Capitolo 15

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Guardo prima Ermal, che tiene ancora in braccio Filippo, poi mia mamma, che osserva il ragazzo al mio fianco corrugando le sopracciglia probabilmente cercando di capire dove l'ha già visto, e infine mio padre che sorride contento, penserà che sia finalmente riuscita ad andare avanti. Se solo sapesse che non è come sembra...

«Beh, ehm, lui è Ermal, un... amico» dico imbarazzata, non sapendo bene come comportarmi né come definire il mio rapporto con il riccio al mio fianco.

Sono sempre stata impacciata in queste cose, non è una novità che lo sia pure ora, soprattutto considerando l'effetto che ha il ragazzo in questione su di me.

Lui sorride, visibilmente in imbarazzo ma mai quanto me. Sarà sicuramente più abituato alle presentazioni, non capisco perché comunque ci sia tanto impaccio anche da parte sua.

Lo vedo posare Filippo a terra per allungare la mano verso mio padre, che gliela stringe presentandosi, poi verso mia madre, che si presenta rimanendo ancora titubante. E so perché.

«Sì mamma, è quell'Ermal, quello che vedi in tv» le spiego non nascondendo di essere divertita dalla sua espressione confusa che diventa all'istante sbalordita.

Sì, lo so mamma, dal vivo è meglio che dietro uno schermo.

Dopo che lei si complimenta e lui ringrazia sempre con un velo di imbarazzo, ma lo stesso sfoggiando quel suo solito sorriso, ci congedo dai miei genitori e spingo Ermal fino a camera mia, venendo seguita ovviamente da Filippo, e chiudo la porta alle nostre spalle, lasciando fuori tutto l'imbarazzo che si era creato.

Guardo Ermal, trovando il suo sguardo già su di me, passa un istante in cui i nostri occhi si capiscono e poi scoppiamo immediatamente a ridere.

Veniamo interrotti da Filippo che tira il cappotto a Ermal, facendomi ricordare che non abbiamo ancora tolto le giacche, per chiedergli di finire il castello iniziato ieri. Lui si toglie il cappotto e lo posa sul mio letto, venendo imitato da me. Mi siedo al centro della stanza mentre osservo i due bambini trascinare la costruzione verso di me e sedervisi poi intorno.

È bellissimo vedere Ermal che interagisce con mio figlio come se lo conoscesse da sempre, hanno sviluppato una sintonia incredibile considerando il tempo intercorso tra il loro primo incontro e ora. Chiacchierano di cosa abbia fatto oggi Filippo a scuola, poi lui chiede al più grande che lavoro faccia e lui gli risponde che fa il cantante.

«Quindi non hai una casa?» chiede Filippo dopo essersi illuminato nel sentire la carriera di Ermal, gli ho trasmesso la mia passione smoderata per la musica sin da subito, tanto che vede i cantanti come esseri quasi mitologici, sovrannaturali.

«Ma sì che ce l'ho! Però ci sto poco» risponde lui ridendo.

«Oh, quindi viaggi tanto?» chiede di nuovo il piccolo con ammirazione.

«Sì, viaggio davvero davvero davvero tanto».

A queste parole di Ermal, Filippo si incanta per un attimo e poi si volta verso di me, alzando le sopracciglia come quando spera in qualcosa o mi vuole chiedere una cosa ma non ne ha il coraggio. Solo non riesco a capire quale delle due motivazioni sia dietro al suo gesto questa volta e la cosa mi innervosisce, non era mai successo prima che non comprendessi mio figlio. Mi sento una madre orribile, mi sto davvero rincitrullendo tanto?

L'altra metà || Ermal MetaWhere stories live. Discover now