La strada

6 1 0
                                    

Erano i primi di maggio, e ce ne stavamo ad ascoltare l'assordante cinguettio degli uccellini che cantavano senza tregua sugli alti rami dei sempreverdi che sovrastavano la pista, mentre le cicale frinivano tra i rovi, e gli insetti volavano un po' troppo vicini alle nostre orecchie, provocandoci irritazione coi loro insopportabili ronzii.
Gli abiti di lana lasciarono il posto a delle pratiche maglie di cotone sintetico a maniche corte, e presto gli ultimi compiti in classe terminarono, mentre le giornate si allungavano fino a che il tramonto venne non prima delle diciannove.
I miei compagni di classe emettevano gridolini di gioia mentre discutevano tra loro delle vacanze che li attendevano. Mare, montagna, gite fuori porta e viaggi in famiglia: sarebbe stata senz'altro un'estate indimenticabile.
Ascoltavo distrattamente i loro discorsi ed intanto guardavo fuori: i colori dell'estate che stava sopraggiungendo erano sgargianti e facevano battere forte il mio cuore di gioia.
Sarebbe stata un'estate meravigliosa anche per me, quest'anno. C'era Lino al mio fianco, coi suoi pattini professionali e le corse sfrenate sulla pista nel bosco.
I raggi del sole s'infiltravano nell'aula, illuminando i vecchi banchi di legno. I miei quaderni ormai terminati erano ricchi di disegni. Mi piaceva rappresentare ciò che più mi piaceva: raffiguravo la pista, di colore grigio come le piastrelle. Una macchia rossa per rappresentare l'immancabile maglietta di Lino ed il verde per gli alberi su di noi.
E quattro cerchi, perfettamente allineati, sotto le scarpe: i suoi pattini professionali.
Pensavo e ripensavo a quanto quello sport tornasse inevitabilmente a collegarsi a me: mia madre era stata una promettente pattinatrice, ed il mio migliore amico si apprestava a diventare campione nazionale nella sua categoria.
Mi domandavo sempre più spesso se tutto ciò volesse significare che anch'io un giorno, vicino o lontano, avrei praticato quello sport che, in un modo o nell'altro, continuava ad intrufolarsi nella mia vita.
Quel giorno ne parlai con Lino, che con molta naturalezza piegò il capo su un lato e, con uno dei suoi soliti sorrisi, mi chiese la ragione per cui non avessi mai provato a pattinare.
Semplice: la mamma me lo aveva sempre proibito, collegando la mia nascita alla ragione per cui aveva smesso di indossare i suoi pattini per sempre.
Mi aveva sempre tenuto lontana dalla pista, ed io non avevo avuto alcun motivo per iniziare a praticare quello sport.
A quel punto, Lino mi aveva preso la mano sinistra e, guardando il mio palmo, aveva percorso una linea col suo dito e, nel farlo, aveva annunciato con estrema serietà che, quella che stava percorrendo col dito sulla mia mano, era una strada. Si trattava di una linea presente sul palmo della mano di ognuno di noi. Tutti abbiamo una strada da percorrere, mi disse, ma siamo noi a scegliere il modo in cui farlo. C'è chi arriva al traguardo danzando, chi calciando una palla. Qualcun altro ci arriva saltando, ma c'è anche chi, come me, sceglie di giungere al traguardo correndo su delle scarpe a quattro ruote. E tu?, continuò, come hai intenzione di percorrere la tua strada?

Il volo dell'angeloWhere stories live. Discover now