L'ombra della pista

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Poi, tra i rovi, vidi apparire una sagoma.
Dapprima indistinta, poi sempre più reale.
Persi l'equilibrio e mi lasciai cadere sulle fredde piastrelle, inerme.
Si avvicinò alla balaustra con cautela, quasi come se stesse calpestando un suolo proibito, e si appoggiò al tubo arrugginito.
I miei occhi si riempirono di lacrime e non riuscii a proferire parola. Restai lì, sul pavimento di cemento ad osservare i suoi movimenti, tanto lenti quanto impacciati.
Ci furono attimi interminabili di gelo, che rimasero come sospesi tra noi. I nostri sguardi restarono tesi, ed occorse qualche secondo per riprenderci dallo shock.
Poi, con non poca difficoltà, scavalcò la balaustra e venne ad abbracciarmi.
Mi strinsi al suo collo, nascondendo le lacrime tra i suoi biondi capelli. Restammo così per un tempo lunghissimo, senza mai mollare la presa.
Piansi lacrime di sfogo, urlai disperata per liberare gli ultimi frammenti di rabbia che ancora ostacolavano la mia rinascita, e per la prima volta riuscii, finalmente, ad aprire il mio cuore e condividere le emozioni che stavo provando.
Piansi sommessamente, e le sue braccia mi strinsero ancor più forte, quasi a volermi annunciare con sicurezza che da quel momento non mi avrebbe più perso.
Ricambiai l'abbraccio, e compresi pienamente la sua sincerità.
Mai più segreti, né distanze, tra noi, ci promettemmo reciprocamente, con voce singhiozzante.
Ritrovarci ancora una volta era stato un miracolo, ma questa sarebbe stata la volta buona.
A quel punto, il nostro abbraccio si sciolse e ci sorridemmo. Poi, mi asciugai le lacrime e tentai di rimettermi in piedi.
Le sue mani, tuttavia, mi diedero cenno di restare seduta.
Con un abile gesto, fece girare velocemente le ruote, che presero a cigolare e a compiere movimenti oscillanti.
Per prima cosa, ci occorrerà un po' di manutenzione: questi pattini hanno più anni di te!, mi ammonì con voce squillante.
Risi, poi scrollai le spalle.
Mi aiuterai, vero?, chiesi con voce supplichevole.
I miei occhi presero a fissare i suoi.
Sguardo sveglio da agonista, pensai.
Poi tornai alla realtà ed attesi una sua risposta, che non tardò ad arrivare: con un movimento deciso, fece cenno di sì con la testa e prese a tastarmi il telaio.
Cosima, Cosima: ma che combini?! Non puoi continuare a pattinare in queste condizioni: rischi di farti davvero male!
Tentai di farfugliare una risposta, una giustificazione o qualcosa di simile, ma mi interruppe, prendendo a gesticolare.
Darò un'occhiata ai tuoi pattini più tardi, mi annunciò, ma adesso mettiti comoda, devo raccontarti una storia: la nostra.

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now