Capitolo 36

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Corrugo la fronte infastidita da qualcosa che mi solletica il collo, che non accenna a smettere e, anzi, si sposta in altre parti del corpo, svegliandomi.

Ho come un deja-vu. Qualcosa di simile è successo già diverse volte quando Ermal ha dormito con me.

Tengo ancora gli occhi chiusi, decisa a proseguire il mio sonno, e mugolo in segno di protesta quando sento qualcosa scuotermi dal braccio, facendomi dondolare sul fianco su cui sono distesa.

Inizio a non avere più dubbi, non si tratta soltanto di un deja-vu. È quel cretino.

Lo sento ridacchiare e ora ne ho la certezza: ciò che mi ha svegliata nient'altro è che lui.

«Ma buongiorno raggio di sole» dice con tono cantilenante dopo poco, prendendomi in giro.

«Vai via» borbotto, scacciando la sua mano che mi sta facendo il solletico sotto l'orecchio.

«Qualcuno qui non è molto mattiniero» ridacchia allora lui, riportando la mano a infastidirmi l'orecchio.

«Lasciami stare, voglio dormire» piagnucolo.

Ho ancora sonno, non ho idea di come abbia fatto lui a farsi bastare così poco riposo.

Siamo infatti andati a dormire tardissimo, questa notte, e sono certa di non aver riposato per più di quattro o cinque ore.

Appena sono arrivata, ieri, siamo andati in centro. Voleva farmi vedere la città e alla fine ci siamo persi a camminare in un parco fino all'ora di cena. Abbiamo quindi raggiunto casa sua che, a differenza di come immaginavo, si trova fuori dal centro e non è affatto enorme, tutto il contrario. Abbiamo fatto una videochiamata con Filippo, dopo aver passato mezz'ora a spiegare ai miei genitori come farne una, ed era felicissimo di vedere Ermal. Non sembrava per niente turbato, anzi, ha riso mentre diceva quanto fosse strano vedermi dentro lo schermo e non accanto a lui. Ennesima dimostrazione che mi ero preoccupata per niente, insomma. Abbiamo ordinato due pizze e le abbiamo mangiate sul divano bevendo una bottiglia di birra. Siamo poi rimasti svegli fino a notte inoltrata a guardare i programmi spazzatura che la televisione italiana propone in quella fascia oraria, ridendo come cretini. Si sa, passata una certa ora, tutti diventano più scemi, se non deliranti. E noi, va detto, apparteniamo alla seconda categoria, ossia quella delirante. Abbiamo riso così tanto per cose così idiote che ci siamo trasformati in due foche, ridendo battendo le mani.

È stata una serata normalissima, niente al di fuori delle righe tranne quel senso di quotidianità che a me e lui purtroppo manca. Non abbiamo niente di quotidiano se non i messaggi e le telefonate. Questa atmosfera così serena e apparentemente banale è una bellissima eccezione per noi.

Così come lo è dormire insieme, come abbiamo fatto questa notte. Era capitato soltanto quando era venuto da me, lo scorso giugno, perché Filippo lo aveva pregato affinché dormisse insieme a noi.

In effetti, questa è stata la prima volta che abbiamo dormito insieme solo io e lui. Tutte le altre, c'era Filippo tra di noi.

Ciò che mi riporta sul pianeta terra è la sensazione del cuscino che mi viene sfilato da sotto la testa, facendomi rimanere con la faccia spalmata sul materasso. «Oh ma andiamo! Sei peggio di un bambino!» esclamo aprendo finalmente gli occhi e mettendomi a sedere a gambe incrociate, mentre lui ride e mi guarda.

Come fa a essere così bello anche di mattina?

Potrebbe condividere un po' di questo superpotere con me?

L'altra metà || Ermal MetaWhere stories live. Discover now