I (miei) primi passi

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Tra la vegetazione rigogliosa, spiccava il colore rosso fiammante della maglietta di Lino.
Con un balzo scavalcai la balaustra ed emisi gridolini di gioia, mentre il ragazzino tentava di capire quale fosse il motivo di tanta eccitazione.
Il fiato corto per la gran corsa mi impediva di terminare frasi di senso compiuto, ma ogni singola parola fu vana nel momento in cui si accorse del tesoro che stringevo tra le mie mani: degli splendenti pattini in linea blu.
Un po' rovinati dal tempo, avevano comunque conservato il colore vivido del cielo, per non parlare poi degli adesivi raffiguranti le ali, che tanto ricordavano il paragone che avevo abbozzato la prima volta che avevo visto pattinare Lino.
Gli occhi del mio amico si riempirono di lacrime, e mi emozionai nel constatare la gioia che provava per me.
Dopo qualche attimo di esitazione, ci riprendemmo e decisi di calzare, per la prima volta, quelle tanto amate scarpe a quattro ruote.
Per tanto, troppo tempo, avevo sognato questo momento, ed ora mi trovavo finalmente in procinto di indossare quei rollerblade dal colore del cielo.
Mi sedetti, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, il cuore che batteva all'impazzata e la consapevolezza che da quel momento la mia vita sarebbe stata migliore, e a quel punto Lino si sedette accanto a me per aiutarmi ad infilare quegli aggeggi tanto complessi.
A primo impatto, mi parve di indossare delle comunissime scarpe da ginnastica, e quasi rimasi delusa. Poi, dopo che Lino mi ebbe accuratamente allacciato i pattini, mi invitò ad alzarmi.
Piano, Cosima, con calma. Non aver paura, ci sono io a sorreggerti, mi rassicurò.
Provai ad alzarmi, ma nel giro di un paio di secondi persi l'equilibrio e provai una fortissima botta al sedere.
Mi ci volle un po' per riprendermi: cosa stava accadendo? Le ruote erano scivolate sull'asfalto, non concedendomi un attimo per adattarmi alla novità.
Provai a lamentarmene con Lino, ma lui mi azzittì con una buffa risata contagiosa, che però provocò, come reazione, la mia ira.
Mi calmò ricordandomi quanto avevo agognato, per mesi, quel momento, dunque mi aiutò a rimettermi in piedi e, stavolta, mi sorresse bloccando le mie ruote con i suoi pattini.
A quel punto, cercai di mantenere il precario equilibrio che avevo appena trovato, e tentai di adattarmi alla nuova situazione.
Innanzitutto, avevo la sensazione di trovarmi su un filo invisibile, tanto sottile ed elevato in altezza da provocarmi le vertigini. E poi c'era la grandezza: non potevo certo pretendere che i vecchi pattini della mamma fossero della mia stessa misura! I miei piedi apparivano minuscoli in quegli enormi scarponi, e quasi danzavano al loro interno, mentre la mia schiena si sbilanciava dapprima troppo indietro, poi eccessivamente in avanti, senza riuscire a mantenermi diritta per più di un paio di secondi.
Le mie mani stringevano forte quelle di Lino, che con fare sicuro guardava la sua pivellina amica Cosima mentre provava, per la prima volta, a fare qualcosa che per lui era stata scontata fin dai suoi primi anni di vita.
Per Lino, pattinare era banale tanto quanto camminare, ed io in quel momento ero soltanto una mocciosa che muoveva i suoi primi passi, addentrandosi sempre più, ad ogni singolo movimento, in quel mondo sempre meno sconosciuto del pattinaggio.

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now