La mia prima volta

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Lino mi insegnò dapprima a restare ferma, in equilibrio; solo successivamente passammo al pattinaggio vero e proprio.
Cercai di imitare i movimenti che, per mesi, avevo visto compiere con tanta naturalezza al mio amico, ma fallii miseramente.
Solo poggiandomi alla balaustra riuscii a muovere i miei primi passi, dapprima molto incerti, poi via via più sicuri.
Nel giro di un paio d'ore, le mie mani erano ormai troppo doloranti poiché troppe volte avevo tentato di scampare a cadute quasi certe aggrappandomi con ogni mia forza al tubo metallico. A quel punto, mi sentii finalmente pronta per pattinare senza alcun aiuto, tant'è che, pian piano, staccai le mani dalla balaustra e mi ritrovai al centro della pista, senza più alcun appiglio, sola, con i pattini ai piedi.
A quel punto, una sensazione mai avvertita prima, l'adrenalina, mi diede la forza necessaria per compiere i miei primi passi.
Prima a destra, poi a sinistra, destra, sinistra. A poco a poco, i miei pattini presero velocità e cominciò la mia corsa nel vento.
Sotto i miei piedi, la strana sensazione di avanzare sempre più rapidamente senza mai sollevare la pianta, e dentro di me un'emozione inspiegabile che mi fece sentire viva come mai mi ero sentita.
Avevo le lacrime agli occhi dall'emozione, sentivo i miei tredici anni come mai mi era accaduto, mi sentivo giovane e spensierata, con un roseo futuro davanti, ed ero tanto emozionata che, ad un certo punto, le mie gambe cedettero e, nel giro di un paio di secondi, mi trovai stesa per terra, con dolori in tutto il corpo.
Lino arrivò gridando in pochi attimi, ma quando vide il sorriso da ebete stampato sul mio volto, capì che la gioia che stavo provando in quel momento era ben più grande del dolore che mi aveva provocato quella misera caduta.
Ci sarebbe voluto ancora un bel po' prima che riuscissi a pattinare insieme al mio amico; cadevo almeno due volte per giro, e non riuscivo a terminare un solo rettilineo senza sporgermi troppo in avanti o troppo indietro con la schiena, rischiando tragiche cadute.
Nonostante ciò, quello fu il giorno in cui capii che, se la vita mi aveva sempre condotta sulla via di questo sport, non si era affatto trattato di un caso: erano anni che il mio cuore attendeva questa immensa gioia, che sarebbe stata senz'altro la medicina che avrebbe guarito definitivamente il mio mal di vivere.
Finalmente avevo trovato la cura alla mia malattia.

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now