L'ombra nella casa

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Le giornate primaverili rendevano il mio cuore un po' meno stabile. Detto in altri termini, l'atmosfera di questa stagione riusciva a farmi provare briciole di emozioni.
Trascorrevo le ore sdraiata sulle vecchie piastrelle della pista abbandonata, guardavo il cielo e sognavo. Il vento muoveva gli alberi, e mi sembrava quasi di udire i loro discorsi, con quell'agitarsi delle foglie tanto instabili che fungevano da cornice al paesaggio suggestivo che non riusciva a smettere di incantarmi.
Al calar del sole, quando le danze delle nuvole nel cielo cominciavano a sembrare meno visibili, data l'oscurità del cielo, mi incamminavo verso casa, alternando saltelli a piccole corse, che mi facevano sentire viva, giovane e spensierata. Almeno per qualche minuto.
In effetti, appena rientravo a casa, il macigno che da sempre mi aveva accompagnato, tornava a farsi vivo. Quell'ombra scheletrica nell'oscurità faceva capolino dalla porta della camera da letto e due occhi sgranati cominciavano a fissarmi impazientemente.
Dopodiché, con un piccolo cenno con il capo, tornava a chiudere la porta per rifugiarsi in quella stanza sempre buia e spoglia.
Allora cominciavo a preparare la cena e, nel giro di un'ora, un profumino invitante aleggiava per tutta l'abitazione, quasi a volerla invitare a mangiare.
Tuttavia, lei si trascinava in cucina già priva di forze, senza un briciolo d'appetito, con l'unico obiettivo di togliermi dalle scatole, poiché sapeva che l'avrei supplicata finché non si fosse seduta a tavola.
La cena era un momento di vero e proprio strazio. Lei continuava a fissare il suo piatto senza decidersi a mettere qualcosa sotto i denti, e nonostante i miei molteplici tentativi di coinvolgerla nei discorsi, i miei restavano monologhi, la maggior parte delle volte.
Le parlavo dei miei insegnanti, a scuola, dei miei compagni e degli argomenti affrontati nelle varie discipline. Poi, attaccavo a parlare di quanto facesse bene al mio cuore l'aria primaverile, il vento, gli alberi, le nuvole. Sublime.
Lei annuiva, raramente interveniva, spesso solo con deboli mugugni. Poi, quando ormai la cena era del tutto raffreddata, poggiava il piatto ancora pieno nel lavello e si dileguava nuovamente nella camera da letto.
Nel buio della notte, i suoi flebili lamenti mi accompagnavano nello svolgimento delle faccende di casa.
La luna e le stelle brillavano nel cielo, tutte le sere, quasi a ricordarmi che nell'oscurità del mio mondo, c'era ancora qualche forma luminosa a darmi speranza.
Probabilmente, fu questo a salvarmi.

Il volo dell'angeloUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum