Capitolo 64

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La mano del Capitano era calda. Sudava, quasi. Mi bagnava il braccio, lo sentivo umido. O, forse, era solo la forza con cui me lo stringeva che mi faceva sembrare il braccio debole e sudato, come in estate. Il Capitano non mi parlava. Mi faceva solamente camminare accanto a sè, ma, allo stesso tempo, mi circondava la schiena, come per proteggermi da eventuali attacchi alla schiena. Non sapevo chi fossero coloro che avevamo appena lasciato, atterriti. Sapevo solo ció che mi avrebbero fatto se il Capitano non fosse arrivato. D'istinto, mi strinsi a lui, desiderando che l'uomo decidesse, cosí, di avvolgermi ancora di piú tra le sue spalle larghe e protettive. Ma era un licantropo. I licantropi non avrebbero mai capito cosa desidera un umano. Come i vampiri.
Allora, perchè il Capitano mi aveva aiutata? Non erano tutti della stessa famiglia? Gli uomini che mi avevano aggredita erano sotto il controllo della rossa, allora perchè il Capitano si era opposto? Era il simbolo di una ribellione?

"Sei un ribelle?" sussurrai, guardandomi le braccia pallide.
Era da un po' che non mangiavo, ma non avevo mai sofferto tanto la fame.
Sentii il braccio del Capitano stringersi, attorno alle mie spalle, ma non per la preoccupazione di essere stato scoperto, quanto di qualcuno che viene scosso dalle risate. Subito dopo, il Capitano rise appena, un sorriso appena accennato.

"Come se avessimo bisogno dei ribelli." rise, ma tornó serio.
Sentivo che il suo corpo era tornato come prima: caldo, ma freddo. Cercava di non lasciar trapelare alcuna emozione.

"Allora chi erano...?" domandai, senza nemmeno il bisogno di definire i due ragazzi.
A pensarci, ancora il cuore si agitava. Oltre al fatto, anche il luogo! Mi avrebbero fatto del male davanti a dei bambini!

"Le lezioni che stai facendo sono inutili. Come pensavo, avrei dovuto insegnarti io tutto, fin da subito.".
Acceleró il passo, trascinandomi fino ad una piccola rientranza nella parete del corridoio. Si fermó, mi alzó il viso e mi guardó negli occhi. Sentivo già le scariche di rabbia ed irritazione che scaturivano dai nostri sguardi rivali.
"Non che mi piaccia molto, ma sono costretto a farti lasciare le lezioni di Stacey e di seguire le mie. Ti diró tutto ció che ti serve. R-" si bloccó, "La rossa sarà d'accordo. Ho detto che sarei stato sincero con te." parló come se avesse pensato a quelle parole per molto tempo, prima di quel momento, premeditando.
"Tutto questo, se tu approvi. In caso contrario," guardó lungo il corridoio, controllando che non arrivasse o che non ci sentisse nessuno, "allora, potrei anche diventare un ribelle. O non dirti mai chi erano quelli che ti hanno toccata." tornó a guardare me, paziente.
Incroció le braccia al petto e mi lasció riflettere.
Cominciai ad analizzare le informazioni che mi aveva fornito il Capitano: lui mi sta offrendo la verità, mi sta offrendo la possibilità di sfuggire al controllo di Stacey e della rossa, mi sta offrendo molto piú di qualche parola. Lui potrebbe davvero farmi capire di piú.
Nello stesso momento, peró, le sue parole non mi convincevano: l'ultima volta che qualcuno mi aveva assicurato che sarebbe stato sincero con me, è finita con l'incendio di un castello. E del Capitano non mi sarei certo potuta fidare. Tuttavia, anche per quel piccolo momento in cui potevo riflettere senza eventuali giudizi o conseguenze gravi, gli ero grata. Se non avessi accettato, avrei continuato a stare sotto alla sorveglianza della donna tanto simile quanto diversa da me. Se avessi accettato, avrei corso il rischio di cadere in affidamento alle mani sbagliate. D'altronde, non conoscevo neppure il Capitano.
La rossa o il Capitano? Avrei davvero sopportato ancora a lungo tutte le bugie della ragazza?
Raddrizzai la schiena, alzai il mento e tesi una mano al Capitano, stando bene attenta a non guardarlo negli occhi. Avrei potuto cambiare idea da un momento all'altro.
Lui guardó la mia mano, poi, me, inarcando un sopracciglio, non capendo. Poi, spalancó leggermente gli occhi, sorpreso.
"Se decidi ora, non potrai piú tornare indietro." mi avvertí.
Lo sapevo bene.
Annuii.
Il Capitano, allora, allungó a sua volta la mano e strinse la mia vigorosamente. Mi prese il mento tra pollice ed indice e me lo alzó, in modo che lo guardassi bene negli occhi.
"Tu devi essere pronta. Quando ti dico qualcosa, non devi mettere in dubbio ció che dico. Se Stacey ti da fastidio, chiamami." sibiló.
Poi, strinse di piú la stretta. Infine, lasció la mia mano, quasi informicolata.
Il Capitano si sporse fuori dalla rientranza e si guardó attorno, per vedere che non ci fosse nessuno che avesse sentito o che ci avesse visti. Poi, uscí, seguito da me.
Fu straordinario come riuscimmo a far sembrare tutto normale: noi due eravamo rivali, non ci toccavamo, non stavamo nemmeno vicini, io da una parte del corridoio, lui dall'altra.
"Ah, un'ultima cosa: fa' ció che ti dice la rossa, in pubblico." mi disse, infine.
Stavo già cominciando a dubitare di ció che avevo appena fatto.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now