Capitolo 72

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Qualcuno mi scosse, prendendomi per una spalla.

"Lilith, svegliati." ripeteva, con fretta.
Aprii gli occhi insonnolita e li sbattei, per svegliarmi come si deve. Davanti a me c'era James, accucciato su di me, che cercava di svegliarmi, dopo che mi ero addormentata senza accorgermene. Sentivo il collo indolenzito, per aver dormito con quello piegato sulla spalla di James. Data la sua energia, probabilmente, lui non aveva dormito come me.
Mi guardai attorno, confusa.

"Cosa succede?" domandai, con la voce impastata di sonno e di lacrime ormai asciugate.

"Ci stanno cercando. Se scoprono che sono qui con te, potrebbero rinchiudermi in una stanza. Lilith, dobbiamo andare." ripetè.
Feci fatica ad elaborare le parole di James, ma mi alzai, prendendogli la mano che mi porgeva, e, tenendolo per mano, mi avviai all'uscita della stanza senza porta.
Attorno a noi, c'era silenzio, quindi chiunque ci stesse cercando non era vicino quanto lasciava intendere James. Tuttavia, James doveva sicuramente saperne piú di me: probabilmente, anche i licantropi erano molto piú veloci di noi umani. Quindi, nonostante la loro lontananza, avrebbero potuto raggiungerci in un batter d'occhio, se solo avessero saputo dove ci trovavamo. Inoltre, loro erano agevolati, dato che vivevano lí da sempre. Avremmo dovuto muoverci in velocità anche noi.
James mi prese per mano e, dopo aver guardato a destra e a sinistra, corse verso destra, verso una meta sconosciuta. In quel momento, mi accorsi di quanto mi fidassi di James: dovunque mi avesse portata, in quel momento non mi importava; sapevo che mi avrebbe condotta al sicuro. Se, in quel momento, ci fossero stati Dimitri o la rossa o il Capitano o Stacey o Mike, avrei cominciato a domandare dove mi avrebbero voluta condurre.
In un attimo, tutto diventó confuso, come i miei pensieri. James mi strinse la mano e mi accompagnó lungo corridoi omogenei, formati da un solo, lungo muro liscio, senza pietre.
Come al solito, quella corsa fu troppo breve per i miei gusti: ci fermammo poco dopo, in mezzo al corridoio. Non feci in tempo a capire dove eravamo, che James mi spinse dietro un angolo. Sbattei cosí forte la schiena, ancora reduce dal sonno, che James fu costretto a mettermi una mano davanti alla bocca per non farmi uscire un verso strozzato dalla gola. Mise un dito davanti alle labbra, come in segno di silenzio. Senza obiezioni, lo ascoltai, ma lui tenne comunque la mano sulla mia bocca.
Non capii cosa significasse quel gesto fino a quando James non si sporse appena oltre l'angolo di pietre scure. Non si sporse molto, appena lo spazio per intravedere qualcosa con la parte piú esterna della pupilla di un occhio.
James era attento, prudente, osservava qualcosa, che si trovava oltre l'angolo. Qualcosa o qualcuno.
Improvvisamente, James spalancó gli occhi e stava per dire qualcosa, ma si bloccó e si tappó la bocca anche lui, per evitare di farsi sentire. Si nascose velocemente dietro l'angolo e mi guardó. Mi prese il viso tra le mani, inaspettatamente, togliendomi quella sulla bocca, e mi bació. Un bacio dolce, tenero, lungo e confortante. Un bacio che mi era mancato. Un bacio che avevo sognato ancora, dopo la nostra fuga dal castello. Un bacio che non mi aveva dato nè quando avevamo letteralmente condiviso il letto, nè quando mi aveva baciata durante una sua fuga. Questo era un vero bacio.
Sentivo, peró, che stava anche cercando di restare attento a qualcos'altro, oltre a me. Ció mi fece staccare da lui. Lo guardai negli occhi.
Ebbi appena il tempo di vedere il suo sguardo preoccupato, prima che James scappasse via. Al suo posto, rimase la parete di pietra di fronte a me, uguale a tante altre.
Mi aveva lasciata sola.
Se James era agitato per qualcosa, ció voleva dire che aveva visto o sentito qualcosa. Inoltre, appena ci eravamo fermati in mezzo al corridoio, lui mi aveva spinta in quel vicolo e mi aveva intimato di stare in silenzio, controllando qualcosa dal corridoio principale. E ció voleva dire che la cosa che preoccupava James si trovava appena svoltato l'angolo di fronte a me. E James mi aveva lasciata sola.
Deglutii.
Forse, se fossi stata abbastanza veloce, sarei riuscita a sfuggire a quella cosa. Ma dove sarei andata? Avevo un posto sicuro dove stare?
Dov'è camera mia?
Per una volta, desiderai di tornare in camera e di chiudermi dentro. James, peró, era stato cosí veloce da impedirmi di vedere dove stessimo andando. Non sapevo nemmeno dove fosse la sala su cui si affacciava la cella di Dimitri. Mi rifiutai di ricordare che cosa era accaduto in quella sala. Per loro, era cosí facile incriminare qualcuno.
Sentii dei passi avvicinarsi. Erano lenti e quasi impercettibili, tanto leggeri che erano.
Feci un passo indietro.
Subito dopo, un'ombra scura ed alta, tremolante, comparve davanti a me, mentre i passi si avvicinavano.
Indietreggiai ancora, ma finii presto contro il muro, dietro di me.
L'ombra si avvicinava, era sempre piú vicina. I passi diventavano sempre piú udibili.
Trattenni il respiro, cercando di far confondere la mia figura con la parete.
La figura si avvicinó ancora. Poi, improvvisamente, si fermó. Si giró di lato. Scoprii, allora, che si trattava di una ragazza, con capelli raccolti in una treccia piú o meno lunga. Non riuscii a distinguere altro, della sua figura, perchè prese un pezzo di stoffa, che teneva in mano, e se lo mise sopra la treccia, coprendola. Poi, tornó a guardare davanti a sè. Infine, riprese a camminare. Era cosí vicina, che le bastó fare qualche passo, per raggiungermi. Quando si fermó, proprio sull'angolo da dove sarei dovuta uscire, davanti a me si trovava una ragazza in uniforme, con un copricapo che le copriva i capelli, pieno di piume. Era la serva che avevo già visto alcune volte. E, non accorgendosi di me, lei dimenticó di tenere gli occhi bassi, come al solito. Cosí, riuscii a vedere i suoi delicati occhi chiari, azzurri quanto quelli di Stacey.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now