Capitolo 86

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La madre non venne mai a prendere quella bambina. E piú cercavo, piú guardavo le persone attorno a me, piú perdevo tempo. La mia famiglia era sempre piú in pericolo. Nessuno sembrava aver perso un figlio. Cosí, seguii le indicazioni della bambina ed arrivai presto alla sala da pranzo.
Le porte erano aperte e dall'esterno si potevano intravedere lunghi tavoli, tutti imbanditi, con tovaglie bianche e posate argentate. C'era frutta nei cesti, posizionati al centro dei tavoli. Non riuscivo nemmeno ad immaginare quanti posti ci fossero, tante erano le sedie attorno ai tavoli.
Entrai nella sala, stupita e meravigliata da quella vista. Da un lato, sopra qualche gradino, c'era un tavolo, piú piccolo degli altri, agghindato come gli altri, ma con poche sedie. La rossa era seduta al centro del tavolo, che guardava la sala, che, lentamente, si stava affollando di persone con vestiti eleganti.
Corsi con lo sguardo, alla ricerca dei miei genitori, preoccupata che potessero già aver incontrato dei pericoli. Ma, con tutte quelle persone, non riuscii ad intravedere altri capelli rossi, se non quelli della rossa.
Sistemai meglio la bambina in braccio a me. Perlomeno, lí ci sarebbe stata sicuramente sua madre.
Mi avvicinai al tavolo della rossa, non sapendo come fare a cercare la madre. Forse, lei sapeva il nome della persona che stavo cercando.
Fui vicina al tavolo, quando la rossa si accorse di me e concentró tutta la sua attenzione sul mio corpo.

"Dov'eri finita?" mi rimproveró.
Il suo sguardo era duro e severo. Sembrava preoccupata. La sua schiena non toccava nemmeno lo schienale della sedia su cui era seduta.

"Scusa." mi ritrovai a dire.
"Ho trovato questa bambina da sola. Stava cercando la mamma e-".

"Non sai che tantissimi bambini, qui, non sanno dove sia la loro mamma?" mi rispose aspramente lei.
Trasalii.
Non mi era neanche passato per la mente questo pensiero. Ma, piú di tutto, come aveva potuto dire ció di fronte alla bambina?
Feci scendere la bambina dalle mie braccia, per farla sedere su una delle sedie al tavolo. Non sapevo a chi fosse riservato quel posto, ma l'avrei fatta scendere subito, giusto il tempo per parlare con la rossa.
Mi avvicinai alla ragazza.

"Siediti." mi invitó lei, indicandomi la sedia accanto a lei.
Feci come mi aveva detto.

"Perchè i bambini non sanno dove siano i loro genitori? Li tenete rinchiusi da qualche parte? Se fossero morti di vecchiaia, lo saprebbero. E vedo che anche voi non soffrite molto la vecchiaia. Quindi, dove sono tutti i loro genitori?" pretesi di sapere.
Lei mi guardó, stupita delle mie domande. Era tornata a guardare la stanza affollarsi, ma, dopo le mie parole, si era riconcentrata su di me. Aveva la bocca semichiusa, come se avesse voluto dire qualcosa. Ma non lo disse.
Serró le labbra e sorrise.

"Credi che questa lotta non stia facendo perdere qualcuno? O qualcosa? È colpa dei vampiri se tanti bambini vengono presi sotto la tutela delle guardie." spostó lo sguardo sulla sala.
Il suo tono di voce era distaccato. I suoi occhi, peró, rivelavano tristezza. Un'emozione che non avrei mai creduto potesse appartenere anche a lei.

"Quindi, hanno qualcuno che li protegge e li cresce." commentai.
Lei mi guardó come se avessi detto la cosa piú ovvia del mondo.

"Certo. Non potrei mai fare del male al mio regno." rise.

"Peró, a quel ragazzo sí." obiettai, riferendomi a Reinold.
Lei si irrigidí e spostó lo sguardo altrove.

"Lui non sarebbe dovuto nemmeno essere sotto il mio controllo. Ha compiuto azioni ben peggiori di quella per cui è stato accusato.".

"Ma era innocente!".

"In un modo o nell'altro, non avrebbe potuto stare nel mio regno ancora per molto.".
Come poteva giustificare ció che aveva fatto? Il ragazzo non era mai stato colpevole di aver nutrito il nemico. Se avessero dovuto incolparlo di qualcos'altro, avrebbero dovuto farlo. Tuttavia, quel ragazzo era troppo giovane; non avrebbe potuto compiere azioni peggiori di quella per cui era morto.
Avrebbero fatto la stessa cosa anche con la bambina? No, sarebbe stata sotto la tutela delle guardie.

"Cosa vuol dire stare sotto la tutela delle guardie?" domandai.

"Vengono cresciuti dalle guardie. E, appena hanno l'età giusta per poter essere guardie anche loro, lo diventano. Che lo vogliano o no.".

"E cosa fanno le guardie?" chiesi, titubante.
Sembrava una domanda banale, ma con la rossa nulla era banale. C'era sicuramente qualcosa di peggiore che avrebbero dovuto fare le guardie, oltre a controllare che io non scappassi. E, forse, sapevo già cosa facevano.

"Ci difendono. Non solo dai limiti. Ma anche dai vampiri." mi rivolse uno sguardo pieno di amarezza.
Non sapevo a cosa fosse dovuto.

"Il Capitano è uno di questi?".
Non avrei voluto fare ulteriori domande, ma avrei voluto sapere qualcosa di piú.
Lei mi rivolse uno sguardo sprezzante.

"Tu non sai niente sul Capitano." sibiló.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now