Ruote e tasselli al proprio posto

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Non riuscivo a comprendere. Come poteva, Lino, essere morto, se l'estate precedente avevamo giocato e perfino pattinato insieme? E quanti anni prima era avvenuto quel tragico incidente che le aveva causato i costanti sensi di colpa che la dilaniavano da tempo immemore?
La testa cominciò vorticosamente a girarmi, e dovetti voltarmi su un lato, respirando a fondo, per trattenere a stento la nausea.
Mia madre, nel contempo, continuò il suo racconto.
La sera stessa dell'incidente, venne ricoverata d'urgenza poiché, a causa del forte shock, era a rischio aborto. Ebbene, mia madre era in stato interessante, quando la misteriosa vicenda accadde. Dopo pochi mesi, la piccola Cosima avrebbe visto la luce, cominciando nel peggiore dei modi la sua esistenza.
Una vita piatta e malinconica era iniziata per la piccola e responsabile fanciulla quale ero stata, cresciuta con un peso nel cuore e delle grandi incombenze, forse troppo vaste per una bambina tanto piccola.
Fino a quel momento, avevo erroneamente creduto di essere stata io la causa della malinconia di mia madre. Ero convinta di essere stata la responsabile della fine della sua carriera da allenatrice, ma mi ero sbagliata.
Fu come se un macigno fosse stato finalmente sollevato dal mio cuore, e mi sentii stranamente felice, anche se tanti tasselli di quel puzzle tanto complesso della nostra vita, dovevano ancora andare al proprio posto.
Il marito di mia madre, alias mio padre, aveva abbandonato la giovane Marta dal temporaneo grande pancione, ritenendola responsabile dell'accaduto. Da quel momento, mia madre aveva condotto una mera sopravvivenza, tentando comunque di dare alla neonata tutto ciò di cui aveva bisogno, pur essendo comunque dilaniata dai sensi di colpa per la perdita del suo primogenito; da quel momento, si chiuse nel silenzio più assoluto, quasi a voler ricordare suo figlio come un tesoro prezioso, che aveva messo al mondo e poi perso, per sua stessa causa.
Solo a quel punto, tutto mi fu chiaro.
Ogni tassello andò finalmente al suo posto, e per la prima volta nella mia vita riuscii a giustificare tutto ciò che era accaduto in ben quattordici anni.
A quel punto, mia madre scoppiò a piangere sommessamente e, stringendola forte, la sentii sussurrare innumerevoli volte scusa.
Sapevo di dover proteggere mia madre, e pensai che probabilmente, se si fosse decisa a parlarmi prima della triste storia, tanto dolore sarebbe stato risparmiato da parte di entrambe, ed io avrei smesso con largo anticipo di considerarla come la mia più acerrima nemica.
Un solo interrogativo fluttuava, a questo punto, nella mia mente: chi era davvero il ragazzino con cui avevo giocato durante l'estate precedente?

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now