Capitolo 30

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Ogni volta che posso dormire fino a tardi, arrivo a un certo orario in cui mi sveglio automaticamente e non riesco più a prendere sonno, nemmeno se ci provo intensamente. Ecco, in quelle occasioni mi odio davvero con tutta me stessa. Ho sempre amato dormire, fino a qualche anno fa riuscivo a tirare di lungo fino al primo pomeriggio, e ora non sopporto di non esserne più in grado.

Questa mattina è proprio una di quelle, siccome devo attaccare al lavoro dopo pranzo, ma il mio meraviglioso organismo ha deciso di onorarmi con una bella sveglia biologica anche oggi. Che poi, io mica la volevo questa sveglia, chi le ha dato il permesso di entrare nella mia vita?

Porto una mano su un occhio per strofinarmelo, poi riservo lo stesso trattamento per l'altro, mantenendoli ancora chiusi pur percependo la sensazione dei raggi del sole scontrarsi sulle palpebre.

Stendo il braccio accanto a me sul materasso, non trovando traccia né del corpicino di Filippo, né di quello un po' più grande appartenente a Ermal.

Sarò infantile, ma mi mette di cattivo umore svegliarmi da sola a letto, mi fa sentire quel forte senso di solitudine che per anni mi ha accompagnato e che ho tanto odiato.

Rimastaci un po' male per questa piccolezza, apro un occhio e non posso che sorridere all'istante vedendo Ermal di spalle, seduto a gambe incrociate ai piedi del letto.

Allora non è vero che mi sono svegliata da sola, lui è qui.

Mi alzo stando attenta a muovermi delicatamente, così che non si accorga di me.

Gattono fino alla fine del letto e mi sporgo per vedere ciò che sta facendo.

Ha una specie di agenda in mano che, a giudicare dall'aspetto, deve essere parecchio vissuta. Ci sono scritte delle frasi, alcune sono cancellate, altre hanno mille modifiche intorno, c'è qualche parola scritta singolarmente e apparentemente a caso e qualche fiorellino stilizzato qua e là.

Lo sento sospirare prima di vedere la sua mano, la quale stringe una penna tra le dita, tirare una riga su una frase intera e riscriverla simile poco più sotto.

"Se parli piano, ti sento forte"

Sorrido nel leggere quelle parole, è davvero bravo a scrivere. È una frase semplicissima ma, per quanto mi riguarda, è davvero spettacolare. Sarà che ho sempre trovato meravigliose le cose più semplici, oppure è proprio un genio nell'accostare parole all'apparenza banali tra di loro in modo da dare loro un significato forte.

È davvero affascinante osservare come mangiucchi il tappo della penna, tamburelli le dita sul foglio, scriva frasi e le cancelli. Potrei stare così ad ammirarlo tutto il giorno, è un vero e proprio spettacolo.

Ciononostante, tra poco più di due ore dovrò attaccare il turno al lavoro, quindi sarebbe sciocco non sfruttare questo poco tempo a disposizione questa mattina.

È proprio per questo motivo che decido di saltare leggermente posando le mani sulle spalle di Ermal e dicendo un pimpante «che cosa stai facendo?», facendolo così sussultare per lo spavento.

«Fino a due secondi fa vivevo ancora, ora sto morendo perché qualcuno ha voluto farmi prendere un infarto» si lamenta chiudendo l'agenda con la penna in mezzo come segnalibro.

«Come sei noioso questa mattina» borbotto circondandogli il collo con le braccia e sporgendomi per baciargli la guancia.

Essendogli alle spalle non riesco a vedere la sua espressione ma, da come la sua pelle si è tirata in seguito al contatto con le mie labbra, sono sicura stia sorridendo.

L'altra metà || Ermal MetaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora