, come lui, ma appartenente ad un corpo diverso.
Quindi...quel lupo non era Mike. Ma era identico.
Aspetta...Mike era sopra un licantropo!
Ma che cosa gli saltava in testa? Si sarebbe fatto ammazzare!
"Mike, vieni via di lí!" ordinai, disperata, continuando a smuovere James.
Quel testardo di un umano non mi ascoltó, rimanendo attaccato al pelo dell'animale, come se fosse un torero un po' troppo vicino al proprio toro. Ma, finchè teneva a bada quell'essere feroce, io avrei avuto l'occasione di risolvere la situazione con James. Ammesso che fosse ancora vivo.
Doveva esserlo. James...no, lui era vivo! Lui era....
Sbattè gli occhi piano, come svegliato da un sogno. Vagó con lo sguardo dappertutto, attorno a sè, fino a soffermarsi su di me. Quando i nostri occhi si incontrarono, sentii come il mio cuore ricomporsi, unendo e riparando tutte le crepe provocate dallo stress di quell'ultimo momento in cui avevo temuto di vedere James morto.
"James!" urlai, abbracciandolo.
Non mi interessava del licantropo, di Mike, di tutti i problemi attorno a noi. L'importante era che James fosse vivo. E lo era.
Sentivo la sua carne, sotto la maglia, la sua schiena intatta. Non c'era alcun segno di ossa rotte.
Tirai un sospiro di sollievo, che non sfuggí al mio vampiro.

"È troppo presto per cantare vittoria." disse, a me e nessuno in particolare.
Giusto.
Lui si alzó, trascinandomi con lui.
Poi, mi allontanó, prima di gettarsi sull'animale imbizzarrito, che portava ancora Mike sulla schiena.
Mi stupii di vedere quella spazzola bionda ancora intatta, quelle sue palpebre strizzate, forse per paura, o per lo sforzo. Ma lui era ancora lí. Mi aveva salvata.
James, invece, non ne fu assolutamente turbato, perchè, senza fare una piega, alzó le braccia al cielo, per poi portarne una contro il petto del lupo, scaraventandolo contro l'albero dall'altra parte della radura, mentre, con l'altra, prese Mike.
Infine, prima che avessi il tempo di realizzare quanto successo, mi prese di nuovo con sè e, stavolta a velocità normale, ricominció la marcia. Cioè la fuga.
Stavamo scappando. Ci stavamo riuscendo.
Non osavo guardarmi indietro, per paura di rivedere il lupo di prima in piedi, proprio dietro di noi. Sentivo solo le gambe farmi male per la corsa, per lo sforzo, per la paura, che mi dava adrenalina. Sudavo freddo. Il respiro tornó a farsi irregolare, minacciando di cessare.
Non potevo permettermi di fermarmi. O noi o loro. Avremmo vinto noi.
Mike mi cadde addosso, facendomi sbattere contro James, che, peró, rimase in piedi, davanti a me, ma voltato all'indietro.
Mike urlava ancora. Stavolta, peró, non per spaventare il nemico, ma per paura.
Quando mi girai, capii il perchè.

"Mike!" tentai di riacciuffarlo.
Stava strisciando per terra. I suoi occhi erano spalancati. Le braccia tentando di aggrapparsi a qualsiasi cosa, insieme alle mani, compresa l'erba, compresa la terra. Stava cercando di rimanere fermo dov'era, inutilmente. Ma la cosa peggiore era la caviglia. La sua caviglia era inzuppata di sangue, con tantissime punte affilate, insanguinate e bianchissime, attaccate. Quelle puntine erano attaccate alla mandibola di un lupo. Quel lupo era biondo-oro.
Probabilmente, era per lo stress, per lo stupore, per la paura, perchè stavo cercando di salvare Mike da quella bestia, ma mi sembró, per un attimo, che il lupo, al posto di guardare Mike, avesse guardato me, negli occhi. Non sapevo interpretare gli sguardi degli animali, ma di una cosa ero certa: non prometteva nulla di buono.
Mi gettai sulla mano di Mike, tirando, mentre lui veniva trascinato per terra lontano da me.

"Lilith, aiutami!" mi pregava.

"Mike, non mollare la mia mano!" urlai, di rimando.
Ero riuscita ad afferrargli la mano, non sapevo come. Tiravo, tiravo, tiravo, ma sembrava tutto inutile. Venivo trascinata anch'io.
Fu James a separarci.

"Lilith!" fu l'ultima cosa che sentii, nella foresta buia, oltre al mio urlo, che chiamava il nome di Mike.
Poi, non vidi piú nulla.
Non mi ero addormentata. Non ero svenuta. Non era nemmeno notte fonda. C'era silenzio. Di nuovo. Non prometteva nulla di buono.

"J-James?" azzardai, con un filo di voce.
La mia voce rimbombava, con un suono familiare, ma allo stesso tempo sinistro e scuro, sconosciuto.

"Sono qui, Lilith. Ora, ti tocco la mano." sentii qualcosa toccarmi effettivamente la mano.
Subito, sobbalzai, ma, poi, riconobbi la pelle morbida di James, cosí mi lasciai accarezzare da quella mano confortante.
Tuttavia, non eravamo ancora al sicuro.
"James, dove siamo?" sussurrai.

"Scusa, Lilith, ma non sapevo dove portarti." borbottó lui.
Non vedevo nulla. Dove mi aveva portata.
Dall'oscurità, dal silenzio, fece ingresso un ringhio, basso, cupo, proprio dietro le mie spalle.
Con il cuore in gola, mi girai, lentamente, mentre la mano di James divenne tesa.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now