Capitolo 46

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L'acqua scivoló via dal mio corpo facilmente, insieme alla schiuma bianca e al tepore di quel momento intimo. Lasciai che ogni goccia ricadesse nella vasca, mentre poggiavo i piedi su un asciugamano bianco, abbastanza spesso da poter essere utilizzato per la cuccia di un animale. Era morbido, al tatto, mi solleticava i piedi.
Mi allungai per prendere un altro asciugamano dal ripiano in ceramica, dove era poggiato anche un leggero vestito di seta. Mi avvolsi l'asciugamano intorno al corpo e lasciai che assorbisse l'umidità del mio corpo. Non era solo acqua della vasca, quella sul mio collo, sul mio viso: erano tante piccole lacrime silenziose, che, durante il bagno, avevano cominciato a scorrere sulle mie guance, rigandole, costringendomi ad immergere il viso sott'acqua, per non sentire il mio dolore.
Non persi molto tempo nell'asciugarmi, cosa che, invece, avevo sempre fatto a casa.
Casa. Era cosí lontana. Speravo che mamma e papà stessero bene.
Lasciai cadere l'asciugamano per terra e presi la biancheria. Bianca.
La rigirai piú volte. Sembrava della mia taglia. Come facevano a saperla?
Che m'importa?
La infilai, non pensando molto a ció che stavo facendo. Era un'azione automatica.
Presi il vestito e lo aprii, osservandone le rifiniture di pizzo leggero sul collo leggermente scollato. Era lungo fino ai piedi, con le maniche lunghe. Era semi-trasparente. Ed era novembre. C'era troppo freddo per poterlo indossare.
Ma c'era un'alternativa?
Mi guardai intorno, sul ripiano, sperando che la ragazza che mi aveva portato quel vestito me ne avesse portato un altro, per terra, ai lati della stanza vuota e negli angoli, ma non c'erano altri vestiti, oltre a quello che avevo tra le mani. Avevo altra scelta?
Me lo infilai, stando attenta a non rompere l'abito, che sembrava fatto di carta velina, tanto era leggero e fragile. Ad averlo addosso, non sembrava nemmeno un vestito: sembrava fossi nuda.
Ed avrei dovuto girare tra i licantropi con quel vestito? Quanto ancora avrebbe voluto umiliarmi la rossa? Avrebbe voluto portarmi da Dimitri conciata cosí?
Mi guardai i piedi nudi, molto piú puliti di quanto erano prima del bagno. Accanto ad essi, sul pavimento, vidi un paio di scarpe semplici. Niente tacco. Niente suola rialzata. Erano semplicissime scarpe, bianche e leggermente eleganti.
Come tutto il resto, erano della mia taglia.
Le infilai, senza bisogno di allacciarle o stringerle. Calzavano benissimo, ai miei piedi.
Stacey ha detto di sbrigarmi.
Per una volta, seguii di mia spontanea volontà un consiglio di Stacey: tutte le altre volte, li avevo seguiti per paura o per evitare di ricevere oppressioni da parte della sua combriccola. Stavolta, non c'era alcun avvertimento. Solo un'esortazione a sbrigarmi. Niente di terribile.
Avanzai fino alla porta e l'aprii.
Non sapevo cosa aspettarmi, dietro quella porta, fuori dalla stanza con la vasca, anche perchè non avevo la minima idea di dove mi trovassi, ma, sicuramente, non lui.
Corsi da lui e gli gettai le braccia al collo senza pensarci un secondo.
I suoi capelli chiari e morbidi mi confermavano che era proprio tra le mie braccia, il suo petto caldo mi rassicurava, le mani che mi stringevano erano le sue.

"Sei qui." sussurrai.
Quasi, non ci credevo: era lí, vivo, apparentemente, senza alcun graffio.
Qualcosa, dentro di me, si risveglió dai momenti di movimenti automatici che avevo appena compiuto. Come se avessi appena ricominciato a vivere dopo pochi minuti. Come se avesse ricominciato a scorrere il tempo, normalmente, finalmente, dopo un giorno o due.
Lui mi strinse a sè, piú di quanto non fossi già vicina.
James.

"Sono qui." ripetè, mormorando.
Poi, sembró ricordarsi di qualcosa di molto importante, perchè mi staccó dal suo corpo e mi guardó, dalla testa ai piedi, piú e piú volte, esterrefatto.
"Stai bene?" domandó, a bassa voce, timoroso.
Annuii con la testa, anche se non molto convinta.

"Tu? Che ti hanno fatto?" domandai a mia volta, preoccupata per la sua risposta.

"Niente. Ho solo perso la mia pistola, ma, per il resto, non mi hanno torto un capello. O, meglio, mi hanno costretto a stare in una stanza da solo, senza cibo, per un giorno, ma non è stato nulla di grave." mi rassicuró.
Poi, aggrottó le sopracciglia.
"Sicura di stare bene?" mi domandó.
"Sembri stanca.".

"Lo sono." ammisi, abbassando lo sguardo, perchè non vedesse quanto stavo cercando di non ricordare tutto quello che era successo in quelle tre settimane, da quando l'avevo incontrato.
Qualcuno si schiarí la voce, alle nostre spalle, costringendoci ad interrompere la nostra piccola riunione ed a girarci.
Stacey era appoggiata al muro, con le mani dietro alla schiena, e ci guardava sorridendo, un sorriso perverso, con secondi fini, non sincero come quello che avevo visto nella stanza con la vasca.
Aggrottai la fronte. Che voleva?

"Avete finito?" chiese, con una punta di impazienza nella voce.
Si staccó dal muro e venne verso di noi, con passo sicuro. Il suo vestito blu la rendeva molto piú preziosa di quanto non fosse veramente.
In confronto al mio, il suo abito era un mare; il mio era solo il vento: il suo era pesante, scuro e nascondeva ció che aveva sotto quegli strati di stoffa; il mio era leggero, chiaro, mostrava esattamente ció che ero. L'unica nota che stonava, nei nostri vestiti, era la scollatura.

"Che vuoi?" le chiesi, forse in modo troppo diretto.
Lei non si scompose, sembrava si aspettasse quella domanda.

"Ti aspetta." mi disse semplicemente, indicandomi una porta.
Mi voltai verso quella porta, che dava su uno spazio che non era la stanza con la vasca. Era chiusa e di legno, semplice. Non c'era nessuno che mi stava aspettando.

"Chi è che la vuole?" domandó James, al posto mio.

"Non sono tenuta a dirtelo." rispose, secca, Stacey, guardandolo negli occhi.
Mi sorprendeva il modo in cui lo guardava, in un modo cosí ostile da farmi venire voglia di togliermi tra loro due, per paura di una loro lite.
"Ora," continuó lei, "vai nella stanza che trovi dopo aver svoltato a sinistra. È quella che trovi in fondo al corridoio. Sbrigati." mi esortó, fulminandomi con lo sguardo.
Poi, guardó James, con lo stesso sguardo.
"Tu non puoi andare." gli disse, secca come poco prima.
Avvertii un brivido.
"Forza, ti sta aspettando.".

"Come so che, poi, rivedró James?" le chiesi, incrociando le braccia al petto, sfidandola.
Sarei andata solo se mi avesse assicurato che avrei rivisto James. Non avrei potuto perdere anche lui, non dopo averlo ritrovato.

"Infatti, non lo rivedrai." sorrise Stacey, spingendomi fuori dalla porta, con una forza sovrumana, che, quasi, mi fece perdere l'equilibrio, rischiando di farmi cadere a terra.
Mi voltai, preoccupata per James.
Mi fiondai sulla maniglia della piccola porta di legno che mi aveva appena sbattuta fuori dalla stanza, cercando di abbassarla, ma non c'era alcun modo per farlo: era bloccata dall'interno.

"Stacey!" urlai.
"Stacey, apri la porta!" il mio urlo rimbombó nel corridoio vuoto e silenzioso, accompagnato dei colpi che davo alla porta con la mano.
"Stacey!".
Non ci fu nulla da fare, non aprí.
"James!" lui l'avrebbe aperta.
Invece, la porta non si aprí.
Appoggiai un orecchio al legno, tentando di sentire all'interno della stanza, e guardai dalla serratura. Era come se quei due fossero scomparsi: non si sentiva nè si vedeva nessuno, nella stanza.
Mi allontanai dalla porta, sconfortata.
Che cosa avrei potuto fare, a quel punto?
Mi guardai intorno, nel corridoio: pietra.
Stacey ha detto di andare a sinistra.
Dato che ero rivolta verso la porta, andai verso destra, poi svoltai di nuovo a destra, seguendo la via scavata nella roccia. Ed eccola: la porta che mi indicava Stacey, in fondo al corridoio.
Affrettai il passo, quasi corsi, per arrivare il prima possibile a quella porta, di metallo, in cerca di spiegazioni.
Chi mi stava aspettando? Che cosa voleva da me? Dov'erano finiti James e Stacey? Che fine avrebbe fatto James?
Afferrai la maniglia scura e tirai la porta verso di me. Era terribilmente pesante.
Non appena riuscii ad aprire un piccolo varco, mi infilai tra le due metà della porta di metallo. Venni subito accolta da un rumore assordante.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now