Capitolo 82

1K 66 15
                                    

"Levati quel vestito." ordinó la rossa, voltandosi indietro e facendo marcia indietro, diretta, di nuovo, alla mia camera.
Guardai ció che stavo indossando: non era macchiato, nè rovinato. Perchè avrei dovuto cambiarlo?
Il Capitano rimase a squadrarmi un attimo, prima di seguire la rossa e lasciarmi lí da sola. Ma l'ultima cosa che avrei voluto era proprio rimanere ancora sola in quei corridoi misteriosi e pericolosi.
La prima volta, ero arrivata al limite; adesso, avevo trovato Dimitri. Cosa sarebbe successo se fossi rimasta di nuovo da sola?
Mi affrettai a recuperare il passo della rossa. Svoltai l'angolo e corsi verso di lei, con la mano ancora bagnata di sangue, che tenevo a distanza da me, come per allontanare anche ció che era appena successo.
Guardati le spalle.
Deglutii e voltai la testa nella direzione opposta rispetto a quella verso cui stavamo andando. La porta della stanza dove il Capitano e la rossa si erano baciati era aperta, la luce fuoriusciva. Bastava, peró, entrare nel passaggio pieno di finestre, perchè la luce venisse oscurata. Non ero nemmeno riuscita a guardare fuori dalle finestre, per vedere se fosse giorno o notte, perchè, subito, Dimitri mi aveva intimato di non voltarmi a guardarlo. E, poi, mi aveva ricordato cos'avevo fatto.
Nonostante corressi, raggiungere il passo deciso della rossa era quasi impossibile. Piú correvo, piú rimanevo indietro. Quando stavo per raggiungerla, esaurivo il fiato e riprendevo a camminare. Il Capitano, invece, rimaneva affianco alla rossa, incurante della mia presenza.

"Aspetta!" la esortai, tra un respiro e l'altro.
Sorpassammo la porta della mia camera. Ne fui sicura perchè vidi le due sentinelle, che, di solito, stavano a guardia della mia porta, proprio nella stessa posizione di sempre, petto in fuori, schiena dritta, mani dietro la schiena. Solo una delle due si muoveva, a disagio. Era la stessa che era corsa ad avvertire la rossa e il Capitano, la stessa che mi aveva fatto capire dove nascondermi. Quella che, una volta, mi aveva aperto la porta, perchè potessi fuggire dalla rossa. Era già la seconda volta che mi aiutava a sfuggire dalla sua sovrana. Sarebbe riuscito ad aiutarmi anche con Dimitri?

"Cosa ti ha fatto?" domandó la rossa, senza fermarsi.
Sembrava non le importasse se la stessi seguendo o no.
Guardai la mia mano, piena di sangue. Ormai, era secco, sulla mia pelle. Piegarla mi faceva male.
Voltai la mano, per vedere fino a che punto mi ero sporcata e vidi che il sangue era arrivato fin sotto le unghie, sopra, ed aveva avvolto le mie dita. Ció significava che aveva spinto contro il suo petto la mano, non l'aveva semplicemente appoggiata. O, forse, le ferite erano cosí profonde da poterci infilare le mani.
Guardai la rossa. Se le avessi detto ció che Dimitri aveva fatto, lei avrebbe fatto in modo di rendere ancora piú profonde quelle ferite. Non avrebbe dovuto saperlo.
Mi fermai, stufa di seguire la ragazza che avevo davanti, senza sapere a cosa sarei andata incontro. Ancora.
La rossa se ne accorse subito e si volse. Riuscí a capire cosa stavo pensando, quindi rispose alla mia domanda non espressa ad alta voce.
"D'ora in poi, si fa sul serio. La tua vita da prigioniera è finita. Ora, comincia la vita da principessa.".
Aprí la porta affianco a sè, liscia, di legno chiaro, al contrario delle altre porte. Sapeva ancora di legno fresco.
Entró nella stanza, seguita dal Capitano, quindi da me, per non rimanere sola nel corridoio. Appena fui dentro la stanza, peró, rimasi stupita dall'ambiente diverso rispetto a quello della mia vecchia camera, lí: questa era piú grande, aveva un grande letto alla parete, con lenzuola nuove e colorate di mille sfumature; l'armadio, al suo fianco, era nuovo ed aperto, quindi riuscii a vedere la straordinaria quantità di vestiti, piú ricchi e piú colorati, rispetto a quelli che avevo indossato fino a quel momento; una lampada elettrica, sul soffitto, dava alla stanza una luce chiara.
Mi fiondai dall'altra parte della stanza, dove un'enorme finestra adornava la parete spoglia. La aprii e l'aria di fine autunno mi travolse, come se avesse sentito la mia mancanza, tanto quanto io avevo sentito la sua.
Questo era-.
"Cambiati e vieni fuori. Non ci saranno piú noiose lezioni sulle buone maniere. Quelle non servono a governare un regno.".
Il mio entusiasmo venne smorzato dalle parole della rossa, che mi ricordavano qual era il mio posto, lí.
Mi voltai a guardarla. Aveva sul braccio un vestito azzurro, lungo, scollato e ricco di pietre preziose. L'abito giusto per una principessa delle fiabe.
"Niente piú Stacey, nè Mike, nè servitori inutili o che potrebbero distrarti. Comincerai a stare in contatto con la gente. Comincerai ad imparare come difenderti. In questo ti aiuterà il Capitano. Ovviamente, sotto la mia vigilanza. Non posso rischiare un altro erede indesiderato. A proposito, ti lasceró un minuto per salutare il tuo fidanzato. Poi, non vedrai piú nemmeno lui.".
Il Capitano sembró voler aggiungere qualcosa, ma ci ripensó e fece un passo indietro.
"Hai domande?" domandó la rossa.
Aveva parlato cosí velocemente, che avevo capito solo la metà delle cose che aveva detto. Perció, decisi di prendere l'abito, metterlo e seguire le sue istruzioni.
Scossi la testa.
"Bene. Questo, lo metti stasera." Disse, posando il vestito sul letto colorato. "Intanto, mettiti questa.".
Mi lanció una maglietta e dei pantaloni neri, che sembravano abbastanza stretti da starci a malapena.
La guardai, confusa: era da quando ero andata a casa mia che non mettevo i pantaloni. Perchè voleva che li indossassi proprio adesso? Non era forse cominciata la mia vita da principessa?
"Non ti piace?" domandó lei, notando la mia confusione.

"No, è che...non è un vestito." dissi, imbarazzata.
Dirlo ad alta voce rendeva la mia informazione ancora piú assurda. Non avrei dovuto lamentarmi. Eppure, trovavo questa cosa cosí strana.
Lei sorrise, risoluta.

"Dato ció che è successo, comincerai subito ad imparare come difenderti. E, per farlo, non puoi indossare un vestito. Te l'ho detto: non voglio eredi indesiderati.".
La sua bocca sorrideva. I suoi occhi, invece, mi stavano fulminando.

Regno ribelleWhere stories live. Discover now